E Milano va in tilt

E Milano va in tilt E Milano va in tilt Ostaggio di Cobas e spese di Natale MILANO A messo la sveglia alle 7, quindici minuti prima del solito, Isabella Lazzati, 30 anni, casa alla Bovisa. Doccia, caffè al marito, cappottino alla figlia di due anni e alle 8 e 05 era già per strada. Con la Escori, fino dalla mamma in via Farini, a parcheggiare Giulia. Poi, verso la MM di viale Zara, un occhio all'orologio l'altro al semaforo, a metter giù l'auto. Sette fermate fino a San Babila, ore 8 e 43, due minuti prima dello sciopero dei Cobas mezzi pubblici, quello che ha fatto collassare Milano. Ha messo la sveglia alle 7 e 30, Marietto Prati, 37 anni, trilocale a Città Studi. Doccia, cappuccino al bar e alle 8 e 30 era già per strada, sulla sua Tempra ovviamente bianca, uno dei mille taxi che ogni giorno attraversa Milano. «Prima corsa verso il Corvetto, da lì 45 minuti per arrivare in via Varesine. Di solitìi-ce ne vogliono 20. Alle 10 ero già esaurito», assicura lui, strangolato per un giorno dalla doppia emergenza: quelli che vanno a fare shopping in centro, i Cobas dell'Aim che hanno incrociato le braccia, dalle 8 e 45 alle 15 e poi ancora dalle 18 fino a fine turno. Eccola qui, Milano in ginocchio. Con il concerto dei clacson, piazzale Loreto immobile, la circonvallazione a passo d'uomo, le auto in tripla fila, il tram 1 che passa solitario per piazza Cavour e sembra un miracolo e la 62 che va verso porta Romana, mezza vuota che tanto chi si fida ad aspettare alle pensiline, oggi c'è lo sciopero. «Tutta colpa dei giornalisti. 11 metrò è andato regolarmente, ma chi lo sapeva...», se la prendono al mezzanino di Loreto, linea 1 e linea 2, la rossa e la verde che vanno, anche se a rilento. «Il traffico ò impazzito, il centro ò congestionato, i telefoni per chi chiama sono spesso occupati. Guardi qui», indica la scrivania la signorina del radiotaxi 67-67, foglietti bianchi con le chiamate, ogni appunto un appuntamento, di più quelli che vanno a farsi benedire. Ebenezer Larrieux viene dal Camerini, con la pettorina arancione del Comune vende tagliandi per il parcheggio in via Matteotti, strisce azzurre, un'ora 2500 lire. «In otto ore di turno ne vendevo per 600 mila lire, questa mattina sono già a 900 mila», si guarda attorno che non c'è un buco, le auto immobili, qualcuno che tenta la doppia freccia e il parcheggio in tripla fila. «Cosa auguro a quelli che hanno fatto sciopero? Magari hanno pure ragione, ma li vorrei vedere in fila come noi», si trattiene Fabio D'Auria, 32 anni, manager, la Saab che si infila nel parcheggio un metro prima del centro. «Certo che qualche volta metto l'auto in doppia fila, ci lavoro io, non sono in giro a fare shopping», assicura delle sue buone ragioni, come tutti in questa giornata con le luminarie accese, le vetrine che occhieggiano al Natale, l'orologio nella piazza che avvisa il meno dieci al 25 dicembre e i più 8 Celsius, ma forse lo fa Sveglia aper pril metròdello s nticipata endere ò prima ciopero ■ tanto per dare i numeri. «I milanesi in auto in una giornata come oggi, sono tanto indisciplinati che non possiamo nemmeno fare le multe. Se ne fermiamo uno, si blocca tutto e non si muove più nessuno», si tira su i guanti Andrea Nieddu, uno dei due vigili che presidiano l'ingresso a corso Europa. «Ma che cosa fa?», grida l'altro, mentre una Clio verde si infila nella corsia preferenziale, dove c'è un cartello grande così che vieta l'accesso a chi non è un taxi, un autobus o non ha il pass del Comune. «Parcheggiano ovunque In due ore ho già dato 25 multe e altrettante volte ho chiuso due volte gli occhi», si lamenta Lucia Guidoni in corso Monforte, pettorina verde degli ausiliari del Comune, l'ultimo spauracchio degli automobilisti. «Mettono la freccia, si fermano qui. E poi implorano: Faccio in un attimino, un minutino, un se condino, faccio una telefonata e me ne vado, giuro. Se accontenti tutti, non passa più nessuno», c'è da credergli. «Ogni giorno si muovono a Milano almeno 500 mila auto. Ieri, tra'sciopero e shopping, erano sicuramente molti di più», fanno i conti a spanne che tanto non sbagliano, dal comando dei vigili di piazza Beccaria. «Sono tutti per strada, uno per auto, vanno ovunque e non si muovono di un inillimut.ro. Certi, per lo stress hanno facce che fanno paura», assicura Marietto il tassista, tredici corse in una mattinata, niente tempi morti che via uno arrivava un altro, ma anche venti minuti per fare 500 metri, da via Col di Lana a porta Ticinese. «Tutti bandidos gli automobilisti. Non guardano, non mettono la freccia, sono isterici e se non stai attento ti stritolano», spiega Robert Mendez, colombiano, Black nel codice dei pony express. «Adesso vado», saluta senza neanche togliersi il casco ovviamente nero, mentre attraversa con un colpo di manopola del suo scooter via Manzoni. «Vadano in bicicletta, sotto Natale, quando ci sono gli scioperi, quando il trafffico è così. Vadano in bicicletta sempre», consigliano Marietto il tassista, Andrea il vigile. E pure Isabella Lazzati, che ogni giorno va dalla Bovisa a San Babila, studio legale dove è interprete, e viceversa: «Lo farei anchi'io, ma ho Giulia. Dove la metto Giulia?». In corso Venezia, cappellino di lana, doppio paia di guanti e piumino, passa rasente al marciapiede Laura De Oliverira, 37 anni, brasiliana, direttrice di un locale in Ticinese. «Tre mesi fa andavo in auto anch'io. Avevo i reumatismi e la pressione alle stelle. Ho detto basta», fa un sorriso grande così, mentre guarda la bicicletta nera con cui sfida il traffico, lo shopping, Milano sotto Natale, lo smog e tutti gli scioperi di questo mondo. «Che poi a Milano il traffico non è niente, se mi ricordo com'era a San Paolo», giura e inizia a pedalare, mentre le strombazzano dietro. Ma forse è solo per invidia. Fabio Potetti Sveglia anticipata per prendere il metrò prima dello sciopero ■

Persone citate: Andrea Nieddu, Camerini, Celsius, Fabio D'auria, Fabio Potetti, Isabella Lazzati, Laura De Oliverira, Lucia Guidoni, Robert Mendez

Luoghi citati: Città Studi, Milano, San Paolo