La caccia dei moralisti ai finti Frankenstein
La caccia dei moralisti ai finti Frankenstein F CLONAZIONE =1 La caccia dei moralisti ai finti Frankenstein LA decisione inglese di dare il via a ricerche sulla clonazione umana ha scatenato polemiche che minacciano di distruggere quel poco di razionalità che è pure necessario. Secondo i giornali, non ho letto il documento inglese, si pensa di utilizzare cellule embrionali per ricostruire organi umani andati persi per malattia, per incidente oppure difettosi dalla nascita. Se dò fede ai colleghi si tratta di una tecnologia ancora agli inizi ma già promettente. Altre alternative prevedono la sintesi di animali i cui tessuti siano compatibili con l'organismo umano oppure la sintesi dei tessuti mancanti da cellule umane ma non embrionali. La ricostruzione in vitro e il trapianto della pelle di ustionati gravi da piccoli frammenti prelevati dallo stesso paziente è prassi ormai consolidata ed ha restituito alla società e alle famiglie migliaia di ustionati di tutto il mondo. Vedo con estremo favore l'estensione di queste tecniche alla ricostruzione di altri organi umani, siano essi vasi sanguigni, ossa o anche un rene o il fegato. Un recente articolo di cronaca de «La Stampa» ha come titolo «Salva con un fegato in prestito» e vorrei tanto che la ragazza temporaneamente al sicuro possa averne al più presto uno tutto suo. La clonazione, ossia la sintesi di un gemello raziocinante, è ben altra cosa: non servirebbe ad alcun scopo se non quello di assicurare una discendenza anomala a ricchi personaggi in cerca di eredi, dovrebbe essere vietata e non trova comunque sostenitori tra i biologi. In pratica, è una leggenda metropolitana che viene circolata acriticamente per confondere le idee e screditare la ricerca. E smettiamola con il vezzo di appiccicare indiscriminatamente l'etichetta di Frankenstein a tutti i biologi che vengono a tiro. Secondo gli esperti, è più facile sintetizzare un organo partendo da cellule embrionali, e la decisione inglese ha tenuto conto di questa opi- mm La pecora Dollyf/s • nione. Al coro di esorcismi fa eccezione il buon senso di Leonardo Santi, direttore dell'Istituto Tumori di Genova che vorrebbe sapere se questi embrioni saranno creati artificialmente oppure verranno da aborti spontanei, purtroppo inevitabili. In questo ultimo caso non vedo come si possa obiettare al prelievo di poche cellule da embrioni già condannati. Duole rilevare la perdurante confusione nella terminologia usata da politici ed attivisti e il proliferare di condanne inappellabili senza che si ritenga necessario un minimo approfondimento del problema e dei limiti che gli stessi ricercatori si sono posti da tempo. Monsignor Elio Sgreccia paragona sbrigativamente gli inglesi alle SS, la verde Maria Procacci dice di no, parola d'ordine dei Verdi, Francesco D'Agostino teme che la clonazione umana, se ammessa per fini terapeutici, possa essere utilizzata per altri scopi. L'uso di organi animali è proibito da Dario Fo e, quindi, guai a parlarne. Un esercito di moralisti difende a gran voce la dignità del l'uomo, emana scomuniche e anatemi ed evoca scenari fantascientifici in stile Aldous Huxley, popolati da cloni inquietanti. Nessuno di loro spreca una parola per la legione di poveretti che da anni attendono un trapianto e invano si attendono una proposta alternativa agli anatemi. A sentirli sembra piuttosto che si diano attivamente da fare per chiudere le porte alla speranza. Quei diseredati del Terzo Mondo che vendono un rene per mantenere la famiglia sono già fantascienza, ma il peggio deve ancora venire. O, forse, è già arrivato ma non è quello di Huxley: già si sospetta l'esistenza di bande specializzate nell'assassinare umani su commissione per estrarre e vendere i loro organi al mercato nero. Solo la sintesi di organi di ricambio, regolata da una legge severa ma illuminata, potrà proteggerci dal peggio e salvare vite umane. ■ : v- ■ Tullio Regge mm f/s • ■ ■ : v- ■ La pecora Dolly
Persone citate: Aldous Huxley, Dario Fo, Elio Sgreccia, Francesco D'agostino, Huxley, Leonardo Santi, Maria Procacci, Tullio Regge
Luoghi citati: Genova
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