Telecom, il travaglio è finito di Ugo Bertone

Telecom, il travaglio è finito Telecom, il travaglio è finito Bernabò tace, il gruppo avanza in Brasile TORINO. «Telecom è un'azienda forte, con potenzialità molto superiori a quelle espresse attualmente». Certo, il recente passato non è dei più esaltanti, ma «oggi, quel travaglio è finito». Così Berardino Libonati, il presidente, traccia obiettivi e progetti del dopo-Rossignolo all'avvio di un'assemblea lunga, noiosa, a tratti spigolosa come sembra essere destino della Telecom privata; otto ore dedicate alle stock options per i dirigenti o al riacquisto di azioni proprie, alle modifiche allo statuto ai sensi della legge Draghi, alla nomina dei due consiglieri, Libonati e Franco Bernabè, prima che il consiglio confermasse l'assetto ai vertici della più potente società italiana, con una capitalizzazione di 90 mila miliardi. Ma non si è fatto nemmeno cenno, nel lungo pomeriggio del Lingotto, alle questioni più spigolose: le tariffe per l'interconnessione, le pres¬ sioni del ministro Cardinale per un consigliere di «sua fiducia», la trattativa con Rupert Murdoch, soprattutto. E' Libonati a reggere le fila della riunione mentre, al suo fianco, Franco Bernabè, il neo amministratore delegato, tace. Ma quel silenzio è carico di significato: meglio, dopo tante chiacchiere far parlare i risultati. Inutile spendere parole interlocutorie mentre la trattativa con Murdoch è in un passaggio più che delicato; ancor peggio sarebbe ritornare sui tema, ancor più controverso, delle tariffe, già così condizionato dall'atteggiamento aggressivo della passata gestione. Meglio tacere, anche se il milione e mezzo di azionisti Telecom forse si attendeva una parola di saluto dal nuovo «uomo forte» del gruppo. Su questo, infatti, non ci sono dubbi di sorta, come tiene a precisare Libonati. «Io non ho alcuna delega» ribadisce il presidente e, tanto per non suscitare equivoci, aggiunge che «anche se per alcune materie, in cui vanto una certa competenza, le pratiche faranno capo alla presidenza, tutte le decisioni, gli spostamenti, l'organizzazione, tutto insomma, passerà dall'amministratore delegato. Non toglierò lavoro a Franco Bernabè». E Bernabè, in silenzio, naturalmente, ringrazia con un cenno del capo. Non c'è alcun dubbio, del resto, che la breve introduzione di Libonati è stata concordata in ogni particolare con il numero uno di Telecom che di più, per ora, proprio non vuol dire. Qual è il programma, dopo il lungo travaglio? Telecom, dice Libonati esponendo il «Bernabè pensiero», dovrà provvedere «a creare valore per gli azionisti». Per questo si dovranno «valorizzare gli assets esistenti, dalla rete al rapporto con la clientela, alle sue capacità informatiche» e puntare «sui segmenti di mercato di più sicuro reddito». Si punterà sui «nuovi servizi, tramite le reti fissa e mobile» e a migliorare la qualità del servizio oltre a «ridimensionare varie aree di costo». Ma, soprattutto, è evidente che Bernabé mira ad una società con un approccio più dinamico e aggressivo con il mercato. «Bisogna educare - legge Libonati il personale ad un diverso e più costruttivo rapporto con la clientela, premiando chi merita ma ricorrendo all'intervento severo verso chi demerita». Eppoi, dopo i rovesci dei mesi scorsi, bisogna «rafforzare l'immagine della società in ogni campo». La filosofia di Bernabé, insomma, è di affrontare la sfida del mercato facendo leva sui punti di forza del gruppo e contando sui vantaggi che le numerose economie possibili posso¬ no garantire sulla strada dell'efficienza. «Non si tratta di obiettivi difficili - legge Libonati -. Gli uomini ci sono. Le idee non mancano. La compattezza della gestione valorizzerà i comportamenti dei singoli. E il ritorno economico crescerà progressivamente». Nessuna avventura, quindi, ma solo scommesse a colpo (quasi) sicuro. «NelL sue strategie internazionali - spiega ancora Libonati - svilupperà scelte selettive e concentrando gli investimenti la dove vi sia redditività certa». E' con questi principi che Telecom sta trattando con Murdoch, su basi meno ambiziose ma meno onerose che in passato. Intanto, proprio ieri, la società ha portato dal 50 al 100% il controllo nella Tele Celular Sul e la Tele Nordeste Celular, 2 delle 8 holding brasiliane della telefonia mobile. Ugo Bertone

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