SARDI ALLA CATALANA RICETTA PRE COSSIGA

SARDI ALLA CATALANA RICETTA PRE COSSIGA SARDI ALLA CATALANA RICETTA PRE COSSIGA Sassari contro Madrid: era già successo nel 1909 SASSARI contro Madrid? Così parrebbe scorrendo le cronache politiche degli ultimi tempi e vedendo come Madrid e i suoi governanti abbiano vissuto come una spina nel cuore la recente visita di un illustre sassarese, l'ex presidente Cossiga, ad esponenti del separatismo basco. Nonché l'attenzione sempre più intensa prodigata verso la leadership autonomistica catalana. Situazione che, secondo alcuni, si può spiegare guardando agli scenari politici futuri. Vale a dire alle prossime elezioni europee e al baricentro che in vista di queste dovranno trovare le forze di centro: sia quelle moderate che quelle più vicine ai cattolici popolari. E queste prossime alchimie spiegherebbero dunque le incursioni in terra di Spagna dell'ex presidente della Repubblica. E tuttavia basta correre indietro di qualche decennio, giungere all'inizio del secolo, ben vent'anni prima che Francesco Cossiga veda la luce a Sassari, per ritrovare la memoria di un'altra contrapposizione in cui buona parte delle città sarde fanno del governo centrale spagnolo l'obiettivo di una vastissima mobilitazione e di una vivace contestazione. Si era nel 1909 e, nell'estate, la violenta rivolta di Barcellona contro l'impresa militare che impegna l'esercito spagnolo nell'avventura coloniale in Marocco è repressa con violenza: è quella che la storia conosce come la «Settimana tragica». Tra gli arrestati - accusati di aver fomentato l'insurrezione contro le forze armate e il governo conservatore - è il pedagogo anticlericale Francisco Ferrer. In ottobre - alla notizia che Ferrer è condannato a morte e trasferito, 1 in attesa dell'esecuzione della sentenza, nella tetra fortezza di Motjuich che dal monte omonimo domina Barcellona ed è presente in tanti testi di Montalbàn - tutta l'Europa laica protesta, scende in piazza, sottoscrive manifesti contro il re Alfonso XIII e contro le gerarchie ecclesiastiche di Madrid che hanno premuto perché la condanna fosse quella capitale. Le manifestazioni di protesta sono tante, anche nei principali centri italiani, e tuttavia quella di Sassari e di numerosi centri della Sardegna acquista una forza particolare. E questo sia in ragione dei vincoli storici e culturali con la Catalogna sia per il particolare momento politico e sociale che sta vivendo l'isola: sono anni in cui «la Sardegna abbandona definitivamente il Medioevo e fa il suo ingresso nel mondo moderno», scrive Eduardo Blasco Ferrer presentando in un recente volume, curato da Nanneddu Corrias e Billia Fancello, la straordinaria produzione poetica di Antoni Cucca, un contadino povero e ufficialmente analfabeta nato a Dorgali nel 1882, dove trascorre (con l'eccezione degli anni de sa Gherra manna, «la grande guerra») tutta Una veduta del centro storico di Sassala sua lunga vita, che si conclude nel 1972. In questa Sardegna in tragica transizione - sottratta all'oblio grazie anche a cantori come Antoni Cucca del quale sono state salvate le composizioni, mai affidate alla scrittura, per la straordinaria capacità di ascolto e di memoria di Nanneddu Corrias, splendida figura di vignaiolo e militante comunista autodidatta - fanno parte la sua lunga vita, che si conclude nel 1972. In questa Sardegna in tragica transizione - sottratta all'oblio grazie anche a cantori come Antoni Cucca del quale sono state salvate le composizioni, mai affidate alla scrittura, per la straordinaria capacità di ascolto e di memoria di Nanneddu Corrias, splendida figura di vignaiolo e militante comunista autodidatta - fanno parte ancor prima delle mobilitazioni dell'ottobre del 1909 i durissimi scontri sociali che sconvolgono l'isola all'inizio del secolo. Già dal 1889, con la guerra commerciale che oppone l'Italia alla Francia, la Sardegna