Obbligazioni «atipiche» tra sorprese e illusioni di Gianluigi De Marchi

Obbligazioni «atipiche» tra sorprese e illusioni Obbligazioni «atipiche» tra sorprese e illusioni S E è vero che un vecchio proverbio recita: «Non è tutto oro quel che luccica», è altrettanto vero che, in un mercato finanziario globale, i proverbi sono diventati fuori moda, non più in linea con il computer, lo switch, la securitization e via di questo passo... Negli ultimi mesi, poi, c'è stato un vero e proprio boom di prestiti obbligazionari dai nomi reboanti (di solito in inglese, per la brutta mania di etichettare con termini sovente incomprensibili i titoli, forse nella speranza di venderli meglio). A RUBA Sembra una gara tra istituti a medio termine, banche (c, in certi casi, addirittura compagnie di assicurazione) per accaparrarsi l'attenzione dei risparmiatori e conquistarsi capitali da utilizzare per la propria attività. Il fatto è che ormai, con i tassi al 3% annuo, le obbligazioni «tradizionali» non le vuole più nessuno e rischiano di non essere sottoscritte; un «reverse floater capped» va a ruba e viene sottoscritto senza esitazione. Sempre, invece, conviene fermarsi a riflettere, cercando di capire bene le caratteristiche dei titoli «nuovi»; perché non è tutto oro quel che luccica. Tuttosoldi ha raccolto alcuni esempi tra i prestiti più innovativi lanciati negli ultimi tempi, e vi offre una «guida ragionata» per poter investire con cognizione di causa, e non alla cieca. PRODOTTI SIMILI Prima di tutto, un'osservazione d'obbligo: le forme con le quali vengono presentate le nuove obbligazioni sono diversissime in apparenza, ma la sostanza non cambia se non per lievi scostamenti. Può sembrare una semplificazione eccessiva, ma è proprio così. Per rendersene conto è sufficiente pensare al meccanismo alla base di ogni prestito. Quando una banca o un ente emette delle ob¬ bligazioni, si indebita con il pubblico, e s'impegna a pagare un certo costo per raccogliere il denaro. Il costo è praticamente uguale per tutti, grazie al mercato finanziario che rende uniformi le condizioni: se oggi il denaro costa il 5% significa che a quel tasso c'è chi è disposto a «venderlo» e chi è disposto a «comprarlo». PROMOZIONE Poiché veniamo da un periodo nel quale ci eravamo «abituati» a tassi d'interesse alti, accettare oggi un 3-4% ci sembra una miseria; e siamo pronti a correre a fare la fila per sottoscrivere titoli che promettono il 7% o addirittura il 10% (non facciamo assolutamente rife- rimento a quelli di Paesi emergenti, che rappresentano un caso a parte) senza neanche farci due conti sull'effettiva convenienza dei titoli. Possibile che quando il denaro costa il 5% ci sia qualcuno disposto a pagarlo il 15%? Sicuramente no, e allora o si tratta di un titolo con un forte rischio (ad esempio emesso dall'Ucraina) o si tratta di un caso di «abbacinazione finanziaria», di una presentazione commerciale, studiata da esperti di marketing, per vendere meglio. Tali titoli costano sempre, per l'emittente, il 5% ma al sottoscrittore rendono, in apparenza e solo in apparenza, molto di più. Gianluigi De Marchi

Luoghi citati: Ucraina