La Alleilo: sono starna, non parlo più

La Alleilo: sono starna, non parlo più Al processo per l'omicidio di Marta, la superteste se ne va: «Vengo strumentalizzata» La Alleilo: sono starna, non parlo più Salta il confronto con 3 testi ROMA. Dice che è stanca, che si sente abbandonata, che può solo ripetere quel che ha già detto, che chi non ha capito finora non capirà mai. Per questo ha deciso di non parlare più. Il presidente della corte d'assise, visibilmente sconcertato, prova a convicerla che certo, lei può fare come vuole, ma intanto lui la domanda la fa: è vero che lei, Gabriella Alletto, disse alla sua collega Armellini che era meglio «fare come dicono loro», cioè i poliziotti e i magistrati? La supertestimone dell'omicidio di Marta Russo comincia a rispondere: «Guardi, io mi riferivo sempre...», ma il suo avvocato scatta in piedi: «Presidente, la mia assistita ha detto che non intende rispondere». Il presidente è costretto a dargli ragione: «Signora Alletto, può andare». Sfuma cosi il momento della verità, l'ennesimo annunciato di questo processo che va avanti a colpi di scena, soprattutto intorno alla donna che quando capì che sarebbe finita in carcere con gli altri arrestati decise di accusare Scattone e Ferrara. Gabriella Alletto se ne va inseguita da telecamere e fotografi. «Non è stata una decisione improvvisa», dice ai giornalisti, ma non ò vero. Tanto che i primi ad allargare le braccia stupiti - qualche ora prima - sono stati i suoi difensori. L'altra sera Gabriella Alletto è rimasta fino a tardi nello studio degli avvocati per preparare il nuovo interrogatorio e i confronti con le colleghe che, in pratica, l'hanno accusata di mentire quando ha raccontato di aver visto Scattone che sparava e Ferrara mettersi le mani nei capelli. A loro - hanno riferito - Gabriella aveva detto di non essere mai entrata nell'aula 6, il giorno del delitto. Ma alla fine ha ceduto. «Posso pure non rispondere, vero?». «Certo, signora», hanno detto i difensori. «Allora non rispondo, né domani né mai più». Passa la notte, e alle 9 di ieri mattina la signora Alletto è in aula, più elegante del solito. Va a salutare la madre di Marta Russo, venuta ad assistere ai confronti. «Mi ha parlato della sua difficoltà a tornare a deporre - racconterà poi la signora Aureliana -, le ho risposto che io e mio marito le siamo vicini. E' assolutamente falso che io abbia cercato di convincerla a rispondere e a sottoporsi ai confronti». Dopo l'esame di un teste secondario tocca a lei. Il presidente va subito al sodo: «Signora Alletto, che cosa ricorda delle confidenze fatte alla sua collega Armellini?». E' adesso che la supertestimone svela le sue intenzioni: «Signor presidente, sono venuta per fare una dichiarazione spontanea che però ho bisogno di leggere, perché sono emozionatissima». Dalla tasca tira fuori un foglietto scritto a mano e legge: «Premetto che se sono qui stamattina è soprattutto per il grande rispetto che ho per questa Corte. Visto che le mie deposizioni sono sistematicamente stinmentalizzate a favore di altre posizioni processuali (la sottolineatura è della stessa Alletto, ndr), ho deciso fermamente di non sottopormi più ad altri interrogatori, né di fare altri confronti con chicchessia». In aula, gli avvocati difensori degli altri imputati si scambiano cenni d'intesa: per loro va bene così, meglio che la presunta testimone oculare si tiri indietro di fronte alle contestazioni delle colleghe. La Alletto va avanti a leggere con voce tremula, e se la prende proprio con loro, le colleghe: «Cercavo aiuto e conforto morale da persone che credevo potessero darmelo, poiché a me vicine da quasi un decennio. Purtroppo non ho trovato aiuto. Anzi!». E' mutile continuare a parlare, prosegue l'imputata-testimone che ha già parlato, ricorda, in «quindici interrigatori, un incidente probatorio, quattro giorni di esma e e controesame, due confronti». Poteva tacere dopo l'incidente probatorio, aggiunge: «Non l'ho fatto mai, ma ora sono stanca. Se ancora non si è capito che prima del 14 giugno io non volevo entrare assolutramente in questa brutta storia, è solo perché non lo si vuole capire». Fine della dichiarazione. Il presidente fa il suo tentativo, ma vie¬ ne bloccato, Gabriella Aletto torna al suo posto. Giovanni Scattone e Salvatore Ferrara rimangono immobili, seduti in prima fila tra gli agenti di custodia. Chissà se per loro è meglio o peggio l'inaspettato silenzio di chi ii accusa. Gli avvocati delle difese dicono che è un'altra prova dell'inattendibilità della Alletto; il pubblico ministero Lasperanza, invece, fa spallucce: «Per noi non cambia niente». Lui è interessato ad altro, alla sorella di un'altra imputata, Marianna Marcucci, che ora rischia l'accusa di reticenza. Le hanno chiesto se Marianna le disse che il 9 maggio incontrò Ferrara (è l'alibi dell'imputato), e lei non ha voluto rispondere. Sarebbe un punto a favore dell'accusa, ma nell'aria c'è ancora il forfait della Alletto, che però non scalfisce le certezze di Donato Russo, il padre di Marta: «Ormai è chiaro, prima del 14 giugno la signora mentiva, poi ha detto la verità. Certo, sarebbe meglio che tutti rispondessero sempre a tutte le domande, ma non è che possiamo sceglierci i testimoni». Giovanni Bianconi Il pm Lasperanza: «Non cambia niente» La difesa: un'altra prova della sua inattendibilità »» V«»u. ***** . ' *■>* te***, i, ***** -«.. In alto Gabriella Alletto teste chiave al processo per l'uccisione di Marta Russo A lato il foglio in cui afferma che le sue dichiarazioni sono state strumentalizzate

Luoghi citati: Roma