Cattive ragazze di Gramellini

Cattive ragazze Cattive ragazze SARA' perché ci andiamo spesso, sarà perché la sospensione della rubrica di Gramellini «Il film della settimana» ci ha gettate in una cupa malinconia, fatto sta che sentiamo il bisogno di parlare di cinema. Ve l'abbiamo detto, no?, che l'adoriamo: se per una settimana di fila non ci andiamo, ci sentiamo come monche. Però è una fatica, e non solo perché ci sono film pesanti e/o mutili e/o stupidi. E' una fatica affrontare i gesti e gli inconvenienti del cinema. A partire dalla coda alla cassa. 10 Bionda non la faccio mai, perché dimentico di prendere il resto, ed è sempre una delle altre due Spies a farla per tutte e tre. Ora, sia la Rossa che la Bruna non hanno una borsa, ma uno zainetto - comodo finché sta sulla schiena, scomodo quando si deve prendere qualcosa: se le mani sono occupate a reggerlo, come si fa a rovistarci dentro? La poveretta che fa la coda lo appoggia su una coscia, lo tiene con una mano e con l'altra cerca 11 portafoglio, se lo ripassa sulla schiena, paga, prende il resto e i soldi delle due che non hanno fatto la coda, fra le dita si ritrova i biglietti i soldi il portafoglio, distribuisce i biglietti, schiaccia i soldi nel portafoglio, lo richiude. Una sudata, nonché un ottimo metodo per scaldarsi in inverno. Ed eccoci in sala. Non essendo né aquile né valchirie scegliamo una fila del primo settore, sperando che nessuno si sieda davanti a noi. Povere illuse: è matematico che, a film iniziato, si siederanno fra noi e lo schermo tre campioni di basket o tre bellicapelh* alla Branduardi - unica alternativa, un misto di campioni e bellicapelli. Contorcendoci sulle poltrone, cerchiamo comunque di concentrarci sul film. Concentrazione resa quasi impossibile da quelli seduti dietro: è matematico che, mentre quelli davanti stanno zitti e immobili, quelli dietro ridono, si agitano facendo tremare non meno di dieci file, commentano ad alta voce o perfino descrivono ciò che accade. Così perdiamo metà film a dirci che basta, adesso ci voltiamo e gliene diciamo quattro... ma se lo facciamo, quelli dietro ci guardano stupiti, poi soffocano una risatina, infine riprendono a parlare e a muoversi. Fine del film. Noi Spies usciamo, insoddisfatte e con l'osso sacro massacrato (domanda: perché, se un film è lungo, lo proiettano esclusivamente in una sala scomoda?). Eppure continuiamo ad andare al cinema. In attesa di grandi emozioni, in attesa che Gramellini torni a farci divertire, riflettere e magari discernere tra film e film.

Persone citate: Branduardi, Gramellini, Spies