Impeachment, Dole in aiuto dell'ex rivale di Franco Pantarelli
Impeachment, Dole in aiuto dell'ex rivale Impeachment, Dole in aiuto dell'ex rivale NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Gran brutta giornata per la Casa Bianca, quella di ieri, lino a uno, cinque dei repubblicani moderati compresi nella lista dei possibili «salvatori» di Bill Clinton nel voto sull'impeachment fissato per domani, hamio fatto sapere di aver concluso la loro riflessione e di aver deciso di votare in favore della cacciata del Presidente. La lista degli altri incerti è ancora sufficientemente lunga e alcuni di loro hanno anche consentito qualche speranza chiedendo di parlare direttamente con Clinton oggi, al suo ritorno dal Medio Oriente; ma certamente quell'uscita a raffica di dichiarazioni proimpeachment fra la serata di lunedì e la mattinata di ieri ha gettato nella costernazione i sostenitori del Presidente. Tutti continuano a dire che le possibilità che il voto di domani tenda da una parte o dall'altra sono 50 contro 50, ma c'è chi ha notato in loro una certa aria di rassegnazione, accentuata oltre tutto dal fatto che il loro stesso capo, con le parole dette a Gerusalemme e a Gaza («non m'è mai passato per la mente di dimettermi», «non posso ammettere una colpa che sono sicuro di non aver commesso»), più che aiutare ha reso le cose più difficili. Tuttavia, per cinque repubblicani che lo abbandonano, eccone uno - di peso - che corre in soccorso di Clinton. E' Robert Dole, l'uomo da lui ha sconfitto alle elezioni del 1996. Con un articolo affidato al «New York Times» Dole propone una «imperfetta ma forte e ragionevole soluzione», schierandosi decisamente dalla parte di coloro che non vogliono vedere il Presidente abbandonare la Casa Bianca prima Ma il Prperde la di conqdeputat sidente speranza uistare i incerti del tempo. Da quel navigato «animale politico» che è, Dole parte da due considerazioni che ritiene realistiche: quella che la Camera finisca per votare per l'impeachment e quella che il Senato non riuscirà mai a mettere insieme i 67 voti necessari per decretare la cacciata di Clinton. Come conciliare le due cose senza passare per i lunghi mesi di «spettacolo» che il processo contro Clinton al Senato comporterebbe? Dopo il voto della Camera, dice Dole, il Senato dovrebbe sospendere le nonne previste e, anziché intraprendere il processo contro il Presidente, lavorare a una «dichiarazione congiunta», cioè sottoscritta da democratici e repubblicani, comprendente l'essenza dei 4 capi d'imputazione votati dalla Camera, e discuterla apertamente sotto la presidenza diretta di Albert Gore (che formalmente è il presidente del Senato ma che per ragioni d'ufficio si assenta spesso). Dole propone tutta una serie eh complicate procedure che sarebbe lungo spiegare, ma la cui sostanza è: la mozione di censura, cacciata dalla porta, rientrerebbe dalla finestra. Oggi, ultimo giorno utile per trovare una soluzione, si passerà il tempo a contare i voti e a prevedere che succederà domani. E non si sa se e quanto peseranno le mani!estazioni in difesa di Clinton che si stanno mettendo in piedi. Jesse Jackson terrà una «veglia di preghiera»; all'Università di New York c'è stata un'assemblea con premi Nobel e celebrità di Hollywood;, a una riunione di femministe Betty Friedan ha definito i repubblicani «una banda di vecchi, sporchi uomini bianchi». Ma la sensazione che sia troppo tardi è forte. Franco Pantarelli Ma il Presidente perde la speranza di conquistare i deputati incerti
Luoghi citati: Gaza, Gerusalemme, Hollywood, Medio Oriente, New York
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