Dylan Dog: cultori in cattedra per l'indagatore dell 'incubo

Dylan Dog: cultori in cattedra per l'indagatore dell 'incubo FUMETTO Dylan Dog: cultori in cattedra per l'indagatore dell 'incubo ASSATA la tempesta dei libri su Tex Willer, la saggistica sul fumetto torna ad occuparsi del suo personaggio cult: Dylan Dog. Liberi dalla mania catalogativa degli anniversari, i testi sull'indagatore dell'incubo non mancano di profondità. Claudio Paglieri replica il suo divertente lavoro texiano con la stessa affettuosa ironia che gli era valsa l'irritazione dell'ala pura e dura dei fumetto- P grafi: Mi chiamo Dog, Dylan Dog, analizza la vita editoriale dell'indagatore dell'incubo, passata al vaglio di un commento tanto puntuale quanto pungente. Decisamente più serio il tono di Dylan Dog. Indocili sentimenti, arcane paure, curato da Alberto Ostini per Euresis (pp. 200, L. 20.000). Ostini frequenta i fumetti da professionista, scrivendo soggetti e sceneggiature per le edizioni Bonelli, ma qui ha riunito firme pesanti della cultura «ufficiale», da Giulio Giorello a Fausto Colombo. Il volume si apre con un lungo dialogo tra Umberto Eco e Tiziano Sciavi, il padre di Dylan, e prosegue analizzando il sentimento, la paura, il senso del viaggio. Ponderoso, nonostante il titolo easy, anche Disturbo se fumetto? di Raffaele Maiitegazza e Brunetto Salvarani (Unicopli, pp. 232, L. 15.000). Guido Tiberga MI CHIAMO DOG, DYLAN DOG Claudio Pagi ieri Marsilio pp. 138 L. 22.000