UN SOGNO FELICE A GAZA

UN SOGNO FELICE A GAZA UN SOGNO FELICE A GAZA IL viaggio di Clinton a Gaza sbalordisce la Storia del Medio Oriente, così come la sbalordì la visita di Sadat a Gerusalemme il 19 di novembre del 1977. Quel giorno, in fatto, agli attoniti deputati della Knesseth, il raiss egiziano disse: siamo, noi e voi, entrambi figli del dio unico. Noi arabi, noi israeliani. Gli atti della politica internazionale ci han fatto diventare vicini: e se provassimo a capirci, a rispettarci per finalmente vivere in pace, nel segno della giustizia? A queste parole il parlamento di Gerusalemme, dopo un breve momento di alto silenzio, rispose con un applauso felice. Liberatorio. In verità, con le sue parole, Sadat «aveva baciato il lebbroso». Cioè Israele che 21 anni fa non compariva neanche nelle mappe geografiche dei paesi arabi e il cui nome non veniva pronunciato nel mondo arabo se non per maledirlo. Quel riconoscimento, inopinato, inedito, dello Stato di Israele, da parte del capo del più grande paese arabo, si coniuga storicamente-idealmente con le parole pronunciate in terra palestinese da Clinton. Son tutte parole pesate una ad una. Clinton sarà un dilettante come sciupafemmine, ma in politica è quel che si dice un grosso professionista. Anitra zoppa o non, egli è (almeno tuttora) il Presidente degli Stati Uniti d'America, la grande .monopotenza mondiale. Ebbene, il presidente degli Stati Uniti si è detto fiero d'esser «il primo presidente americano a venire qui». «Per la prima volta i palestinesi hanno la possibilità di decidere il loro futuro e il futuro della propria terra». Di più: «Accettando di votare, per la seconda volta, l'abrogazione di 26 articoli dalla Carta nazionale, voi avete teso la mano non soltanto al governo israeliano, ma al popolo di Israele». Parole pesanti: politicaIgor Man CONTINUA A PAG. 5 SETTIMA COLONNA

Persone citate: Clinton, Sadat

Luoghi citati: Gaza, Gerusalemme, Israele, Medio Oriente, Stati Uniti, Stati Uniti D'america