SET, SUONO & LUCI
SET, SUONO & LUCI SET, SUONO & LUCI Idue corsi torinesi di «Il set, il suono, le luci», parte centrale di un progetto interregionale promosso da Aiace nazionale e Poliedra con il contributo del Fondo Sociale Europeo e del ministero del Lavoro, trovano una ragion d'essere senza dubbio nella situazione produttiva in pieno sviluppo in Piemonte. Si è fatto parecchio cinema a Torino negli ultimi 2 anni, rispetto al passato e 1'«arrivo» di nuove produzioni, comprese quelle auspicate di fiction televisiva, implica personale locale professionalmente qualificato. L'interesse dei corsi va, però, al di là della sola (importante) logica di mercato. Negli Anni Novanta il cinema e la televisione hanno subito mutazioni tecnologiche impressionanti che hanno portato con sé trasformazioni estetiche ancora in corso. L'evolversi delle telecamere digitali, il montaggio Avid, la ricerca (amplissima) sul sonoro e la presa diretta sono gli elementi più evidenti: novità che non necessariamente hanno soppiantato i mezzi tradizionali di fare cinema e televisione, spesso anzi interagendo creativamente con essi. Parallelamente all'evoluzione dei materiali, riteniamo sia necessario elaborare un'adeguata didattica capace di far cono- SE scere in concreto nuove e vecchie tecnologie e, nello stesso tempo, di far comprendere le potenzialità espressive legate alle mutazioni in corso. Il rigore dei corsi si potrà giudicare soltanto a posteriori. Un dato è, però, sin d'ora indiscutibile: la durata (600 ore ciascuno, di cui 160 di lavoro sulle attrezzature, 80 su un set appositamente allestito e 160 di stage in aziende del settore), a testimoniare il rifiuto di improvvisazioni. In questo senso, Aiace e Poliedra hanno già alle spalle una loro piccola «storia» con i seminari sul suono e sulla musica tenuti nel '95 e nel '97 da registi (Silvio Soldini, Emidio Greco), musicisti (Luis Bacalov, Gianni Venosta), teorici (Michel Chion), fonici (Giuseppe Napoli, Mike Billingsley). Personalità di prima fila che hanno spesso fatto lezione in codocenza, prefigurando la realtà lavorativa sul set che impone un continuo confronto e integrazione di competenze. Tra i docenti, citiamo soltanto i primi che terranno le loro lezioni: Luca Bigazzi, direttore della fotografia di Amelio, Marto- CI ne, Soldini, Archibugi; Mike Billingsley, montatore del suono per Bernardo Bertolucci e Tornatore; Michel Chion, raffinato studioso del cinema come «arte sonora», i cui testi fanno scuola nelle nostre università; Mario Iaquone, nastro d'argento per il suono; Gherardo Gossi, direttore della fotografia di Ferrario e Chiesa; Federico Savina, responsabile italiano dei sistemi dolby; Emidio Greco, di cui sta per uscire «Milonga» con Giannini; Liborio Termine, docente al D.A.M.S.; Gaetano Stucchi, direttore U.E.R. (Union Européenne de Radiotelevisioni, l'ente ginevrino che riunisce tutte le televisioni pubbliche europee e le principali private. E ancora: tecnici che hanno attraversato tutte le fasi del nostro sistema mediologico, testimoni come Gianni Rondolino o Lorenzo Ventavoli e i più importanti autori di lungometraggi di «area torinese» con cui istituire un utile confronto sui diversi metodi di lavoro. «Il cinema non s'insegna, s'impara», diceva tanti anni fa Godard. Forse da questi «insegnanti» è possibile imparare qualcosa. Gianni Volpi Enrico Verrà
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