Lotkerbie, processo più vicino di Fabio Galvano
Lotkerbie, processo più vicino Ma non è ancora stata ufficialmente autorizzata l'estradizione dei due presunti terroristi Lotkerbie, processo più vicino Tripoli accetta come sede l'Olanda LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' forse a una svolta decisiva, a quasi dieci anni dal disastro aereo che uccise 270 persone, il «caso Lockerbie». Ieri il Congresso generale del Popolo, cioè il parlamento libico, ha formalmente accettato la proposta anglo-americana di un processo in Olanda con procedura giudiziaria scozzese per i due cittadini libici accusati dell'attentato: Abdel Baset Ah Mohamed alMegrahi e al-Amin Khalifa Fhimah. Ha anzi invitato il proprio governo, insieme a quelli britannico e americano, a «rimuovere ogni ostacolo») che si frapponga a un processo in tempi brevi. Una svolta, ma non la fine: perché il Congresso non ha esplicitamente autorizzato la consegna dei due imputati (una decisione spetterà quindi a Gheddafi e al governo, che ora hanno la base legale per farlo) né ha risolto l'impasse su dove (in Libia? in Scozia? in un Paese terzo?) gli accusati dovranno scontare un'eventuale condanna. Sia Londra sia Washington mettono le mani avanti. Il Foreign Office precisando che «se è vero, è una notizia incoraggiante», ma aggiungendo: «Siamo ancora in attesa di una comunicazione ufficiale». La Casa Bianca dando segni d'impazienza, con le parole del portavoce P.J. Crowley: «La giustizia è in ritardo di quasi dieci anni. E' ora che la Libia faccia fronte ai suoi doveri». Il Dipartimento di Stato americano poi arriva a minacciare ulteriori sanzioni nei confronti della Libia qualora Tripoli non consegni subito i due accusati. «La dichiarazione ci sembra ambigua - ha affermato il portavoce James Foley - e il riferimento a "ostacoli" non è un buon segnale». «Il tempo sta scadendo», ha aggiunto Foley, ricordando che lunedì prossimo ricorrerà il decimo anniversario dell'attentato. Foley ha precisato che gli Usa non hanno preso alcuna decisione in merito alla forma che potrebbero prendere altre eventuali sanzioni. «Stiamo ancora sperando in una risposta positiva dalla Libia», ha aggiunto il portavoce. Londra e Washington puntano il dito sul segretario generale dell'Onu Kofi Annan: è a lui, protagoni¬ sta di una missione in Libia dieci giorni fa, che Tripoli deve parlare. «I libici sanno bene che l'unica risposta deve venire tramite Annan», ha detto un portavoce del Foreign Office: «Poi dovremo vedere se la risoluzione del Congresso del Popolo è accompagnata da altre condizioni». Il documento, di cui ha dato notizia la televisione libica, esprime «soddisfazione» per l'accordo su un processo in un Paese terzo, definendolo «base fondamentale di una soluzione della questione». Ma non esprime ordini espliciti per la consegna dei due: «Questa non è una decisione formale per estradare i due sospetti - osservano fonti diplomatiche a Tripoli ma un semaforo verde per i ministri degli Esteri e della Giustizia, che potranno agire non appena saranno soddisfatti delle garanzie per il processo». Meno pessimista dei governi di Londra e di Washington appare il dottor Jim Swire, portavoce delle famiglie delle vittime. «Il fatto che i libici siano ora d'accordo sulla consegna è parte crucialo dell'intero processo. Ma ritengo che tutti coloro che sono stati coinvolti in questa vicenda abbiano ormai imparato quanto sia essenziale la prudenza: aspettiamo la consegna degli imputati prima di cantare vittoria». Swire, che è stato a più riprese in Libia per tentare una mediazione non ufficiale, ritiene che i due Ubici saranno consegnati entro poche settimane: «Probabilmente nella terza settimana di gennaio», ha azzardato. Da quel momento, secondo le norme giudiziarie scozzesi, il pubblico ministero avrà 110 giorni per mettere a punto il suo atto d'accusa. Il momento della consegna è cruciale: segnerebbe infatti la sospensione automatica delle sanzioni contro la Libia imposte nel 1992 e rafforzate nel 1993. Da tempo Gheddafi cerca di uscire da quell'isolamento; e per questo auspica un rapido precesso. Ma senza rinunciare a ogni cavillo di difesa. All'inizio del dibattito del Congresso, por esempio, si è affermata la necessità di avere altri «chiarimenti» e il ministro degli Esteri alMontasser ha insistito che un'eventuale pena dovrà essere scontata non in Scozia ma in Libia. Fabio Galvano E gli Usa minacciano nuove sanzioni «Decisione ambigua Parlare di ostacoli è un cattivo segnale» Da sinistra: Abdel Baset Ali Mohamed al-Megrahi e al-Amin Khalifa Fhimah, i due libici sospettati di aver messo la bomba sul Jumbo (nella foto grande) in cui morirono 270 persone
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