MALRAUX, UN CLANDESTINO IN VOLO NELLA BUFERA

MALRAUX, UN CLANDESTINO IN VOLO NELLA BUFERA MALRAUX, UN CLANDESTINO IN VOLO NELLA BUFERA IL TEMPO DEL DISPREZZO André Malraux trad. di Caterina Manfredi Passigli pp. 96 L 18.000 I tutti i libri di Malraux II tempo del disprezzo è certo il meno fortunato. Nel '35, quando uscì a puntate sulla Nouvelle Revue Franqaise, i lettori che due anni prima avevano osannato La condizione umana non nascosero la loro delusione di fronte a quella breve eppur verbosa storia di un dirigente comunista che, dopo nove giorni di detenzione in un campo di concentramento della Germania nazista e un volo ardimentoso nella bufera, toma alla lotta clandestina corroborato dalla scoperta della fraternità virile. In mezzo c'era stata la presa del potere da parte di Hitler e Malraux si era trasformato da sensibile testimone dei rivolgimenti politici del suo tempo in mi- litante dell'antifascismo internazionale: aveva protestato contro l'espulsione di Trockij dalla Francia, era andato a Berlino per chiedere a Goebbels la liberazione di Thaelmann e Dimitrov, aveva preso la parola a Mosca al Congresso internazionale degli scrittori. Soprattutto aveva maturato la convinzione che, ora che l'emergenza storica rendeva inattuali gli antagonismi individuali di cui si erano nutriti, il tempo dei romanzi fosse tramontato e fosse tornato invece quello della tragedia, e di una tragedia ridotta ai suoi due personaggi fondamentali, «l'eroe e il suo senso della vita». Così, al momento della pubblicazione in volume, aveva sentito il bisogno di rispondere alle critiche con una nota dell'autore, in cui rivendicava all'arte la missione di «cercare di dare coscienza agli uomini della grandezza che ignorano essere in loro stessi» e individuava questa grandezza nella fraternità umana e, più esplicitamente, nel comunismo, che «restituisce all'in¬ dividuo la sua fertilità». Ma il racconto - Malraux lo chiamava «nouvelle» - non ebbe per questo migliore accoglienza: continuarono a non piacer j né il tono tra epico e lirico che privava l'esperienza del campo nazista di ogni forza documentaria, né l'impianto troppo rigidamente didascalico della vicenda. E' una sorta di teorema: da solo l'uomo si smarrisce, si salva, anzi realizza il difficile compito di essere uomo, soltanto se scopre e valorizza i propri legami con la collettività. E la dimostrazione la dà Kassner, il protagonista quando rischia deliberatamente la vita per far sparire una lista di nomi che sarebbe stata fatale ai suoi compagni; la danno i flebili segnali dell'altrui sofferenza - un messaggio captato attraverso i muri, i graffiti lasciati dagli altri prigionieri - che bastano a salvarlo dal baratro di paura e di follia in cui l'aveva fatto precipitare la solitudine; la danno soprattutto l'ignoto compagno che sacrifica la propria vita per restituirgli la li¬ bertà, il pilota che rischia la sua per portarlo in salvo in Cecoslovacchia, la moglie e i compagni che ritrova a Praga a combattere per la sua stessa causa. Per Kassner, dopo tanti dubbi e sgomenti, è una scoperta esaltante: sul piccolo aereo ormai completamente in balia della bufera che infuria sui Carpazi gli sembra di essere, lui e il suo compagno, «come sfuggiti alla gravitazione, sospesi da qualche parte nell'universo con la loro fraternità, aggrappati alla nuvola in un combattimento primitivo, mentre la terra con le sue prigioni continuava sotto di loro una corsa che non avrebbero più potuto incrociare». «Non è la passione che distrugge l'opera d'arte, è la volontà di dimostrare», scriveva Malraux in quella stessa nota, senza accorgersi in quel momento di trasformare la difesa del libro in una sua irrevocabile condanna. Deve però essersene ben accorto in seguito, perché negli ultimi anni lo definiva un navet, «una pizza», e si e sempre opposto ostinatamente alla sua ristampa. Che effetto può fare dunque al lettore di oggi, fuori della temperie storica che l'ha propiziato e dopo che non solo sono naufragate le ideologie, ma si sono anche offuscate le tensioni morali che sapevano suscitare? Nella peggiore delle ipotesi, quello di un relitto di un tempo troppo presto diventato remoto e non più capace di agitare memorie e passioni; nella migliore, quello di una testimonianza, forse ingenua ma perciò ancora più preziosa, di un'epoca di coraggiose speranze e di un momento cruciale - quello del passaggio dalla letteratura all'impegno, dalla spedizione aerea nello Yemen alla ricerca della capitale della regina di Saba alle mcursioni della squadriglia «Espana» su Temei e su Màlaga, dalla Condizione umana a L'espoir - di una delle più affascinanti avventure intellettuali e umane del secolo. Giovanni Bogliolo «11 lampo del disprezzo», una nouvelle di scarsa fortuna subito dopo «La condizione umana» IL TEMPO DEL DISPREZZO André Malraux trad. di Caterina Manfredi Passigli pp. 96 L 18.000 TINO A del disprezzo», uvelle di scarsa una subito dopo dizione umana»

Luoghi citati: Berlino, Cecoslovacchia, Francia, Germania, Mosca, Praga, Yemen