Europa, anno primo dopo l'era Kohl di Francesco Manacorda
Europa, anno primo dopo l'era Kohl Fischer a Bruxelles: punteremo sul lavoro. Fassino conferma: Prodi candidato alla presidenza Europa, anno primo dopo l'era Kohl La guida Ue alla Germania rosso-verde BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Tutti gli Stati membri dovranno dare il loro contributo, ognuno dovrà rinunciare a qualcosa», avverte Josbka Fischer parlando del compromesso necessario sulle finanze dell'Unione europea. Il ministro degli Esteri tedesco è venuto a Bruxelles per spiegare come la presidenza di turno dell'Ue che attende la Germania dal 1 ° gennaio non sarà un compito facile, vista la quantità e la qualità dei problemi che andranno risolti nei prossimi sei mesi. «La nostra priorità sarà il lavoro» spiega rifacendosi alle conclusioni ancora fresche di stampa del vertice di Vienna, e ribadisce che ispirarsi alle linee guida tracciate un anno fa in Lussemburgo non basta: «La presidenza tedesca desidera integrare questi orientamenti con obiettivi vincolanti e verificabili» sulla lotta alla disoccupazione. Ma trovare un'intesa sul Patto europeo per il lavoro, dove pure esistono opinioni divergenti, sarà un gioco da ragazzi per Borni rispetto alle battaglie che aspettano i Quindici sulle questioni che ne toccano direttamente il portafoglio. E' il caso, appunto dell'Agenda 2000, cioè il bilancio comunitario per il periodo 2000-2006, dove sono in gioco la richiesta di Germania, Austria, Olanda e Svezia, di abbassare il loro contributo netto, l'opposizione di Spagna, Grecia e Portogallo a un «congelamento» dei fondi destinati al bilancio Ue, il «no» francese a qualsiasi proposta di taglio della spesa agricola. «E' necessario al più tardi entro marzo, trovare un accordo su un pacchetto complessivo: finanziamento dell'Ue, riforma dei fondi strutturali e della politica agricola», spiega Fischer, affrontando i tre punti caldi che oggi dividono i Quindici. Al compromesso comunque non c'è alternativa, avverte il ministro di Bonn, visto che in gioco c'è anche l'allargamento dell'Unione europea verso Est, di cui tutti i membri dell'Ue «devono sopportare il peso». Un allargamento sul quale Fischer conferma la linea di prudenza del suo governo e non fa promesse. Se una data esce dalla bocca del ministro è solo quella del 2000, usata per rimproverare l'ex Can¬ celliere Helmuth Kohl di avere illuso la Polonia prospettandole l'ingresso per quell'epoca. «Qualcuno ci crede davvero? Qualcuno in Polonia ci crede? Lo stesso Kohl ci crede ancora?» si chiede ironicamente. Per i nuovi governanti di Bonn, invece, ogni calendario è inutile: «Per fine '99 o all'inizio del 2000 forse vedremo le cose più chiaramente e potremo allora dare una data di ingresso credibie ai Paesi candidati», spiega Fischer. Sotto presidenza tedesca, al vertice di Colonia che si terrà nel giugno '99, dovrà anche essere designato il futuro presidente della Commissione europea. E per quella carica prende sempre più peso il nome di Romano Prodi, ormai candidato ufficioso a tutti gli effetti dell'Italia. Ieri ne ha parlato per la prima volta in modo esplicito il ministro del Commercio Estero Piero Fassino, anche lui in missione a Bruxelles: «Stiamo verificando con i partner comunitari la praticabilità della candidatura di Prodi alla presidenza della Commissione: Non è un mistero che il presidente D'Alema ne abbia parlato nel suo giro delle capitali europee», dice Fassino, anche se avverte che il gioco delle nomine europeo è complesso e in continua evoluzione. Ma oltre - o forse in alternativa - a Prodi, il ministro spiega anche che l'Italia presenterà nomi validi per le altre importanti cariche europee che si decideranno nei prossimi mesi, come quella del responsabile della politica estera comunitaria, del segretario generale della Nato o del presidente della Bei: «Abbiamo candidature forti per tutte le posizioni, a partire dalla Commissione». A suffragare l'ipotesi di Prodi alla presidenza dell'esecutivo comunitario è anche l'indiscrezione secondo cui durante il vertice di Vienna Italia e Francia avrebbero stretto un accordo sulle prossime nomine comunitarie: il francese Jean Lemierre verrebbe nominato presidente del potente Comitato economico e finanziario, carica che fino all'altro giorno sembrava invece destinata al direttore generale del Tesoro Mario Draghi. In cambio Parigi farebbe valere il suo sensibile peso in favore di Prodi. Francesco Manacorda Il ministro degli Esteri tedesco, il Verde Joschka Fischer
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