All'Alfieri di Silvia Francia
All'Alfieri All'Alfieri LA professione della signora Warren" fu scritta nel 1894 per attirare l'attenzione del pubblico sulla verità del fatto che la prostituzione è causata non dalla depravazione delle donne o dalla scostumatezza degli uomini, ma semplicemente dall'essere le donne così vergognosamente malpagate, sottovalutate e sfruttate, che le più povere di esse sono costrette a ricorrere alla prostituzione se vogliono mantenersi in vita». Ecco una dichiarazione d'intenti firmata George Bernard Shaw, beli'e pronta per «spiegare» cosa mai indusse mai l'autore irlandese - a sfidare gli animi puritani portando in scena un tema, per l'epoca, tanto scottante e scioccante. Sin troppo prevedibile, l'ostilità della censura, che impedì la messa in scena del testo pubblicato nel '98 sino al 1905, quando «La professione della signora Warren» approdò sulle scene di Londra e, poco dopo, di New York. Seguirono infiniti allestimenti, a partire da quelli francesi: della Compagnia LugnéPoe per la regia di Jacques Rouché (1912) e nella versione diretta da John Wall e interpretata da Emmanuelle Riva ( 1956). Memorabile pure la versione tedesca del Berlin Ensemble con Gisela May. In Italia, «La professione delle signora Warren» debuttò con la Stabile Romana nel 1909, mentre nel '20 vi si dedicò Emma Gramatica per il Teatro Argentina. E, ancora, nel '43, furono Sarah Ferrati e Rina Morelli ad interpretare il testo per il Teatro Eliseo, che nel decennio successivo ripropose, la commedia con Andreina Pagnani e Olga Villi. Oggi, è la Plexus T di Lucio Ardenzi a presentare il testo di Shaw nella versione di Antonia Brancati e per la regia del versatile Patrick Rossi Gastaldi. Lo spettacolo, in cartellone all'Alfieri dal 15 al 20 dicembre (ore 20,45, festivo 15,30) per la sta- gione dello Stabile torinese, vedrà in scena una singolare accoppiata d'attrici: una signora della prosa come Anna Proclemer e la frizzante, multimediatica Claudia Koll. Certo, sono trascorsi un secolo e molte idee dall'esordio della commedia, e non ci si aspetta che desti scandalo la storia della disinvolta Mrs. Warren, arricchitasi con prostituzione e gestione di case di tolleranza e dell'ignara figlia Vivie, sconvolta dalla scoperta del business materno. Ma il testo di Shaw non per questo perde efficacia, nè sembra meno lucida la sua riflessione sulle forme complesse e contradditorie dell'organizzazione sociale e «di una vita civile goffamente incongura», come suggerisce il regista Rossi Gastaldi. E, d'altronde, la tesi della prostituzione «organizzata e sfruttata come un grosso commercio internazionale» (sono parole di Shaw), può ben valere per molti altri casi e settori, stigmatizzati in ogni tempo dai moralismo collettivo. Ci viene in aiuto lo stesso Shaw con una battuta: «se nella società troviamo ciò che chiamiamo vizio in luogo di ciò che chiamiamo virtù, è semplicemente perché paghiamo il vizio più della virtù». In occasione delle recite torinesi, la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università in collaborazione con il Centro Studi del T.S.T., organizza un incontro-lezione (condotto dal docente Paolo Bertinetti) con gli attori della Compagnia per il 17 dicembre alle 15, nell'aula 5 bis del Palazzetto Aldo Moro. Per il ciclo di video teatrali dell'archivio Rai, I grandi interpreti, lo Stabile propone inoltre, il 14 alle 20,45 al Carighano, la proiezione a ingresso libero di «Filumena Marturano» di Eduardo (1962), con Regina Bianchi e Angela Pagano. Silvia Francia All'Alfieri
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