Clinton a Gaza per ritrovare la pace di Andrea Di Robilant

Clinton a Gaza per ritrovare la pace Ma Netanyahu usa toni durissimi contro Arafat. Una preghiera sulla tomba di Rabin Clinton a Gaza per ritrovare la pace Il Parlamento palestinese vota sulle norme anti-Israele GERUSALEMME DAL NOSTRO INVIATO Bill Clinton attenda oggi in elicottero nel nuovo aeroporto di Gaza nella speranza che la sua visita storica - è la prima volta che un presidente americano si reca nei territori palestinesi ridia fiato al processo di pace, nonché alla sua traballante presidenza. La visita a Gaza doveva essere soprattutto una gran festa, carica di simbolismo e speranza. Invece il Presidente si trova a dover districare gli accordi di Wye sottoscritti lo scorso ottobre a Washington da un vero ginepraio politico. Il clou della giornata sarà il discorso di Clinton al Consiglio nazionale palestinese al Rashid A Shawa, il centro culturale a Gaza. Lì il Cnp dovrebbe approvare per alzata di mano l'abrogazione dei paragrafi che parlano della distruzione di Israele - abrogazione che secondo i palestinesi venne già approvata nel 1996. Il premier israeliano Netanyahu ha insistito per ottenere un voto del Cnp. Arafat ha detto di no. E fino a ieri gli americani hanno lavorato dietro le quinte per trovare una soluzione che non faccia saltare tutto per aria. A meno di imprevisti, ci sarà l'alzata di mano, ma le mani non saranno contate. Netanyahu accetterà questo compromesso? In pubblico il premier rimane volutamente ambiguo. «Certo, sarebbe uno sviluppo positivo», ha dichiarato dopo il suo incontro con Clinton. Ma gli americani incrociano le dita. «Siamo soddisfatti che gli. israeliani a quanto pare siano soddisfatti», ha detto in maniera tortuosa il segretario di Stato Madeleine Albright. Un esito positivo della votazione a Gaza potrebbe rimettere in carreggiata quel vertice a tre Netanyahu, Clinton, Arafat - che era stato previsto per martedì alla frontiera tra Gaza e Israele. Ma la situazione è talmente incerta che ieri sera la Albright ancora non sapeva se avrà luogo: «Una decisione non è stata presa. Se una trilaterale sarà utile la faremo. Altrimenti, il Presidente userà i suoi poteri magici in un altro modo». Ma non è facile vedere come. Il clima tra il governo Netanyahu e quello di Arafat rimane velenoso. Da quando Clinton è arrivato a Gerusalemme - ieri è anche andato a pregare con Hillary e Leah Rabin sulla tomba del leader ucciso - israeliani e palestinesi non fanno che scambiarsi accuse pesanti. Ieri Netanyahu è stato durissimo con Arafat accusandolo ancora una volta di aver «incitato» i palestinesi alla violenza e di non aver rispettato gli impegni presi a Wye. Tanto che Clinton si è sentito in dovere di difendere i palestinesi. «Certo, potrebbero fare di più per evitare la violenza nelle strade», ha detto il Presidente. E Arafat la deve smettere di annunciare che a maggio proclamerà lo Stato palestinese perché la questione sarà decisa per via negoziale. «Ma l'Autorità palestinese ha fatto passi importanti: si è mossa sul fronte terrorismo, ha intensificato la collaborazione con gli israeliani sulla sicurezza, ha decretato la confisca di armi e domani (oggi per i lettori) riaffermerà là sua decisione di emendare la Carta palestinese». L'impossibilità di prevedere come reagirà Netanyahu è dovuta anche all'estrema fragilità del suo governo. La settimana prossima dovrà affrontare un voto di fiducia che rischia di perdere. E ieri il ministro degli Esteri Ariel Sharon ha detto che le elezioni anticipate potrebbero essere l'unica via d'uscita. Gli americani sperano che il ritiro degli israeliani riprenda il 18 dicembre come previsto. Ma Sharon ha detto alla Albright di non contarci. E se davvero ci dovessero essere elezioni, allora tutto slitterebbe con conseguenze davvero imprevedibili. Anche perché Arafat fa sempre più fatica a tenere sotto controllo gli estremisti. Ieri il capo della Jihad islamica a Gaza, Abdallah Shami, ha dato il benvenuto in anticipo a Clinton dichiarando all'Ap: «Se potessi lo ucciderei». E' stato subito arrestato. Ma arresti eclatanti non dissipano l'impressione che la situazione stia sfuggendo di mano al leader palestinese. Andrea di Robilant Qui a sinistra Hillary Clinton con Sarah Netanyahu In basso la coppia presidenziale americana fra il presidente israeliano Ezer Weizman e il premier Netanyahu A destra Chelsea Cinton al Muro del Pianto [AP-REUTER-ANSA]