« Ancora nessun rimedio » di Bruno Gianotti
« Ancora nessun rimedio » « Ancora nessun rimedio » D'Antoni: si sveglino le Ferrovie LE ricètte sembrano inutili. La piaga degli scioperi torna a scadenze fisse nel settore dei trasporti, sotto le feste, prima e dopo le vacanze. Non c'è nebbia che tenga: i treni si fermano e i viaggiatori diventano naufraghi nelle stazioni. Sergio D'Antoni, segretario generale della Cisl, vinta la battaglia della concertazione, ammette che la sua ricetta non funziona principalmente nel settore delle Ferrovie, principalmente per colpa della dirigenza: «Non c'è un modello che funzioni - dice - la situazione è anomala e continua a esserlo, non si trova un rimedio valido. Troppe incertezze». Eppure la legge esiste, anche per Comu e Ucs... «La legge c'è ed è fatta per conciliare i diritti. Quello di sciopero, un diritto individuale da esercitare collettivamente e quelli dei cittadini: mobilità, salute, servizi pubblici». Oggi i sindacati esercitano il loro diritto. E i cittadini? «Oggi si dimostra come una buona legge può non funzionare dove c'è tensione: ristrutturazioni, nuove tecnologie, incertezze di quadro. Non si conciliano più i diritti. In sostanza: si finisce di scaricare su molti le esigenze di pochi». Ma non da ieri. E i correttivi non arrivano... «La chiave è la rappresentatività. Se un sindacato ha il 51% l'associazionismo è rappresentativo. Se la sigla è minoritaria, contro il rischio di prevaricazione bisognerebbe introdurre un referendum». I Comu dicono di essere largamente rappresentativi. «Il referendum serve a questo: si consultano i lavoratori su una proposdta di sciopero. Non servono le deleghe, si vota di persona, si vede chi ha la rappresentatività. Nel pubblico impiego va benissimo». Anche loro contestano l'azienda e scioperano. I confederali contestano. Se è davvero colpa delle Ferrovie, uno sciopero vostro non servirebbe a sbloccare la situazione? «Noi siamo un sindacato di «Ore strada fantaoltre ogSi rompoVoglionotutti gli ordinarie scienza ni limite no i patti tagliare anziani» concertazione, di responsabilità, non solo nelle Ferrovie. Era indispensabile risanare il Paese, afrrontare grandi questioni. Altrove ha funzionato, qui no, non c'è stata risposta. Noi siamo sempre gli stessi: evidentemente manca qualcosa dall'altra parte». Difficile da spiegare a chi aspetta un treno che non c'è. «Il punto vero è evitare che il conflitto esploda. Quindi propongo la conciliazione obbligatoria. Per le vertenze non contrattuali (l'80-90% del totale), si passi dalla commissione di garanzia, il giudice-arbitro. Si eviterebbe di dover spiegare cose difficili». Aspettando anche la conciliazione obbligatoria, oltre al referendum, in che cosa possono sperare i viaggiatori italiani? «Nel cambiamento di rotta delle Ferrovie italiane, che dovrebbero trovare un modello di risanamento e relazioni sindacali che facciano perno sul lavoratore. Oggi si usa il metodo peggiore: i ferrovieri hanno bisogno di motivazioni efficaci, non di essere deresponsabilizzati e trattati a volte come criminali». Un modello-Alitalia, che lei cita spesso, funzionerebbe? «Là ha portato in 3 anni, dal profondo rosso alla competitività. Perle Ferrovie si continua a tergiversare, a non motivare il personale». Insomma, quello che piaceva tanto a Necci, il modello-Giappone che non sciopera, ha treni puntualissimi, viaggiatori disciplinati e ferrovieri (in passato) pronti a uccidersi per lo Stato, non sarà mai nostro. «Non c'è bisogno di arrivare a questo punto, per fortuna. Ma una via di mezzo, perbacco, si dovrà pur trovare». Bruno Gianotti «Ore straordinarie da fantascienza oltre ogni limite Si rompono i patti Vogliono tagliare tutti gli anziani»
Persone citate: D'antoni, Necci, Sergio D'antoni
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