Fondi monetari, raccolgono tanto e rendono poco di Glauco Maggi

Fondi monetari, raccolgono tanto e rendono poco Fondi monetari, raccolgono tanto e rendono poco UN mese tutto in positivo, quello di novembre, per i fondi comuni. Delle 19 categorie in cui si dividono i 699 prodotti italiani, nessuna ha registrato un rendimento negativo e 2, quelle specializzate in azioni della Borsa italiana, hanno addirittura marcato una performance a due cifre: i fondi azionari italiani e gli specializzati Italia, rispettivamente con un +11,27% e un +11,70%. A UN ANNO Allargando lo sguardo a un periodo più lungo di tempo - gli ultimi 12 mesi - si ha la conferma che il crollo estivo è stato bene assorbito. Si rilevano, in effetti, la brillante prestazione dei fondi investiti su Piazza Affari le cui due famiglie sono sopra il 40% di performance, e dei fondi che puntano sulle aziende europee, con un + 23,2%. Chiudono l'elenco degli azionari la categoria definita «altre specializzazioni» con +16,6% e quelle degli Internazionali globali e degli specializzati sulla Borsa americana con un identico + 13,9%. Globalmente considerato, tutto l'universo delle categorie che investono in capitale di rischio presenta un interessante + 28,6%, che dà ragione a quegli investitori che hanno seguito la strada della diversificazione degli impieghi. GIUSTO MIX Differenziare su più aree geografiche il patrimonio, tra l'altro, comporta il frazionamento della possibilità di perdite (e di guadagni) non solo in relazione all'andamento delle varie Borse, ma anche in rapporto ai trend delle valute. Non esiste, però, soltanto la diversificazione tra gli azionari. Dei 699 fondi italiani, infatti, contro i 319 a rischio ci sono 57 fondi bilanciati (tra azioni e obbligazioni) e ben 323 obbligazionari. Il dato medio del rendimento di questi ultimi, su base annua, è pari a +5,6%, con una punta positiva del +7,8% per i misti italiani e il risultato meno brillante della categoria detta altre specializzazioni con un +3%. COMMISSIONI In mezzo, si va dal +6,8% degli specializzati Italia al 6,3% dei puri italiani e al 4,3% degli specializzati Italia a breve termine. Se si considera che il rendimento ottenuto dai gestori non va raffrontato all'attuale livello di tassi di Bot e Btp, che è tra il 3% e il 4% netto, bensì a quello che davano un anno fa (attorno ài 56%), si vede che non si è trattato di un grande affare. Se poi si considera che, tra i fondi obbligazionari, ci sono ancora quelli che fanno pagare commissioni di ingresso, di uscita o di performance (oltre ovviamente a quella di gestione, che è invisibile, perché viene incorporata nella quota) la soddisfazione di chi ha lasciato i titoli di Stato per puntare su questi fondi è ben magra. EREDITA' Tra l'altro, mentre gli eredi dei possessori di Bot e Btp non sono passibili di tassazione in sede di successione ereditaria, quelli dei detentori di fondi sì, qualunque sia la composizione del portafoglio, fosse anche per intero di titoli del debito pubblico, come è il caso, di solito, dei monetari. Purtroppo, è proprio verso gli obbligazionari che si sono riversate le maggiori quantità di risparmio degli italiani: il patrimonio a fine novembre dei puri italiani era di 83 mila miliardi, quello degli specializzati Italia di 124 mila e quello degli specializzati Italia a breve termine di oltre 130 mila miliardi di lire. Aggiungendovi gli 86 mila miliardi dei misti italiani si ha una massa di oltre 423 mila miliardi, cioè circa il 60% dei 697 mila miliardi che sono l'intero patrimonio gestito. DETTAGLIO La conferma del travaso dei Botpeople ai fondi la si ha esaminando il dettaglio degli impieghi dell'intero patrimonio: tra liquidità (6,7%) e titoli di Stato (52,1%) si sfiora il 59%, che sale a più del 60% con l'I,4% di obbligazioni ordinarie italiane. Se si considera che le obbligazioni estere ammontano poi al 16,% si può concludere che oltre i 3/4 dei soldi messi nei fondi dagli italiani va nel reddito fisso tranquillo (la quota di obbligazioni in valuta ad alto rischio non arriva al 2%). STRATEGIE E' una conclusione che dovrebbe fare riflettere banche e promotori sulla qualità della loro strategia di offerta a un pubblico aperto al cambiamento (per forza, i Bot al 3% non attraggono più!) ma ancora lontano da una piena consapevolezza delle realtà di mercato. Se la tendenza (che questi dati confermano) è quella di favorire una migrazione non traumatica, dai titoli di Stato ai fondi, il rischio è di presentarla come conveniente in se come automaticamente più redditizia (la cantilena allo sportello recita: «1 fondi monetari 0 obbligazionari sono sicuri e danno qualche punto in più dei Bot»). Ma di «automaticamente più redditizio», invece, con c'è niente. VOLATILITÀ' La performance più alta si conquista con un rischio più elevato: ma. anche in questo caso non automaticamente, come dimostrano le cifre del Var, il valore a rischio, che pubblichiamo da alcuni mesi su Tuttosoldi. Il Var mostra quale possibilità di perdita esista, nei prossimi 30 giorni, in base alle caratteristiche di volatilità (variabilità dei prezzi) dei diversi mercati. Conoscerlo aiuta a soppesare la profonda diversità dei risultati possibili e, di riflesso, la potenzialità di crescita propria di obbligazioni e azioni Glauco Maggi

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