LIVERMORE, CHE SAGOMA

LIVERMORE, CHE SAGOMA LIVERMORE, CHE SAGOMA Voce narrante di «Pierino» nel concerto Rai del 17 e 18 SE c'è una sagoma in giro, questa è Davide Livermore. Diventato tenore, a suo dire, dopo essere stato scartato dalle giovanili del Torino Calcio e aver dovuto quindi rinunciare alla sognata carriera pedatoria, si autoproclama «uomo di mondo», avendo studiato al Conservatorio di Cuneo. Torinese ma nipote di fantini inglesi (sono sempre rivelazioni sue), è dotato di una verve irresistibile che lo fa prediligere in parti operistiche di particolare brillantezza: per esempio, nell'ultima «Turandot» del Regio interpretava uno dei ridicoli ministri di corte. E' sicuramente per questo che la l'Orchestra Sinfonica Nazionale Rai lo ha scelto come voce narrante per il «Pierino e il lupo» di Prokofiev che sarà presentato al Lingotto giovedì 17 alle 20,30 e venerdì 18 alle 21, con la direzione di Eliahu Inbal. Per la cronaca: il concerto, che comprende anche la «Sinfonia K 543» di Mozart e la «Classica» dello stesso Prokofiev, verrà eseguito il sabato anche a Milano. Inoltre, tenendo fede all'intento originariamente didattico del «Pierino» (venne scritto nel 1936 per far conoscere gli strumenti musicali alla gioventù), alla prova generale di giovedì 17 mattina assisteranno 1200 studenti appartenenti a Istituto Boselli, Liceo Gobetti, Ite Erasmo da Rotterdam, Scuola Civica Monti, Ipsia Galilei, Ite Levi, Itas Dalmasso di Pianezza, Istituto D'Oria di Ciriè, Liceo Newton di Chivasso. Non prima di avere sottolineato come in questi ultimi tempi la fiaba musicale di Prokofiev abbia fatto registrare a Torino e dintorni una presenza forse senza precedenti, è opportuno ricordare che la «Sinfonia Classica» con la quale si chiuderà la serata fu scritta nel 1917 e presenta uno stacco nettissimo rispetto, ad esempio, alle «Suite Scita» del 1915. Quest'ultima, spinta fino al cacofonismo, aveva sollevato scandalizzate rimostranze. Con la «Classica», il compositore tacita i benpensanti richiamandosi esplicitamente ad Haydn; ma, come farà anche nel 1937 Shostakovic con le esplosioni bandistiche finali della «Quinta Sinfonia», camufferà l'autocritica dietro sarcasmi e ironie che i superciliosi censori non erano in ^rado di cogliere. Il «fll rouge» classicistico della serata ha ovviamente il capo d'avvio con la «Sinfonia in mi bemolle maggiore K 543» di Mozart, composta nella pace agreste della periferia viennese. Anche in questo caso - come per la «K 550 in sol minore» e la «K 551 in do maggiore», scritte poche settimane dopo - si coglie il richiamo ad Haydn; ed anzi, notando che le tonalità sono le stesse, qualcuno ha visto un aggancio di queste ultime tre sinfonie mozartiane con le ultime tre «londinesi» di Haydn. [1. o.l

Luoghi citati: Chivasso, Ciriè, Cuneo, Milano, Pianezza, Rotterdam, Torino