La benedizione di Clinton sulla Palestina di Andrea Di Robilant

La benedizione di Clinton sulla Palestina Netanyahu soddisfatto: «Un passo importante». Questa mattina il vertice con il premier e Arafat La benedizione di Clinton sulla Palestina E a Gaza i deputati votano la fine dell'odio per Israele GAZA DAL NOSTRO INVIATO All'improvviso, un imponente corteo di elicotteri spunta nel cielo d'oriente, sopra il nuovo aeroporto di Gaza. Pochi attimi dopo Marine One, l'elicottero del Presidente, si posa maestosamente sollevando nuvole di sabbia. Due marines in alta uniforme vanno ad aprire il portoncino e Bill Clinton viene fuori sorridendo, con Hillary al suo fianco. Sul tappeto rosso ad accoglierli, solenne e commosso, c'è Yasser Arafat con sua moglie Suha. Il governo israeliano aveva chiesto che Clinton non atterrasse a Gaza con Air Force One, per dare meno enfasi alla visita. Ma l'arrivo in elicottero nel piccolo aeroporto alla fine è risultato ancora più spettacolare. Clinton e Arafat hanno passato in rivista il picchetto d'onore. La banda, con le sue venti cornamuse (un retaggio della presenza britannica in Palestina), ha intonato le note di The Happy Wanderer - Il viaggiatore felice. I dignitari palestinesi sono scoppiati in applausi e hanno riso di gioia. La Palestina non è ancora uno Stato, ma in termini simboloci l'arrivo del Presidente americano ieri mattina ha contato più di tutti i pezzi di carta firmati fino ad oggi. Dieci anni fa americani e palestinesi nemmeno si parlavano. Ieri Clinton si è detto «fiero di essere il primo presidente americano» venuto tra i palestinesi. E Arafat ha ricambiato: «Signor Presidente, la sua presenza ci fa rivivere gli anni d'oro della Palestina». Per 24 ore è stata festa grande. Arafat ha avuto la sua giornata di tregua sul fronte interno. Gli scioperi paventati sono stati sospesi. Atti di violenza non ci sono stati. Centinaia di migliaia di palestinesi sono andati per strada ad acclamare Clinton «Ù messaggero della pace». Bandiere americane ovunque. Perfino i vecchi pescherecci arruginiti di Gaza erano addobbati, a stelle e strisce. Ma c'era un prezzo legato a questa visita decisa lo scorso ottobre allaiWye Plantation: l'abrogaaione definitiva, davanti al presidente americano, di tutti gli articoli contro Israele ancora contenuti nella Carta palestinese. E così il clou della giornata si è svolto nel primo pomeriggio, dopo i colloqui ufficiali, quando Clinton si è recato al centro culturale «Shawa» ad un'assemblea del Consiglio nazionale palestinese e di vari altri organi convocata appositamente da Arafat. In verità tutta questa intricata questione era già stata chiusa nel 1996, quando il Consiglio naziona le palestinese decise di abrogare gli articoli. Arafat informò Clinton per lettera della decisione. E il governo israeliano, guidato allora da Shi mon Peres, si disse soddisfatto. Ma poi arrivò al potere Netanyahu e dichiarò che la questione non era affatto risolta e che prima di anda re avanti con il processo di pace voleva vedere un voto. Arafat, su pressione degli ameri cani a Wye, accettò di riaffermare solennemente la decisione del 1996 (ricevendo in cambio l'infinitamente più preziosa visita del Presidente). Anche se alla fine, ieri, nella sala affollata e senz'aria al centro «Shawa», un voto in senso tecnico non c'è stato e i membri del Cnp dissidenti non erano presenti. La decisione è stata riaffermata per acclamazione: i delegati - moltissi mi ma non tutti - hanno alzato la mano. Nessuno ha fatto una conta formale. Clinton, seguendo quella che era ormai diventata una sorta di coni media delle parti, ha fissato l'assemblea dal podio e si è pronunciato soddisfatto: «Ho ascoltato e ho guardato con attenzione. E sono profondamente grato di avervi vi sto alzare la mano. Avete fatto una bella cosa qui oggi. Avete preso l'iniziativa. Adesso dovete sfidare il governo israeliano a seguirvi lungo U cammino della pace». A Gerusalemme, il governo Netanyahu ha seguito in diretta il ;<pronunciamento» dei palestinesi. Il premier si è detto «soddisfatto, un passo importante, il primo vero passo positivo intrapreso». Dopo 50 anni, «è stato riconosciuto il diritto all'esistenza di Israele», ha constatato, ma occorre una «interiorizzazione del processo»: occorrerebbe ad esempio che i palestinesi «cambiassero il curriculum nelle scuole per insegnare ai bambini ad accettare Israele» e cessassero gli atti di terrorismo e che i palestinesi rinunciassero a «cercare di dividere Gerusalemme e di creare uno Stato indipendente». Stamattina al valico di Erez, tra la striscia di Gaza e Israele, ci sarà l'atteso incontro trilaterale Netanyahu-Arafat-Clinton per formalizzare la ripresa del dialogo dopo la burrasca delle settimane scorse. Ieri, prima del «voto» al centro «Shawa», era circolata la voce che Clinton, spazientito dal comportamente di Netanyahu e ansioso di tornare a Washington in vista del voto sull'impeachment, avesse deciso di accorciare la visita. Ma poi la Casa Bianca ha confermato che Clinton, sua moglie e Chelsea andranno oggi a Betlemme con Arafat. E dopo una visita alla Grotta accenderanno l'albero di natale che è stato eretto davanti alla chiesa della Natività. Andrea di Robilant L'assemblea del Consiglio nazionale palestinese vota per alzata di mano l'abrogazione degli articoli sulla distruzione dello Stato di Israele. Di spalle, Arafat e Clinton