PETROLIO il re dei bidoni

PETROLIO il re dei bidoni Il crollo dei prezzi favorisce il matrimonio fra due delle «sette sorelle» del cartello creato nel secolo scorso da Rockefeller e cancellato dall'Antitrust PETROLIO il re dei bidoni EBBENE signori. La vita altro non è che una sequela di dannate fregature...». Così parlò John Archbold, l'uomo che John D. Rockefeller aveva voluto alla guida della sua onnipotente Standard Oil, dopo aver letto al consiglio l'esito della sentenza che ordinava la fine del monopolio del petrolio: la Standard Oil aveva sei mesi di tempo per smobilitare. E ciò detto, riferiscono i presenti, Archbold riprese a fischiettare, come usava fare anni prima, nei fanghi su cui spuntavano i pozzi di Titusville, rompendo il silenzio gelido che regnava al numero 26 di Broadway. Era il 1911. Chissà se di questi tempi i signori del greggio avranno gli stessi nervi d'acciaio di Archbold, l'ex magazziniere di Salem che Rockefeller assunse purché s'impegnasse, lui, forte bevitore di saloon, a non toccare più una goccia d'alcol. I prezzi del greggio, dopo la crisi asiatica, precipitano ormai a rotta di collo. Il barile sembra non trovare fondo: prima, a inizio anno, costava 15 dollari, poi 13, a novembre si è arrivati ali dollari, ora si viaggia sui 9 dollari o poco più. Tanto per' avere un paragone,_ nella crisi dell'86 i prezzi scesero solo fino a 11 dollari; se si tiene conto dell'inflazione, le quotazioni sono ormai molto al di sotto dei valori del 1973, prima dello choc petrolifero. Le «dannate fregature», insomma, non mancano. Per gli emiri del greggio, la crisi del '98 si traduce in mancati guadagni per 50 miliardi di dollari. E ci sono Paesi, come l'Iran, ad esempio, che a questi prezzi producono in perdita. Né va meglio ai colossi petroliferi occidentali che pure in questi anni hanno reagito investendo in tecnologia e tagliando posti di lavoro. Alla Exxon, la società più importante e più efficiente, estrarre un barile di greggio costa 7 dollari. Ma alla Mobil, la compagnia numero due, che, a differenza di Exxon, ha investito in nuovi pozzi in giro per il pianeta, il costo sale oltre quota 11 dollari. Di fronte a questi numeri si capisce il perché della febbre di fusioni e acquisizioni che sta investendo il mondo del greggio: la via del «matrimonio» serve per risparmiare, tagliare nuovi doppioni (per miliardi di dollari) e salvare così la «dote» accumulata in anni di profitti stellari. Ben vengano, perciò, le nozze da 80 miliardi di dollari tra Exxon e Mobil, le due sorelle più importanti nate 87 anni fa dallo smembramento dell'impero Standard Oil, capaci di dar vita a un colosso che disporrà di più riserve dell'intero Kuwait. Da lassù (o, dall'inferno dei ricchi, a scelta...) arriverà di sicuro la benedizione del fondatore della «old house»: John D. Rockefeller, figlio di un commerciante di New York, morto a 98 anni nel 1937 dopo aver costruito il più importante «trust» della storia del capitalismo e aver investito, in opere di beneficenza, nel corso della sua lunga esistenza, circa 550 milioni di dollari dell'epoca, ovvero più di 20 mila miliardi di lire ai valori attuali. Ancor oggi, mentre l'amministrazione Usa è impegnata in un altro duello mortale contro un monopolio, quello della Microsoft di Bill Gates, è difficile rintracciare un modello più efficace di capitalista di John Rockefeller. All'età di sette anni si era lanciato nel primo affare, la vendita di tacchini. Il padre, del resto, aveva cominciato presto ad addestrare lui e i suoi fratelli al commercio, «Tratto con i ragazzi - spiegava - e cerco di fregarli quando posso. Li voglio scaltri...». A sedici anni John lavorava in una ditta di spedizioni. A venti era