Bufera sui commercialisti

Bufera sui commercialisti La categoria respinge le accuse e nega la competenza deU'authority. Già pronto il ricorso al Tar Bufera sui commercialisti L'Antitrust: c'è un cartello delle tariffe ROMA. Questa volta l'Antitrust boccia i commercialisti. L'authority guidata da Giuseppe Tesauro ha infatti giudicato restrittive della concorrenza le intese sulle tariffe professionali concordate tra i consigli nazionali di dottori commercialisti, ragionieri e periti commerciali ed ha diffidato le categorie a realizzare intese analoghe in futuro. Ma l'accusa di aver costituito un «cartello» per le parcelle viene respinta recisamente da Francesco Serao, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti, che annuncia un ricorso al Tar del Lazio e aggiunge: «non c'è nessuna intesa, le nostre tariffe sono state approvate tre anni prima di quelle di chi, poi, ce le ha copiate. Questo risulta dagli atti». L'istruttoria, ora sfociata nella diffida, era stata aperta dall'Antitrust sulla base di una circolare in cui il Consiglio dei ragionieri raccomandava agli iscritti di applicare nuove tariffe, identiche a quelle dei dottori commercialisti, prima ancora che queste venissero formalizzate. Di lì si è giudicato anticoncorrenziale il coordinamento tra i due Consigli per uniformare le tariffe delle prestazioni professionali. «Siamo partiti dal fatto che, ai fini specifici delle norma sulla concorrenza, i professio¬ nisti in questione sono qualificabili come imprese e i rispettivi'ordini professionali associazioni di imprese», spiegano all'Antitrust. Con questa premessa l'authority ha giudicato che i consigli degli Ordini di commercialisti e ragionieri sono andati ben oltre il loro ruolo consultivo: «La scelta di elaborare le tariffe - dice il verbale è nata e si è fermata all'interno dei Consigli nazionali, i quali, inoltre, hanno liberamente definito la struttura e la classificazione delle prestazioni professionali, il contenuto, i limiti di applicazione e il livello delle tariffe, fornendo all'autorità pubblica un quadro qualitativo e quantitativo già compiuto in ogni sua parte, indipendentemente da qualsiasi richiesta dell'autorità stessa e già prima della conclusione del procedimento formale di fissazione delle tariffe». E, prosegue l'Authority, il comportamento dei due consigli nazionali è una chiara manifestazione della volontà di coordinare tra loro i rispettivi iscritti per fissare i compensi. Questa intesa, ed è qui il punto centrale dell'accusa, ha causato un aumento dei prezzi medi per le prestazioni delle due categorie professionali, poiché va ad incidere su una delle componenti fondamentali che guidano la scelta dei consumatori. Un'accusa specifica riguarda poi ragionieri e periti commerciali: nel corso dell'istruttoria l'Authority ha rilevato che il Consiglio nazionale di queste categorie ha invitato gli iscritti ad applicare le nuove tariffe senza neppure attendere che queste fossero definitivamente formalizzate dell'esecutivo. La diffusione del tariffario è stato, in pratica, un atto autonomo, che ha reso esecutivo l'accordo prima ancora di una decisione in proposito dell'autorità pubblica. Sempre secondo il verbale del garante della concorrenza il rapporto tra i due Consigli nazionali, finalizzato ad uniformare le tariffe, è in piedi sin dal 1990 sotto forma di incontri, riunioni, continui scambi di informazioni e corrispondenza. Il risultato di questa collaborazione è stato che il Consiglio dei ragionieri e periti commerciali ha abbandonato il suo progetto originario sulle tariffe, presentandone uno con prezzi identici a quelli dei dottori commercialisti. Sin qui la sentenza dell'Antitrust, che viene però seccamente contestata dal presidente dei dottori commercialisti: «E'una vicenda assurda - dice Serao -, una specie di panettone avvelenato che l'Antitrust ha voluto farci trovare sotto l'albero». Per prima cosa l'Ordine ricorrerà al Tar del Lazio e chiederà al Comitato unitario delle libere professioni di costituirsi in giudizio al suo fianco. «Così - spiega il presidente verrà chiarito una volta per tutte se l'Antitrust ha il diritto di giudicare le libere professioni, visto che, al contrario di quanto afferma il garante della concorrenza, esse non sono imprese. Mi viene il dubbio aggiunge - che l'authoritry faccia queste uscite tanto per dimostrare che esiste». Ma il problema è anche un altro, sottolinea Serao: «Le nostre tariffe sono state approvate tre anni fa, ora che c'entriamo noi se qualcuno fissa le sue copiandole pari pari?». Vanni Cornerò I PUNTI SOTTO ACCUSA «Ai fini specifici delle norme sulla concorrenza, i dottori e i ragionieri commercialisti sono qualificabili come imprese e i rispettivi ordini professionali come associazioni di imprese» «I due Consigli nazionali hanno instaurato un rapporto di collaborazione finalizzato ad uniformare le due tariffe». i «L'intesa ha determinato un aumento dei prezzi medi delle prestazioni offerte dalle due categorie professionali» i «Il comportamento dei due Consigli costituisce una chiara manifestazione della volontà di coordinare il comportamento dei propri iscritti per la fissazione dei compensi». i «Il Consiglio dei ragionieri e periti commerciali ha formalmente invitato gli iscritti ad applicare la tariffa proposta dall'accordo prima di qualsiasi decisione dell'autorità pubblica e indipendentemente da essa». ' Nota: I dottori commercialisti sono circa 45 mila, i ragionieri e periti 36.500

Persone citate: Francesco Serao, Giuseppe Tesauro, Serao

Luoghi citati: Lazio, Roma