Israele, non più figlio unico di Fiamma Nirenstein

Israele, non più figlio unico Israele, non più figlio unico Choc per l'apertura Usa ai palestinesi UN LEGAME INGRANATO SGERUSALEMME ETTEMILA anni ci sono voluti perché un grande imperatore visitasse Gaza. Ed eccoci qua. Così scuoteva ieri la testa, seduto su un divano della Camera fra 10 sconsolato e' l'ironico, Shimon Peres. Air Force One stava^ per chiudere i portelloni azzurri sul Presidente degli Stati Uniti. Era già una notte tiepida a Tel Aviv, solo un po' ventosa sulla pista. E persino quando Bill Clinton, Hillary, Chelsea, erano già dentro, seduti sui divani illuminati dalle abatjour, le macchine da presa della televisione israeliana, dopo 72 ore di ossessiva diretta, frugavano dietro gli oblò alla ricerca di un segno che dicesse a Israele: «Non temere, sei ancora il mio figlio prediletto». Ma 11 segno, per la prima volta nella storia del rapporto fra il Paese degli Ebrei e la madre di elezione, l'America, non è venuto. Adesso, dopo che il grande Boeing è volato via, si può dire che Israele ha un fratellino, non è più figlio unico, e non è per niente contento. Clinton riparte dal Medio Oriente senza grandi risultati di politica nell'immediato: anche se ha fatto sì che la Carta Palestinese venisse abolita coram populo e con la partecipazione di quasi tutti coloro che per decenni l'hanno onorata e promossa anche nelle parti che progettavano la distruzione di Israele e la lotta armata, tuttavia per rimettere in moto il processo di pace ci sono ancora alcuni ostacoli. Quello che qui è accaduto, è tuttavia molto di più, un cambio epocale dell'immaginario collettivo del nostro secolo. Perché il Presidente americano ha promosso l'occasione per la più grande kermesse televisiva della legittimità palestinese in tutto il mondo, ma soprattutto neU'mtimità di ogni casa israeliana: «Che strano. Bill è il Presidente americano più amichevole che Israele abbia ma avuto - dice la gente -. Quello a cui il suo precettore cristiano disse: Tu un giorno sarai Presidente, e farai molti errori. Dio ti perdonerà. Ma non ti perdonerà se dimenticherai lo Stato di Israele. Ce lo racconta sempre, e ce lo ha ricordato anche questa volta. Forse però quel precettore gli aveva anche detto: Ricordati di fondare anche lo Stato Palestinese». Conferendo alla sua visita a Gaza in tutti i particolari il grado di un'autentica visita ad uno stato amico, Clinton ha difatti firmato, come fece l'Inghilterra con Israele, una sorta di dichiarazione Balfour. Essa dichiarava il 2 novembre 1917 che il governo di Sua Maestà britannica avrebbe visto con favore la fondazione in Palestina di un focolare nazionale per gli ebrei. Ma all'idea che lo Stato palestinese sia ormai iscritto nel libro della storia, gli israeliani sono perfettamente abituati. Quello che ha dato invece l'autentico senso della perdita della primogenitura è tutt'altro: prima di tutto l'identico calore con cui Hillary ha abbracciato Sarah e Suha, o Madeleine Albright dava pacche sulle spalle sia a Abu Mazen e ad Arik Sharon, o l'intensità dello sguardo di Clinton verso Netanyahu o verso Arafat. Insomma, l'equiparazione dei sentimenti. E poi, e soprattutto, il trasferirsi di questa eqiuparazione anche sul fronte morale. Clinton non sa quello che ha provato la gente sentendo paragonare le lacrime delle fighe dei carcerati palestinesi per motivi politici .(in gran parte terroristi secondo la legge israeliana, eroi di guerra per i palestinesi) a quelle dei bambini rimasti orfani a causa degli attentati terroristici. In Israele il terrorismo è un argomento dirimente, una ossessione, un'ombra nascosta dentro ogni giorno in cui si leva il sole. Il premier israeliano non si dà pace di sentirsi dire dalla bocca del maggior alleato, da colui che ha sempre dato la sensazione di essere empatico con l'angoscia di questa scheggia di mondo occidentale infilata in Medio Oriente, che le sue ansie le sue sofferenze, le sue ambizioni sono una per una eguali a quelle dei palestinesi. Israele ha sentito di non aver più agli occhi dell'America quel primato morale che non era mai stato in discussione dai tempi della guerra fredda. Sente anzi che la memoria dell'Olocausto non le conferisce più dei diritti speciali. E quando Bill si è rivolto ai palestinesi che avevano appena votato l'abolizione della Carta e li ha invitati a scordare i governi, ovvero Netanhyau, e a dialogare solo fra popoli, qui gli israeliani hanno sentito che il loro tanto vantato ordinamento democratico, lo Stato di diritto, che costituisce la loro differenza nell'area, vale agli occhi degli Usa quanto un altro regime. «E' stato mio choc, un vero mutamento conoscitivo», dice il professor Oded Ben Ami, uno storico eletto alla Camera nelle liste di sinistra, «la lettura della storia israeliana, la sua narrativa come storia di moralità, di eroismo nel mondo libero, è stata messa da parte. L'equiparazione delle lacrime ha suggellato l'abbandono di Israele come valore. Siamo più soli. Non è detto, tuttavia, che questo non ci renda più realisti e più normali». Fiamma Nirenstein