«Italiani, siete complici»

«Italiani, siete complici» «Italiani, siete complici» Bani Sadr: legittimate il regime L'EX DELFINO DI KHOMEINI PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bani Sadr ce l'ha con l'Italia, e si vede. Esule in Francia dal 1981, l'ex presidente iraniano che fallì nella transizione democratica finendo per arrendersi all'ineluttabile khomeinismo, accusa Roma quale complice d'un regime «assassino». Il piglio è quello abituale. Apassionato. Da 17 anni, e malgrado le minacce non stop da Teheran, Bani Sadr sfanga in trincea contro i mullah. Il look intellettuale non inganni: dal suo ufficio di Versailles, il «Presidente» - come lo definiscono tuttora i suoi fidi considerando usurpatore chi ne occupa la carica conduce una battaglia senza tregua. Perché, dottor Abol Hassan Bani Sadr, prendersela con l'Italia? Il disgelo Roma-Teheran non seguiva forse un'evoluzione positiva del regime? «Storie! Il terrorismo di Stato l'abbiamo dinnanzi agli occhi. Omicidio plurimo. Cola il sangue di scrittori e intellettuali che s'illudevano l'Iran potesse aprirsi alla democrazia. Il boia è collettivo: un sistema politico liberticida e crudele, oggi in preda alla crisi finale. Ma Romano Prodi andò a stringergli la mano. E Dini prosegue quella politica rovinosa. Per chi si ostina a credere che l'Iran abbia fu- turo, il sostegno di Roma a un establishment che rapisce, assassina e reprime con ferocia resta inesplicabile. Peggio: il caso italiano influenza l'Europa. Prodi e, adesso, il governo D'Alema sembrano accettare per buone le controverità che Teheran contrabbanda nella sua offensiva propagandistica. Mi è penoso vederli cascare in trappola». Quale atteggiamento suggerisce a Italia e Unione Europea: sanzioni, magari un embargo? «Nella fase attuale, lo ritengo superfluo. Siamo ai sussulti terminali di una "rivoluzione islamica" in agonia. Organizzarlo richiede mesi, talora anni: forse arriverebbe fuori tempo massi¬ mo. No, l'essenziale è smettere di finanziare un sistema che pratica l'omicidio politico». Ne ha le prove? Le autorità di Teheran sembrano prendere le distanze dagli assassinii... «Suvvia! Gli "squadroni della morte" agirebbero da soli? Chiunque conosca il mio Paese sa che non esistono spazi per iniziative autonome. Guardi il Sud America. Commando e spedizioni punitivi li aizzava il dittatore di turno, trincerandosi dietro l'immancabile omertà. Abbiamo, inoltre, le prove. A ottobre, il responsabile dei "servizi" politici - Dorinadjafabadi convocò una riunione top secret per liquidare la dissidenza liberale. In gergo, la chiamano "ter¬ za corrente". Le prime due sono le ali estreme della galassia islamica, pericolose ma non oltremisura. I Democratici, al contrario, figurano ormai in pole position nelle liste di proscrizione. Nessuna tregua. All'incontro parteciparono istanze giudiziarie, pasdaran e la "sicurezza" che prende ordini dall'ayatollah Khamenei. Lo stesso, per intenderci, che secondo testimonianze concordi, invoca l'uccisione pura e semplice sui colpevoli di "apostasia" ovverso dissenso. Ebbene, l'elenco sembra contenesse un 70 nomi. C'è dunque da presumere che l'eccidio continui. 1 desaparecidos non si contano più. Le morti neppure. E le vittime potenziali sono una folla immensa, me compreso». Teme vogliano eliminarla? «Più che timore ò certezza. Un procuratore di Teheran mi ha condannato a "7 pene capitali". Mica male, vero? Da tre mesi la polizia francese ha intensificato la sorveglianza di casa e ufficio. L'idea non ò mia. Ma devono aver avuto conferma delle informazioni sulla nuova campagna omicida cui accennavo. L'Occidente sbaglierebbe a tranquillizzarsi confidando il Terrore non lo riguardi. Per ora Teheran fa strage sul proprio territorio, ma domani chissà? Nell'export di terroristi, l'Iran ha un bel palmarès. E poche nazioni sfuggono ai suoi exploit». Come reagisce il popolo? La campagna omicida solleva più indignazione o paura? «Se l'obiettivo era - come presumo - terrorizzare la gente, il bilancio non potrebbe rivelarsi più catastrofico. Ai funerali di Darisuh e Parvaneh Farouhar, la folla scandiva: "Libertà!". Sono le prime esequie prese in mano dall'opposizione nel dopo-Scià. Khamenei non può ignorarlo. A ogni nuovo cadavere cresce lo sdegno. Un potere che sguinzaglia sicari ha perso le chance di sopravvivenza politica. E non dimentichiamo l'economia. Nonostante le sovvenzioni occidentali è a pezzi. Oggi Khamenei si regge proprio sulle criminali regalie concessegli. Basterà chiudere il rubinetto perché ruzzoli dal trono». E Khatami? L'uomo nuovo dell'Iran non è assimilabile ai suoi predecessori. Lo ritiene coinvolto? «Non direi. E' in buona fede, Khatami, ma troppo debole e isolato. Funge, insomma, da alibi per i "duri" Le speranze legate alla sua figura vanno appassendo. E' tuttavia possibile gli rimanga un ruolo significativo da esercitare. Penso, in definitiva, che l'Iran si trovi alla soglia di un cambiamento radicale. Il prossimo biennio sarà decisivo. Ma potrebbe bastare qualche mese appena. Dipende dalla comunità internazionale. Che Roma ci pensi». L'ex presidente iraniano Bani Sadr vive in esilio a Parigi da quando nel 1981 venne deposto per volere dell'ayatollah Khomeini