«Marini? 0 con me o con Prodi »

«Marini? 0 con me o con Prodi » Udr isolata nella sua avversione alla legge contro i ribaltini. Scricchiolii nella maggioranza «Marini? 0 con me o con Prodi » Cossiga: non diventerò mai ulivista ROMA. «So dicessi sì all'Ulivo, Prodi e la Magistrelli si suiciderebbero». Così, con una battuta dal deserto libico, Francesco Cossiga infligge un colpo alle speranze di Franco Marini di riunificare il centro, o almeno quella parte del centro che sostiene il governo D'Alema, in vista delle elezioni europee. Marini scelga: o me o Prodi, è il messaggio di Cossiga. Dietro cui si può leggere il segno delle inquietudini che percorrono la neonata Unione democratica per la Repubblica. Che rischia di ritrovarsi al voto di giugno da sola (o al più in compagnia di Lamberto Dini). Vede traballare la coesione con l'alleato diessino, sui temi dei «ribaltini» regionali e della natura dell'alleanza di governo (ieri il segretario Clemente Mastella ha attaccato il suo collega Ds Walter Veltroni: «Se continua con la storiella che senza Ulivo si perde finisce che lo molliamo, perché non ci stiamo a fare gli ascari di D'Alema). E, mentre la polemica sulle due presidenze di commissioni assegnate al partito di Cossiga genera un battibecco in aula tra Elio Vito (Forza Italia) e il capogruppo Udr Francesco Menzione, si intravede il pericolo di una diaspora interna che potrebbe coinvolgere il grande deluso, Rocco Buttiglione. Dalla missione a Tripoli, Cossiga polemizza con Prodi e fa capire che non arriverà mai al punto di diventare ulivista. «Ringrazio, come atto di mai tardiva riconoscenza, la rinunzia dell'amico Romano a chiedere le mie dimissioni dal Senato della Repubblica», ha ironizzato dal Museo del Castello di Tripoli l'ex capo dello Stato. E ancora, commentando l'incontro di lunedì tra Prodi e Marini: «Rimaniamo in attesa di conoscere le ulteriori condizioni, tra le quali speriamo non vi sia il rinnegamento dei principi del cattolicesimo liberale e dello stato di diritto, nonché il ripudio della tradizione risorgimentale e repubblicana», ha detto Cossiga, in polemica con il «post-dossettismo» e «ogni forma di integralismo clericale». Altrimenti, «nonostante la grande stima per Prodi, che ci spinge a confermargli l'offerta di essere il capolista alle elezioni europee, non potremo, anche se con grande dolore, accettare». Perde così quota il progetto di Marini, che vorrebbe mettere tutti d'accordo: i popolari, Prodi, lo stesso Cossiga, sotto l'emblema del partito popolare europeo, ma anche sotto quello dell'Ulivo. Ancora ieri l'ex capo dello Stato ha riconosciuto il carattere strategico dell'alleanza di governo, ma non è disposto ad andare oltre. L'isolamento politico dell'Udr sui «ribaltini» è il dato che emerge dalla riunione della se- greteria Ds. Botteghe Oscure ribadisce il suo appoggio alle nonne contro i cambiamenti di maggioranza nelle Regioni senza ricorso alle urne, e si pronuncia contro il «ricorso automatico a soluzioni organiche all'alleanza di governo»: nessuna fotocopia del centro-sinistra romano in Campania o altrove. «Una posizione strana», reagisce Angelo Sanza, coordinatore della segreteria Udr: «Restiamo del parere che le nuove norme siano del tutto anticostituzionali. E lo sfrangiamento tra alleanza centrale e alleanze locali rischia di produrre conseguenze anche sui rapporti di maggioranza». Una prima frattura tra Udr e Ds si è aperta sulla visione dell'alleanza di governo. «Veltroni non deve più raccontare che senza Ulivo si perde, perché per vincere il centro-sinistra ha bisogno di noi», ha attaccato Mastella, invitando il collega di Botteghe Oscure a «dire qualcosa di sinistra» invece di travestirsi da «post-dc». Una seconda spaccatura nell'alleanza di governo si delinea sulla presidenza delle commissioni bicamerali per l'Infanzia e per la Federconsorzi, assegnate in ba¬ se ad accordi di maggioranza all'Udr, ma rivendicate dal Polo (che per protesta oggi non parteciperà alla votazione) e anche dai socialisti democratici di Boselli. Se la coesione della maggioranza non appare ferrea, neppure quella interna dell'Udr lo è. Cresce il malessere dell'ex Cdu, e circola voce di esponenti con la valigia in mano. Pierferdinando Casini li tenta con il progetto di una «rifondazione» postdemocristiana, annunciando per gennaio «un'assemblea che chiami a raccolta anche i delusi dall'esperienza con l'Udr». E il senatore Ccd Maurizio Ronconi esplicita il messaggio: «Dopo che Cossiga ha ribadito la fedeltà al centro-sinistra, Rocco Buttiglione non può restare al suo fianco», [al. ca.] Mastella: Veltroni sta esagerando Se continua così magari lo molliamo E le presidenze Udr di due commissioni scatenano la rivolta del Polo A sinistra il segretario dei Ds Walter Veltroni A destra Clemente Mastella dell'Udr

Luoghi citati: Campania, Roma, Tripoli