La coscienza del critico riflessa nei suoi quadri

La coscienza del critico riflessa nei suoi quadri Madrid, le sorprese della collezione Longhi La coscienza del critico riflessa nei suoi quadri SMADRID NCHE per chi conosce bene la Fondazione Longhi e ha frequentato con amore le stanze cariche di odori preziosi della fiorentina villa II Tasso (una storia di pendant reattivo ai Tatti berensoniani, sin dal nome) non potrà che rimanere sorpreso dallaa mostra che per la prima volta trapianta nella sua integrità l'intera collezione dell'inarrivabile critico d'arte (tranne i disegni, le miniature, le opere in cattiva condizione o di troppo periglioso trasporto). Si tratta di un'ottantina di opere che sarebbe banale chiamare capolavori: opere assolutamente preziose, originali, ognuna oggetto, anzi, soggetto privilegiato di uno sguardo affettuoso e fecondo. Non che in villa non si possano altrettanto apprezzare, beninteso: però sottratte a quel continuum ovattato di libri, oggetti, polveri austere e care memorie (che nell'originario ambiente carismatico un poco le impasta tra di loro) le tele in sé riverberano qui di una luce più nuda e iUurninante. Grazie anche ad un buon lavoro di didascalie e al catalogo Fundacion la Caixa, dove Mina Gregori, David Tabbat e José Milioua, prima firma straniera nel comitato di redazione di Paragone, la rivista di Longhi, tentano il difficile azzardo di spiegare anche agli stranieri l'indefinibile charme di questo «traduttore» dell'arte in intelligenza. Se guardiamo quel piccolo gioiello di Gerolamo di Benvenuto che è La neve miracolosa sull'Esquilino, con la caduta dei fiocchi che disegnano la pianta d'una chiesa da costruire, ebbene, pare di sentir crepitare la prosa pirotecnica del maestro: quegli angioletti che parano davanti alla veduta uno schermo bianco di lapilli diacci stanno approntando un cinemino di provincia. E' qualcosa che sta prima del mercato: Longhi scopre dei quadri misteriosi, che poi avranno un nome e diventeranno dei saggi. Su Borgianni, allora misconosciuto, su Caroselli, su Assereto, oggi considerato un imprescindibile del barocco: ed in quella scena così vorticosa e teatrale di ombre perigliose, sussurri pettegoli, curiosità affacciate e carnagioni malsane del Sansone e Dalila, sta condensato tutto l'esprit-Longhi, anche l'humor mordace. Quella vecchia incartapecorita che invoca inutilmente silenzio davanti a una poltrona'da Azzeccagarbugli in stile Cagnacci, quel capannello improvviso e rumoroso, il vacuo e roseo Sansone che si fa far fesso come nulla, dormendo beato in mezzo a quella ciurmaglia di vocianti. Basterebbe quel capolavoro tenebrista e riberesco deB'ancor oggi misterioso Maestro dell'Annunciazione ai pastori: lui se lo teneva in casa (come un chirurgo potrebbe tenersi un reperto organico) se lo rigirava tra gli occhi, lo mostrava agli allievi invece delle diapositive (che tempi immemorabili). Era brano spellata non di un decor di casa ma della sua officina mentale. Così, nella sotterranea coerenza di questa «biblioteca» visuale, che fa poche eccezioni per gli stranieri, non una di quelle opere ci pare immotivata, in decifrabilissimo percorso di assaggi. Ma è il gusto caravaggesco per la pittura di realtà che trionfa, con sgomente galline nella Pollivendola di Passerotti, quell'allegoria del gusto dove direttamente si tuffano dentro il bacile di minestra dei putti che sono bambinacci di quartiere, o il cruento Gesù Bambino di Borgianni che si getta sulla colomba con una smania di conoscere che quasi la rompe, come un giocattolo, o il vecchio di Ceresa, che si aggrappa alla realtà, con quel ghigno terroso della mano annodata alla poltrona. E ancora: quel cane di Sto- mer che abbaia di colori, le barbe verissime di Battistello e quel Pittor giovane di Fra Galgario che ha appena intinto il pennello nel sangue della vita, che gli chiazza pure la giubba. Marco Vallora Pasión por la pintura. Madrid, Fundacion La Caixa. Tutti i giorni tranne martedì, dalle 10 alle 20, sino al 7 gennaio Un particolare da '«Sansone e Dalila» di Gioacchino Assereto, una delle opere che meglio fanno comprendere la singolarità della collezione messa insieme dal grande critico Pietro Longhi, ora presentata a Madrid

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