ABBIAMO RISCRITTO I PROCESSI SPOSI di Stefano BartezzaghiGuido Ceronetti

ABBIAMO RISCRITTO I PROCESSI SPOSI ABBIAMO RISCRITTO I PROCESSI SPOSI / titoli reinventati dai nostri letto/ SELEZIONARE i giochi che dovevano entrare in Sfiga all'OK Coirai (Einaudi) non è stato particolarmente crudele. Il libro è nato ed è strutturato come un film, la storia di quelli che si sono divertiti a cambiare una lettera nei titoli dei film. Per il libro c'erano a disposizione migliaia di esempi mandati dai lettori della rivista telematica Golem : bisognava rendere l'idea di un baccanale, come in quelle serate in cui se ne dicono tante, ma tante, ma tante, e ormai si ride quasi per nulla e si è particolarmente contenti di essere al mondo. Non si trattava di fare una classifica dei giochi più belli ma, come per le scene cinematografiche, di montare quelle funzionali al discorso: le scene sono «buone» («Buona la prima!»), non sono «belle». Ora che il gioco si è spostato su Tuttolibrì, e sui titoli dei classici in pochi giorni sono arrivate mia cinquantina di lettere, ognuna contenente vari giochi, e bisogna dare conto dei dieci esempi migliori. Aiuto! Come si fa? E' inevitabile scartare giochi anche molto buoni. Per esempio i giochi sui titoli che non siano passati in proverbio o giù di lì: io ne ho con servato uno solo, l'ultimo sull'«arrostito» ceronettiano. Tutti gli altri li ho sacrificati, perché se il titolo originale va dichiarato il gioco perde immediatezza. Per esempio, dal Vento largo di Biamonti, Rosa Dimichino (Torino) ha ricavato mi bel Vesto largo: diario di un ex-sessantottino che passa dai blue-jeans ai più comodi vestiti casual. Oppure da un titolo di Paul Auster in cui si parla di «Caso», Maria Pia Brenni (Mendrisio, Svizzera), trae uno strepitoso Musica del naso, ambientato nel Music Hall ottocentesco, fra ventriloqui e petomani: è la storia di un artista che incanta il pubblico con melodie emesse con le narici. Tolti i giochi che non rispettavano le regole (era richiesto di sostituire, scartare o aggiungere una e una sola lettera), tolti i giochi che erano già stati fatti su Golem e magari citati nel libro, tolti i giochi che a me sono sembrati un po' sciapi ne resistevano ancora molti più di dieci. Ho tolto quelli ricorrenti: le Ventimila leghe di Venie diventano quasi unanimemente Ventimila beghe (o peggio); Jack London ha distribuito sul territorio molte confezioni della sua Panna bianca, e Salgari ha incendiato molte fantasie, con le avventure del suo losco Borsaro nero. Tutte le isole, poi, diventano asole: L'asola del tesoro, L'asola del giorno prima, L'asola di Arturo..., Orlando è sempre curioso, gli sposi sono tutti promossi: tutti tranne quelli di Luca Berrinzoni (Milano) che mi riassume la trama de I processi sposi: due magistrati comaschi, Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, vogliono unire due processi per corruzione, ma l'autorità politica si oppone grazie a forze dell'ordine deviate, collusioni con la malavita organizzata, frange corrotte della magistratura e della Chiesa, legulei compiacenti. In alcuni casi, i giochi parevano apparentarsi. Soprattutto mi ha incuriosito la coincidenza di due esempi di ortopedia veterinaria, con la verghiana Storta di una capinera (diagnosi di Nicolò Di Gesaro, Isnello, PA) e La cavalla storta (diagnosi di Lorenzo Cremona, Ve- negono, Varese: più che di un omicidio si trattò di un banale incidente). A questo punto, per selezionare i dieci della classifica finale ho agito d'istinto, come la macchina del photo finish che pondera distacchi invisibili. Sono rimasti fuori le Voglie d'erba di un Walt Whitman freakettone, in anticipo sulla beat generation (Tiziano Ferrerò, Rocca Canavese, TO); l'Alessandro Baricco di Feta, storia di un formaggiaio greco che vuole carpire i segreti della toma piemontese (Giuliano Poletto, Torino); il Mondo salvato dai magazzini di Elsa Morante, un incubo di una società in cui il supermarket è il tempio di una nuova religione (Leandro Piantini, Firenze!; la Katerina Kolosimo dei Poteri segreti della menta, un saggio di erboristeria occulta (Leonardo Perona, Ivrea)... Sono rimasti dieci titoli, con un salto dal Kamasutra a Dostoevskij. C'è rimasta anche la voglia di giocare. Andiamo avanti? Se vi vengono altri giochi (scegliendo le strenne di Natale, scartocciandole sotto l'albero, banchettando con parenti e amici, salutando l'anno nuovo) mandateli a Stefano Bartezzaghi, «Il gioco dei titoli», La Stampa ■ Tuttolibrì, via Marenco 32, 10126 Torino. Ne riparleremo a gennaio. Stefano Bartezzaghi Guido Ceronetti: i lettori hanno trasformato il suo titolo «La pazienza dell'arrotino» nel provocatorio «La pazienza dell'arrostino»

Luoghi citati: Firenze, Isnello, Ivrea, Milano, Svizzera, Torino, Varese, Venie