L'«eleclion day» contro l'assenteismo

L'«eleclion day» contro l'assenteismo Le ricette per battere il partito del non voto: meglio concentrare le elezioni in una tornata unica? L'«eleclion day» contro l'assenteismo Berlusconi: sinistra, bai deluso. Mussi: sei tu un dilettante ROMA. «L'aver distrutto il bipolarismo e questo inizio dilettantesco del governo D'Alema hanno fatto perdere la sinistra». L'aver strappato al centro-sinistra Roma e Vicenza più 17 comuni di media grandezza e 64 minori, fa cantare vittoria al Polo. E Silvio Berlusconi non perde l'occasione di girare il coltello nella piaga attaccando lo schieramento avversario e stigmatizzando, una volta di più, «i ribaltoni di questi ultimi mesi»: «In molti si sono interrogati sull'utilità di andare alle urne, visto che il loro voto è poi risultato carta straccia», dice il Cavaliere alludendo alla delusione degli elettori che avevano scelto Prodi e l'Ulivo e si sono ritrovati con un'altra maggioranza». Come sempre tagliente, il capogruppo ds alla Camera Fabio Mussi gli risponde a tono: «Quando si è dilettanti come il cavalier Berlusconi, bisogna stare attenti a dare patenti di dilettantismo». Mussi si stupisce anche che il Polo gridi vittoria ai quattro venti «dopo la stangata del primo turno» e dopo quel che definisce «un certo recupero» al secondo: «E' un modo manipolativo e propagandistico di affrontare la questione». Ma al di là dei battibecchi, il Palazzo ha gli occhi puntati sull'astensionismo record delle ultime consultazioni e, preoccupato, si impegna nella «caccia al colpevole» che lo ha causato e nelle possibili ricette per farvi fronte. A cominciare dal cosiddetto election day, vale a dire l'accorpamento del voto in non più di una tornata annua. Farebbe gran comodo l'anno prossimo in cui, tra europee, referendum e altro, a meno di mutamenti del calendario i cittadini verrano chiamati alle urne per ben sei volte. A far suonare la campanella, anzi, la sirena di allarme, seno i dati ultimi ma in particolare quelli di Roma. E ciascuno la vede a suo modo. «Colpa della politica fredda, ma nessuno può brindare quando a Roma va al voto meno di un elettore su due» dice da Bonn il segretario della Quercia Veltroni. «Colpa del disprezzo per il palazzo», sottolinea Berlusconi. «E' il doppio turno che fa rimanere a casa la gente» replica il segretario udr Mastella. Tutto sbagliato: «La causa di tutti i mali è il leaderismo, che mette da parte i programmi e i problemi della gente», sostiene Cossutta. «Quando sulle schede mancano le liste di partito ecco il risultato», ribatte il verde Pieroni. Mentre il movimento per l'Ulivo preferisce enfatizzare il fatto che si può vincere «solo con una coalizione compatta». Al dibattito partecipano anche i vertici istituzionali. Per il presidente del Senato Mancino la colpa «è della qualità della politica, sempre più scadente». Cauto, il presidente della Camera Violante ritiene che si debba va> lutare l'astensionismo «caso per caso», perché di volta in volta può essere di peso dal fatto che certi elettori nel ballottaggio non si riconoscano più in uno dei due candidati, o che qualche partito (come in certi casi la Lega) ha invitato al non voto. «Poi bisogna vedere che idea hanno i cittadini dell'utilità di una certa istituzione», aggiunge Violante. Perché tra i vari fattori che hanno indotto i cittadini, in primis i romani, a disertare le urne, oltre al disinteresse, al freddo, alle feste natalizie in arrivo, secondo certi politologi come Giovanni Sartori e Gianfranco Pasquino, ci sarebbe anche questo: la scarsa utilità della provincia. O quanto meno la comune percezione della sua inutilità, magari dovuta a una scarsa informazione. Il popolare Lusetti li rimprovera: «Sono troppo attenti ai massimi sistemi per interessarsi alle dinamiche del governo locale». I Così ecco spuntare l'election V day, la tornata unica o, almeno; I l'accorpamento. Apparentemen- te richiesto da tutti. C'è chi ricorda di averci addirittura già pensato. Come il sindaco di Roma Francesco Rutelli che rilancia la sua proposta in questo senso, preoccupato che i romani nel 1999 debbano tornare tre volte alle urne («il solo pensiero mi fa accapponare la pelle»). O come l'ex ministro dell'Interno Giorgio Napolitano, il quale pure ridimensiona l'astensionismo («al secondo turno è fisiologico»). In ogni caso il diessino Antonio Soda farà una nuova proposta. Apparentemente tutti sembrano essere d'accordo. Berlusconi l'avanza esplicitamente, insieme al voto elettronico e all'unificazione dei sistemi elettorali, oggi troppo diversi. Il popolare Lusetti preme, almeno per cominciare ad accorpare regionali e amministrative. Ma il finiano Nania è perplesso: «Dove si è votato due anni fa quando si tornerebbe a votare?». E Lusetti chiosa: «Nel Polo non si vuole regalare un-anno di governo in più al centro sinistra». lm. g. b.l Mancino all'attacco: politica scadente Veltroni: perde l'Ulivo diviso Primo tumo Ballollaggio Differenza PROVINCIADIROMA 57,1% 43,0% -14,1% BRESCIA 77,1% 60,7% -16,4% PISA 71,1% 58,1% -13,0% TREVISO 74,9% 63,8% -11,1% VICENZA 73,2% 59,2% -14,0% SONDRIO 77,0% 63,9% -13,1% Il leader del Polo Silvio Berlusconi