già pronto a far quattrini vendendo merci all'esercito di Lincoln. A ventisei, nel 1865, il commerciante di Cleveland capì che, dietro le raffinerie da cui usciva il cherosene e i lubrificanti, c'era la vera ricchezza della nuova America. E iniziò così l'avventura di John il taciturno che, nelle ore libere, dedicava il suo tempo alla Chiesa Battista. A chi gli chiedeva un'intervista amava rispondeva con una filastrocca: «Un vecchio gufo saggio viveva su una quercia, Più vedeva e meno parlava. Meno parlava e più udiva. Perché non siamo tutti come quel vecchio uccellacelo?». Tutte le domeniche dirigeva la scuola parrocchiale, alla fine degli Anni Ottanta, ormai ricchissimo, fondò l'università battista di Chicago ma, per tutta la vita, si oppose a che venisse dato il suo nome a qualsiasi edificio da lui finanziato. «Credo nel lavoro - disse all'inaugurazione - è il miglior investimento della mia vita... Il buon Dio mi ha dato il denaro, come potevo negarlo a Chicago?». Frugale, anzi avaro: con grande disagio della famiglia (aveva sposato nel 1864 Laura Celestia Spelman, femminista ante litteram che aveva intitolato la tesi di diploma «So condurre da sola la mia canoa...») insisteva a portare i vecchi abiti fino a quando non erano del tutto lisi; il suo piatto preferito restò, per tutta la vita, pane ed acqua. E quando invitò, per sei settimane, nella sua splendida villa di Forest Hills la famiglia di un importante uomo d'affari, non esitò a fargli pervenire un conto per il soggiorno di 600 dollari. Tra i segreti del suo successo ci fu senz'altro la capacità di inventare ed applicare l'organizzazione piramidale in azienda, sfruttando le economie di scala e realizzando un ciclo completo: dalla raffinazione del greggio ai trasporti, dai barili ai derivati del petrolio fino al controllo del sistema finanziario. Ma, soprattutto, a guidarlo fu l'odio «per i ridicoli sprechi della concorrenza». E usò tutte le armi a disposizione, lecite e illecite, per abbattere gli altri produttori: praticò il dumping dei prezzi, operò con i baroni delle ferrovie per alzare illecitamente le tariffe di trasporto (e lui, in segreto, incassava il sovrapprezzo versato dai rivali). Quando, in Pennsylvania, nacque il primo oleodotto per aggirare il monopolio dei treni, le bande della Standard Oil attaccarono i cantieri con le armi da fuoco. L'anno dopo, a opera ultimata, Rockefeller comprò la maggioranza dell'impresa. Contro quest'uomo Theodore Roosevelt, il «trust-buster» (lo spaccatrust) ingaggiò un duello mortale, durato dieci anni. Quando la Corte Federale inflisse a Rockefeller, nel 1907, una multa da 29 milioni di dollari, il magnate, che stava giocando a golf, non interruppe nemmeno la partita: «Credo disse - che il giudice sarà morto prima che venga pagata...». Alla fine, però, Rockefeller perse la partita. O no? Le «sette sorelle» nate dalla Standard Oil crebbero presto di valore, anche perché la Standard of Indiana inventò proprio allora, nel 1912, il sistema per produrre la benzina con il cracking (un metodo di raffinazione che permette di ottenere dal petrolio gli idrocarburi più leggeri e richiesti). «Mister Rockefeller - riconobbe Roosevelt nel 1912 - ha raddoppiato il suo patrimonio in un anno. Non è un caso che a Wall Street oggi si preghi così: Padre Nostro che sei nei cieli, dacci oggi un altro scioglimento di società». Oppure, come pregano oggi, un'altra fusione... Ritorna il mito di uno degli eroi del capitalismo: nei suoi 98 anni di vita, il padre della Standard OH accumulò 46 mila miliardi di lire Un operaio addetto alla manutenzione di un pozzo di petrolio

Luoghi citati: America, Chicago, Cleveland, Iran, Kuwait, Lincoln, New York, Pennsylvania, Salem