«Cessato l'allarme sui panettoni» di Vincenzo Tessandori

«Cessato l'allarme sui panettoni» Via libera per la vendita dei dolci Motta e Alemagna dopo il sabotaggio degli ecoterroristi «Cessato l'allarme sui panettoni» Ma in 12 finiscono sotto inchiesta FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Dodici fiocchi colorati, simili a quelli che impreziosiscono le confezioni dei panettoni, starebbero per essere stretti attorno ad altrettanti «presunti innocenti» sospettati però di aver iniettato il veleno nei dolci spediti alla sede di Bologna e a quella di Firenze dell'agenzia di stampa Ansa. Insomma, nei registri degli indagati delle procure delle due città è fioccata quella dozzina di nomi, quattro qui a Firenze, gli altri oltrappennino. Anche se accusati della stessa cosa, sui reati da contestare agli ecoterroristi, non c'è accordo tra le procure: ma questo non è la prima volta che accade, forse non sarà l'ultima. 1 magistrati fiorentini hanno deciso che «l'avvelenamento di sostanze alimentari» è quanto di più verosimile si possa imputare, e la pena prevista non è leggera: almeno 15 anni di galera; per quelli di Bologna ci sarebbe da agggiungere anche l'istigazione a disobbedire alle leggi, possibile soggiorno prolungato in carcere fra i 6 mesi e i 5 anni. Tutto chiaro, dunque? Forse, o forse no. «Beh, le indagini sono in corso e non se ne può parlare», dice il procuratore aggiunto Francesco Fleury. Ma poi qualcosa aggiunge, allude a «certi ambienti della marginalità». Ma per fortuna evita etichette. Gente pericolosa? «A me sembra una grossa pagliacciata, anche se questo non si può dire perché sennò magari li si induce ad avvelenare davvero». Ma una sua idea il procuratore ce l'ha, naturalmente: «Tutta questa cosa è un bluff, è tutto virtuale». Anche il codice penale, dottor Fleury? «Eh no, quello no!». Le indagini, come si dice, sono partite da lontano, da passati episodi, il più clamoroso dei quali un anno e mezzo fa: sei camion di una ditta in rapporti con la Nestlè finirono hi un rogo. E proprio da quei fuochi si è cominciato a cercare con impegno i responsabili. Ma, almeno fino ad oggi, con fortuna discutibile. L'incendio, i volantini contro la Nestlè e non soltanto, conversazioni telefoniche: tutto è stato esaminato e riesaminato, e ora sulla scrivania del sostituto procuratore Pietro Suchan c'è un fascicolo,con i nomi dei possibili eco-sovversivi, definiamoli così. Numerosi, più di quattro, non soltanto di Firenze. In altre parole, per chi riesce a vederla, sullo sfondo dell'indagine emergerebbe una ragnatela fitta, contatti fra gruppi lontani, punti di riferimento in Emilia e in Romagna, soprattutto. Gente insospettabile? In parte, perche alcuni sono «vecchi arnesi del ribellismo». E a questo proposito, Luigi Persico, procuratore aggiunto di Bologna, sottolinea come una certa prati- caccia, in un tal materia, quelli dei panettoni l'abbiano dimostrata: «Hanno usato uno schema collaudato, ricalcato fedelmente la traccia seguita dai vecchi terroristi. Ecco, forse per questo li chiamano "ecoterroristi"». Per ore e ore sono state ascoltate le loro conversazioni al telefono: qualcosa per la vecchia inchiesta forse hanno fruttato, anche se c'è rammarico tra gli inquirenti per il diniego del gip, il giudice per le indagini preliminari, allora, per un prolungamento dei tempi. Meno fruttuose sarebbero state le intercettazioni usate nella caccia agli avvelenatori di panettoni: «Non ne è venuto fuori nulla», ammette il dottor Fleury, che è uno avvezzo a non farsi prendere la mano dagli avvenimenti. Ma chi organizzò il rogo degli autofurgoni, sospettano ora gli inquirenti, avrebbe fatto parte di un gruppo tutt'altro che estemporaneo. E il sospetto via via col tempo è diventato certezza, tanto che l'ipotesi di reato è quella che andava di gran moda negli anni di piombo: l'associazione sovversiva. E poi, anche se nessuno lo ammette, è vista come l'anticamera della banda armata. D'accordo, in questi giorni come in quelli dell'incendio nessuno ha visto pistole, per la verità nessuno ha visto niente di niente, neppure le siringhe adoperate per iniettare il topicida Bacumin direttamente in ve- na ai due panettoni spediti ai giornalisti di Bologna e Firenze con esplicito avvertimento scritto di non consumare perché «gravemente nocivi alla salute». Ma anche il cocktail molotov, ricorda qualcuno, fa ormai ufficialmente parte dell'elenco delle armi. Con questo, rimane la convinzione che non ci si trovi di fronte a una cellula del terrore. Nelle indagini si ammettono ritardi. Per dire, do¬ menica dovevano essere fatte alcune perquisizioni, qui a Firenze, ma gli uomini della Digos, sospira il sostituto procuratore Emma Cosentino, erano impegnati al Comunale per fronteggiare i rischi che trascinava dietro di sé la partita dell'anno: Fiorentina-Juventus. Anche se il timore di addentare un panettone non è del tutto sfumato, al crepuscolo le procure di Firenze e Bologna hanno proclamato il «cessato allarme». Con «viva soddisfazione» della Nestlè «dopo sei giorni di allarme e di danni». Chissà se è veramente finita. Vincenzo Tessandori Otto animalisti sono indagati a Bologna quattro a Firenze. Per tutti l'accusa è di avvelenamento di sostanze alimentari Controlli su un panettone e il ministro della Sanità Rosy Bindi

Persone citate: Alemagna, Emma Cosentino, Fleury, Francesco Fleury, Luigi Persico, Motta, Pietro Suchan, Rosy Bindi