Trenta secondi di volo, poi la morte

Trenta secondi di volo, poi la morteTorino, la tragedia nella nebbia subito dopo il decollo: vittime il generale Trenta secondi di volo, poi la morte Si schianta l'elicottero dei carabinieri, forse per il ghiaccio TORINO. Trenta secondi di volo. Neppure il tempo di un messaggio con la torre di controllo, «Decollo avvenuto, siamo in rotta». Trenta secondi. Poi l'imprevedibile. Il motore che perde colpi. L'elicottero ancora in fase di decollo che si abbassa sui primi alberi di questa campagna ovattata dalla nebbia, li iuta e stacca di netto il rotore di coda. Ancora mi istante, lungo secoli per i quattro occupanti dell'Agusta Bell 109, poi lo schianto al suolo, e l'esplosione. Un boato sinistro e premonitore che ha tatto urlare di disperazione e rabbia i carabinieri dell'elinucleo di Volpiano, ancora l'ermi accanto all'hangar. Quest'elicottero precipitato alle 9,40 di ieri, a meno di un chilometro in linea d'aria dalla base dell'elinucleo, a Volpiano, s'è portato via quattro vite. Quella del generale Franco Romano, 59 anni, comandante della Regione carabinieri Piemonte e Valle d'Aosta; quella del maggiore Paolo Canalini, 38 anni, da quattro comandante del nucleo elicotteristi e quelle di due sottufficiali dello stesso reparto: il maresciallo capo Gennaro Amiranda, 36 anni, secondo pilota, e il maresciallo ordinario Giovanni Monda, 33 anni, specialista di bordo. Forse l'avaria è stata causata dal ghiaccio. Lo dicono - come ipotesi gli specialisti, perché sottozero si può creare del ghiaccio su una delle grate a protezione delle prese d'aria del motore. E' una delle possibili spegazioni, la Commissione tecnica chiarirà se è andata così. Adesso in questo spicchio di campagna, dove non vedi a trenta metri per la nebbia, c'è una sfilata di auto blu, lampeggianti e uomini in divisa. Una sfilata di dolore, lacrime e visi tirati. L'esplosione ha mutilato i cotpi del maggiore e di un maresciallo, le fiamme li hanno carbonizzati. Quando sono arrivati i primi soccorritori fumo e umidità ancora si fondevano insieme, in un paesaggio spettrale e silenzioso. Dove l'unico rumore era quello delle fiamme sui rovi e su parti di elicottero, disseminate su un tappeto di rottami e di cenere. Nel raggio di dieci metri c'erano i cadaveri, colpiti da alberi caduti, due riversi accanto a un fosso dove erano finiti anche i pezzi più grossi dell'elicottero: una ruota, un pezzo della fusoliera, il rotore principale e le pale. Una scena che ha scosso vigili del fuoco, carabinieri e autorità che per tutto il giorno si sono alternate sul posto, hanno pianto o recitato mia preghiera. Il comandante provinciale dell'Arma, col. Tullio Del Sette, è arrivato tra i primi, stravolto dal dolore. L'Agusta 109 era diretto in Valle d'Aosta, doveva portare il generale Romano in visita ai reparti di zona. Un viaggio che non avrebbe dovuto creare problemi agli elicotteristi, abituati a decollare ed atterrare con visibilità ridotta. «Un volo di routine» dicono adesso a Volpiano. Il generale era arrivato al nucleo pochi minuti prima del decollo: strette di mano e saluti. Per lui, spiegano adesso alla caserma «Bergia» di piazza Carlo Emanuele II", sede del comando regione, la giornata era iniziata presto. Alle 7 in ufficio, a firmare atti e controllare i rapporti delle operazioni di servizio della notte prima. Poco dopo le 9 era partito in auto per Volpiano. Terminata la visita in Valle d'Aosta il generale Romano sarebbe dovuto andare a Sestriere, alla cerimonia di inagurazione della pista intitolata a Giovannino Agnelli. Si era sentito con il presidente della Regione, Enzo Ghigo: «Al rientro, se vuole, può tornare con me in elicottero. Mi farebbe piacere». Ghigo, tra i primi ad arrivare qui, a Volpiano, ha parole che, si sente, non sono dettate dall'ufficialità: «Con il generale eravamo amici; era un prezioso conoscitore della realtà regionale». E dopo Ghigo arrivano altre autorità. Il prefetto Mario Moscatelli quando se ne va ha gli occhi rossi e il viso stravolto. Sussurra: «Gli dicevo sempre: generale, lei è una chioccia, con i suoi uomini e con noi della prefettura». Il questore, Nicola Izzo, trattiene a stento le lacrime: «Un evento traumatico. Se n'è andato un grande professionista e un grande amico». Il sindaco Valentino Castellani, accanto a quei cadaveri deturpati si fa il segno della croce, sussurra una preghiera e fila via in silenzio. Poi la visita più attesa, quella del comandante generale dell'Arma, il generale Sergio Siracusa. Arriva con il collega comandante della Divisione di Milano, il generale Mariano Ceniccola. Quando se ne vanno Siracusa ha parole di commozione: ((Adesso voglio andare dalle famiglie di questi miei uomini. L'Arma non le lascerà da sole». I cronisti gli chiedono le cause del disastro. Lui non vorrebbe sbilanciarsi. Poi dice: «E' un incidente di volo durante un servizio. Un attentato? No, è un incidente». E la conferma che quella è l'ipotesi più accreditata per spiegare l'evento, arriva dal procuratore Marzachì che ha già aperto un'inchiesta, parallela a quella della procura militare. Quando se ne va da Volpiano, ribadisce: «E' un incidente, gli accertamenti tecnici chiariranno ogni cosa». Nella nebbia che oggi non vuole alzarsi, quasi a proteggere da occhi indiscreti quella scena orribile, scorre la giornata. Arrivano i parenti delle vittime, i tecnici della commissione che deve fare i rilievi. Da lontano, sparsi nei campi, vedi carabinieri che si muovono in piccoli gruppi scrutando il terreno. Cercano anche i pezzi più piccoli dell'Agusta 109 precipitato una manciate di ore prima. Cercano le armi che avevano i militari. Cercano un indizio per fare chiarezza. Quando cala il buio è ancora presto, le fotoelettriche si accendono. I corpi li hanno portati via. I tecnici, invece, sono ancora accanto a quel che resta dell'elicottero che, cadendo, ha rubato al vita a 4 uomini. Giacomo Bramardo Lodovico Poletto Il motore ha iniziato a perdere colpi Dal velivolo si è staccato il rotore di coda nell'urto contro gli alberi I serbatoi pieni di kerosene hanno provocato lo scoppio L'esplosione ha mutilato i corpi, carbonizzati dalle fiamme Esclusa l'ipotesi dell'attentato Il procuratore «Tragico incidente L'inchiesta accerterà la causa»