paga prezzi durissimi per l'impossibilità di continuare le sue esportazioni verso il porto di Marsiglia. Sintomo di questo doloroso malessere economico e sociale è il vertiginoso impennarsi del banditismo e dei reati di sangue che parevano in fase discendente: gli omicidi, che dai 225 del 1880 erano scesi ai 148 del 1887, salgono a 211 nel 1894, cinque anni dopo la crisi commerciale con la Francia. E le rapine da quota 92, registrata nel 1887, diventano, nel 1894, 222: «La lotta di classe - scriverà Gramsci di quegli anni - si confondeva col brigantaggio, col ricatto, con l'incendio dei boschi, con lo sgarrettamento del bestiame, col ratto dei bambi- ni e delle donne, con l'assalto al municipio: era una forma di terrorismo elementare...». La risposta dello Stato è la militarizzazione dell'isola e la mano dura delle forze dell'ordine si farà sentire per anni davanti a tutte le proteste sociali. In Sardegna le mobilitazioni per Ferrer del 1909 sono precedute, infatti, da durissime agitazioni legate a temi ben più immediati: la perdita del posto di lavoro e il carovita (a Cagliari scoppiano moti dopo che il Sindaco, a una delegazione di donne che protestano per l'aumento dei prezzi del pesce, ha detto «se le triglie vanno a due lire al chilo, faccio loro tanto di cappello e compro baccalà»). Per domare la città si fanno sbarcare, tra il 16 e il 18 maggio 1906, cinquemila tra fanti, carabinieri e marinai. La folla li prende a sassate. La truppa risponde a fucilate: ci scappano due morti e decine di feriti. Altri morti, in manifestazioni, cadono a Gonnesa, Villasalto, Bonorva, Nebida. La rivolta s'estende e si radicalizza con incendi di esattorie, distruzioni di caseifici e di cantine (imprese solitamente finite nelle mani di speculatori dopo il tracollo dell'economia locale). Gli arresti sono centinaia. Per i processi - celebrati nel 1907 - si deve aprire una chiesa sconsacrata, Santa Restituta, per contenere la folla degli imputati e dei testimoni. Davanti a questo turbinoso scenario la protesta per l'esecuzione di Ferrer, messo a morte il 13 ottobre 1909, rappresenta una specie di maestoso ritorno della protesta a toni corali, capaci di unire su uno stesso tema vaste moltitudini e i più diversi strati sociali dell'isola. A Cagliari, in un solenne comizio' indetto dalla sezione socialista della quale ai primi del 1911, appena tornato dal servizio militare, diventerà segretario Gennaro Gramsci - «il popolo decide di aderire all'iniziato boicottaggio delle merci di provenienza spagnola e di sostituire l'intitolazione della via Barcellona a Francisco Ferrer». A Sassari, il 17 ottobre, fin dal primo mattino - scrive lo storico Giovanni Maria Cherchi - «una folla imponente si riversa nell'emiciclo Garibaldi da dove si muoverà preceduta dalla banda... seguono le rappresentanze di numerose organizzazioni, la massa dei cittadini e dei lavoratori tra cui le più note personalità di Sassari». Tra la folla c'è un ragazzetto del liceo Azuni. Assiste al primo comizio della sua vita e, scrive lo storico Giovanni Maria Cherchi, da questa mobilitazione per l'esecuzione di Ferrer avvenuta a Barcellona «riceve un'impressione non fugace». Il liceale è Palmiro Togliatti. In seguito, nella sua vita avventurosa, non gli mancheranno i comizi. Né altri, e più diretti incontri, con le tragedie catalane. Oreste del Buono Giorgio Boatti La protesta scoppiò per la condanna dì Ferrei' che fomentò la rivolta contro il colonialismo in Marocco: cera anche il liceale Todiatti o Una veduta del centro storico di Sassari Da leggere: Antoni Cucca poeta durgalesu a cura di Nanneddu Corrias e Billia Fancello Cagliari, Edizioni della Torre. 1998 Togliatti a Sassari 1908-191 I, Giovanni Maria Cherchi Roma. Editori Riuniti. 1972 Note per un'indagine gramsciana Renzo Laconi Rinascita Sarda. 15 giugno 1957 Omaggio alla Catalogna George Orwell Oscar Mondadori S