Schiavo a undici anni

Schiavo a undici anni Schiavo a undici anni Venduto tra bande per l'accattonaggio PESCARA. Liberato dai carabinieri dopo essere stato venduto per fare l'accattone, chiedere elemosine, rubare. Il suo «valore» di mercato: circa 15 milioni di lire. Dopo che già era stato venduto nel suo Paese, il Kosovo, prima di giungere in Italia. E' questa la storia di Imer, 11 anni, schiavo da qualche mese, che i carabinieri di Pescara hanno liberato l'altra sera arrestando anche i suoi carcerieri. Ieri mattina, quando sono venuti a prenderlo. Il bambino si trovava in una stanza d'albergo, a Montesilvano, insieme ad una prostituta, sfruttata anche lei dal racket. Ora, con l'aiuto del piccolo, definito «sveglio anche troppo» dagli inquirenti, parte la caccia dei magistrati per stroncare un inquietante traffico di bambini. Imer, kosovaro, è originario di Kosovska Mitrovic. Secondo il suo racconto è stato rapito nella sua cittadina, e avviato all'accattonaggio in Italia dalle due persone arrestate, di identità ancora tutta da accertare, ma che sostengono di essere suoi connazionali. Si tratta di un uomo e una donna: Agron Xhemajli, di 27 anni, e Vesna Petrovic, di 23. Il bambino dice di essere stato rapito nel suo Paese, ma si teme che sia stato invece venduto, addirittura dai suoi stessi familiari, alla coppia che l'ha fatto venire in Italia un paio di mesi fa. Il viaggio è stato fatto a bordo di uno dei tanti gommoni che sbarcano centinaia di disperati sulle coste del Salente Con lui, racconta, c'erano «tante ragazze», tutte destinate alla prostituzione, le quali ne hanno preso le difese alla partenza. Inutilmente: la minaccia, per tutte, era di essere gettate in mare. Così Imer è arrivato in Italia. Proprietà della coppia, ora rinchiusa nel carcere di Pescara con l'accusa di rapimento, ricettazione, sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù. Quest'ultimo capo di imputazione, tuttavia, è ancora al vaglio dei magistrati. Perché Imer è «sveglio, anche troppo». Dal Salente il bambino ha girato la Puglia, la Basilicata e la Calabria. Dice di ricordare nomi di città come Lecce, Cosenza. Poi, nel suo itinerare alla ricerca di denaro insieme ai presunti carcerieri, ha trovato un connazionale: Lalo, un giovane di 25 anni con il quale ha pensato di scappare. Per tornare a casa sua, nel Kosovo, fidando di attraversare il confine. E' così che con il compagno, Imer fugge a Trieste, in treno, dove però Xhemajli e Petrovic lo rintracciano, perché - dice lui - «un bambino porta tanti soldi». Nella città friulana i due rapitori picchiano Lalo che fugge, legano mani e piedi Imer e 10 portano a Roma, su un furgone. Nella capitale, secondo 11 suo racconto, cercano di venderlo ad una banda di zingari. Accordo fatto per 15 milioni, la consegna reciproca dopo le festività, come un pacco dono. Per intanto, il piccolo viene tenuto nell'Hotel di Montesilvano, dove i carabinieri di Pescara, da giorni all'erta, riescono a liberarlo domenica sera intorno alle 23. Un'indagine in cui sono stati aiutati da alcuni cittadini che hanno fornito preziosi indizi. L'appostamento della notte dà i suoi frutti: ieri mattina sono arrivati i due presunti rapitori, ma la preda non c'è più. Arrivano con una Golf targata Roma, risultata rubata. Una prova in più che avvalora il racconto di Imer. [j. p.] Rapito in Kosovo, è stato liberato dai carabinieri in un albergo abruzzese dove era tenuto segregato Dopo il caso di Pescara gli inquirenti sospettano l'esistenza di un racket dei minori

Persone citate: Agron Xhemajli, Petrovic, Vesna