IL NOBILE, IL VALDOSTANO E LA GUERRA SULLA TOFANA

IL NOBILE, IL VALDOSTANO E LA GUERRA SULLA TOFANA IL NOBILE, IL VALDOSTANO E LA GUERRA SULLA TOFANA LA GUERRA DI JOSEPH Enrico Camanni Vivaldo pp. 200 L. 28.000 A una decina d'anni l'attenzione degli editori verso le montagne ha trovato spazio e lettori; alcune Case editrici, poi, hanno delle vere e proprie collane sull'argomento: penso alla Zanichelli di Bologna, alla CDA di Torino, alla Manfrini di Rovereto, alla Priuli e Verlucca di Ivrea, alla Musumeci di Aosta, all' Athesia di Bolzano e poi alle pubblicazioni di Enti come il Museo nazionale della Montagna di Torino, a quello della Gente Trentina di San Michele, alle Comunità Montane, Province e Regioni. Insomma ogni anno in primavera, alla Mostra dell'Editoria di Montagna che viene fatta a Trento, possiamo vedere e conoscere ria d guna esposizione di libri che vanno dalla saggistica più specializzata alla narrativa, dallo sport alla fotografia, al turismo. Tutto sull'argomento. Nella mia lontana giovinezza non ho ricordo di tanti Ebri sulla montagna; anche se avevo pochi soldi in tasca quando mi capitava l'-iccasione amavo frequentare le librerie e di quel tempo, 1935, ancora conservo un libretto in brossura, Manuale dell'alpinista, che insegnava Tabe a un ragazzo che amava l'avventura. Con avidità cercavo anche sul giornale di mio padre, La Gazzetta del Popolo, le cronache delle imprese di Soldà, Comici, Gervasutti, Piaz. Oggi, a Torino, c'è anche la Vivalda Editori che nella collana «I Licheni» raccoglie e pubblica la narrativa. Finora sono una quarantina di titoli, tutti ad alta quota. Possiamo trovare la montagna di Alexandre Dumas e di De Amicis ma anche di Boccalatte, Castiglioni, Marami e via via fino a Bonington, Simpson, Diemberger, Rébuffat; Messner, Marchi. Recentemente, con il n. 37, è uscito un libro di Enrico Camanni che già nei «Licheni» aveva pubblicato Cieli di pietra -La vera storia diAmé Gorret, il famoso selvaggio e acuto prete valdostano, e ora questo dal titolo La guerra di Joseph. Joseph, di cognome Gaspard, è di Valtournenche, guida alpina di buon nome e la guerra è quella del 1915-1918 della quale quest'anno cade l'ottantesimo della fine. Tra le tante pubblicazioni, anche belle e notevoli che ci ricordano quel tempo, questa di Camanni mi pare la più umana e più vicina al valore dell'uomo piuttosto che a quello del soldato. Questo libro non lo dobbiamo leggere come opera storica sulla Grande Guerra, ma come incontro di due uomini molto diversi per condizione sociale, cultura e ambiente di vita uniti dalla passione per la montagna, da reciproca stima e dal leale carattere. Il loro primo incontro era avvenuto nell'inverno del 1913 sul ghiacciaio del Lys; due cordate salivano verso la Gnifetti, Joseph Ga¬ spard di Valtournenche e guida del Cervino era davanti con due clienti; Ugo Ottolenghi di Vallepiana, giovane studente di origine ebrea nato a Firenze e alpinista con pura passione, li seguiva assieme a due compagni. Gaspard li aspetta; poi proseguiranno assieme. Immediata la conoscenza e spontanea la stima tra i due capicordata: «Con un uomo così - si dice il giovane Ugo Ottolenghi dopo averlo osservato -, si può andare tranquillamente da qualunque parte». Gaspard era guida alpina di grande qualità, già aveva salito il Cervino dalla cresta del Fùrggen come prima assoluta assieme a Mario Piacenza, attraversato il Monte Bianco in pieno inverno passando dalla cima e con la spedizione Piacenza era stato anche in Himalaya salendo i settemila metri del Kun. Nella primavera del'15 fu costretto a lasciare la sua valle perché richiamato in fanteria; il suo reggimento è sul Garda. Come richiamato anziano - ha trentaquattro anni, tre figli e un quarto in arrivo - diventa attendente di un ufficiale; ma poi lo mandano a Roma, al Deposito del suo reggimento. Ugo Ottolenghi di Vallepiana, invece, si arruola volontario negli alpini e a Torino, nella caserma del 3° Reggimento, frequenta il primo corso per aspiranti ufficiali. Nel gennaio del '16, avuta la nomina, istruisce i reparti sciatori a Bardonecchia. A marzo comanda un plotone di alpini sciatori sul fronte dello Giudicane. Intanto sulle Dolomiti la guerra si fa salendo pareti verticali. In quel primo anno erano avvenute più imprese alpinistiche che battaglie, scontri tra pattuglie in cordata e colpi di mano per conquistare quote dominare), e il sottotenente Ottolenghi dicyJepiana, richiesto da qualcuno cSAd conosceva per la sua fama di sedatore, arriva anche lui su quel fronte. Il colonnello Tarditi, che comandava il «Settore Tofane», mia sera lo chiama dalla posizione di Fontana Negra, dove il 20 luglio dell'anno precedente era stato colpito in fronte da un cecchino quell'imprudente generale Antonio Cantore, gli indica la parete della Prima Tofana, o di Rozes. Da quella cima alta più di tremila metri gli veniva facile far cadere il Castelletto che gli chiudeva la strada verso la Val Travenanzes; ma lassù bisognava arrivarci senza farsi scorgere dagli austriaci e unica via era un camino che saliva la parete, «liscio e marcio come una grondaia». Il sottotenente Ottolenghi scruta quella parete che non gli è proprio ignota e al colonnello Tarditi risponde che conosce un uomo che sarebbe capace di farcela: Giuseppe Gaspard, un anziano fante richiamato, che fa servizio in un deposito di Roma. Arrivò a Belluno dopo un faticoso viaggio in tradotta, l'ultimo tratto lo fece a piedi e tra le montagne si ritrovò più a casa che a Roma. Lo misero in forza nel battaglione Belluno, gli diedero scarponi e cappello d'alpino. Ritrovò il sottotenente Vallepiana e fecero cordate assieme. Furono i primi a salire il «camino» sulla parete Sud della Prima Tofana. Fu un'ascensione durissima e pericolosa, con rischi mortali superati con grande fortuna in quattro giorni. Altre due settimane di lavoro furono necessarie, con alpini volontari, per attrezzare la parete con trecento metri di scaie a corda e trecento di corde fisse al fine di far arrivare a 3225 metri una mitragliatrice e un lanciamine che avrebbero dovuto intervenire subito dopo l'esplosione della grande mina del Castelletto. Per la storia alpinistica delle Tofane quello divenne «il cammino degli alpini». Questo, ma anche altro, racconta il libro di Camanni; quello che più risalta in questa storia di guerra è l'amicizia tra il nobile fiorentino e 0 montanaro valdostano che l'amore per la montagna avevano fatto incontrare in una gelida mattina d'inverno sul ghiacciaio del Lys, e la guerra sulle Dolomiti vivere un'esperienza indimenticabile. Mario Rigoni Stern LA GUERRA DI JOSEPH Enrico Camanni Vivaldo pp. 200 L. 28.000 La guerra del ' 15-' 18 tra le vette dolomitiche: il romanzo di Enrico Camanni, racconta quella del soldato Joseph, una guida di Valtournenche, che sulle Tofane tracciò «il sentiero degli alpini»