Ankara denuncia Diliberto
Ankara denuncia Diliberto Il ministro: sono tranquillo, la magistratura farà il proprio dovere Ankara denuncia Diliberto «Abuso di potere sul caso Ocalan» ROMA. La Turchia ha denunciato il ministro di Grazia e Giustizia, Oliviero Diliberto, per «abuso di potere» nella gestione del caso giudiziario del leader del Pkk, Abdullah Ocalan. E' stato il legale del governo turco, Augusto Sinagra, a presentare ieri un esposto di otto pagine dattiloscritte alla procura di Roma chiedendo al capo del distretto giudiziario, Salvatore Vecchione, di valutare se la «condotta di Diliberto» abbia assunto o meno «profili eventuali di rilevanza penale». Mai prima d'ora uno Stato straniero aveva tentato di portare davanti ad un tribunale un ministro della Repubblica. Ma Ankara appare determinata e punta l'indice contro il Guardasigilli cossuttiano per denunciare una gestione politica e non giuridica del caso-Ocalan. L'esposto sottolinea infatti la «coincidenza ideologico-partitica fra il partito politico comunista cui appartiene Diliberto e la formazione comunista terroristica paramilitare del Pkk di Ocalan, che pubblicamente si ispira al marxisismo leninismo». Poi l'accusa: «C'è il forte sospetto che sia stata l'identità di ideologia partitica a spingere il ministro della Giustizia a chiedere l'attenuazione della misura cautelare nei confronti di Ocalan nel primo caso nella storia della Repubblica di remissione in libertà di un estradando per gravissimi atti di terrorismo». Da qui la denuncia di abuso di potere: «Diliberto ha usato il suo ruolo per fini diversi da quelli propri e dall'interesse pubblico». Ma Ankara non accusa solo il Guardasigilli. «L'intera vicenda è frutto dell'attenzione di ben note forze politiche italiane nei confronti di realtà rivoluzionarie di altri Paesi - afferma Sinagra - che ha provocato tensioni internazionali, contraccolpi economici ed espone l'Italia a ritorsioni che solo al momento appaiono commerciali». La notizia dell'esposto ha raggiunto Diliberto in missione a Messina, da dove ha replicato: «La pProcura di Roma farà il suo dovere, vedremo cosa succederà, io sono assolutamente sereno e tranquillo». Il passo compiuto dall'avvocato Sinagra lascia intendere che Ankara valuterà politicamente anche la risposta alla richiesta di estradizione di Ocalan e conferma che i rapporti fra i due Paesi restano incrinati, nonostante un clima che «va lentamente migliorando» come dice il ministro del Commercio estero, Piero Fassino. Ocalan intanto è impegnato a trasformare la sua rinuncia alla guida del Pkk ed alla lotta armata in una vera e propria offensiva diplomatica, tesa ad avvicinare l'amministrazione Clinton e ad aprire canali di trattativa con curdi del Nord dell'Iraq. Durante un incontro aU'Infernetto, Ocalan ha chiesto ad una delegazione di intellettuali curdi di sondare il Partito democratico del Kurdistan iracheno schierato con Ankara e suo principale avversario sul terreno militare - per un possibile incontro. «Ocalan si è fatto da parte - spiega Emin Pencewini, direttore dell'Istituto curdo di Berlino - per far venir me- no l'ostilità dell'America verso il Pkk e per spingere Washington, dove sono stati già ricevuti i leader dei due partiti curdi iracheni, ad affrontare l'intera questione curda. Ma, dal dipartimento di Stato è giunta ieri sera una doccia fredda per Ocalan: «Non crediamo alla rinuncia del terrorismo è una conversione di convenienza». Maurizio Molinari li leader del Pkk curdo Ocalan: il suo arrivo in Italia è diventato un caso internazionale
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