Silvio, paga le tasse »

Silvio, paga le tasse » I baby D'Alema e Berlusconi nello spot del «Monopoli» Silvio, paga le tasse » SILVIO, I/lStv„s pagare la tasse in prigione. > dice D Fausto preadolescente, con tanto di occhiali sulla testa e piccolo Silvio, impec Silvportaocchiali al collo, al abile in giacca e cravatta, che sfoggia un familiare «'consentimi), per nulla contemo di dover pagare l'imposta patrimoniale. «Ma andiamo. » mene pace un baby D'Alema già ir. odor di inriucio, ricciolo scuro, dolcevita grigio e timido accenno di baffi. E poi, a scanso di equivoci, si esibisce nella versione junior di quel «fu fu» che Striscia la Xotizia ha portato l'anno scorso in tutte le case italiane. Passa per le caselle di Largo Chigi e Via del Plebiscito il nuovo spot televisivo di «Monopoli». E' la consacrazione definitiva di D'Alema, Berlusconi e Bertinotti, entrati nel gioco in scatola più famoso del mondo, riletto su misura delle attuali vicende politiche italiane. Consacrazione ma anche cristallizzazione in un «tipo» ben preciso, quasi da Commedia dell'Arte: e al Cavaliere certo non piacerà l'accenno, assai poco velato, ai suoi guai con la Procura di Milano. Anche se forse si compiacerà di essere, tra i ragazzini dello spot, decisamente il più carino. A due il vero, ancor meglio potrebbe consolarsi ricordando il vrildiano «bene o male, purché se ne parli». Già, perché «Monopoli» e una sicura cartina di tornasole dell'importanza degli accadimenti contemporanei: nei momenti clou della storia mondiale non è mai mancato. Muovendo dalla versione base, intrisa di una sana, onesta laboriosità da self made man, con tanto di scalata sociale casella dopo casella, da «Vicolo corto» a «Viale dei Giardini», non ha esi- tato a interpretare in modo ludico persino la caduta del Muro di Berlino. E i suoi dadi conoscono già bene le disavventure giudiziarie dei politici nostrani. Una delle prime, fortunate reincarnazioni (quasi mai «autorizzate») è stata infatti nel 1992 proprio «Tangentopoli»: 160 caselle, due categorie di giocatori «Imprenditori» e «Politici», che combattono per essere votati in Consiglio Comunale o ottenere appalti, e l'ombra minacciosa del pm Di Sasso. Ma c'è anche la versione «buonista». Nel 1992 è nato infatti «Terzomondopoli», inventato da un gruppo di volontari svizzeri. Invece del capitalista di Parco delle Vittorie, c'è il contadino del Perù con i suoi appezzamenti di terreno, che deve far fruttare con oculata scelta di colture e ir- asse » rigazioni, tra difficoltà sociali e ambientali. Sempre del 1992 è un Monopoli europeo, ispirato al mercato unico che già allora pareva alle porte. Ogni concorrente rappresenta un Paese Ue (il segnalino per l'Italia è la Torre di Pisa) e la moneta corrente è naturalmente in Ecu. Quattro spazi guadagnati se si riesce «a far pervenire al mittente una spedizione in Italia», mentre si è eliminati se si «importa la soia Usa in Francia», e la svalutazione della sterlina avvantaggia solo l'inglese. Nel 1996 in Germania impazzava invece una versione nostalgica con le vie della nomenklatura rossa: vince chi arriva per primo a Wandlitz, il quartiere «chic» di Berlino Est. E durante il percorso, tra le arcate dello stabilimento di computer Robotron e le gigantografie in pietra di Karl Marx Stadt, bisogna per forza procurarsi una Trabant. Oggi tocca a D'Alema e Berlusconi. E se si volesse un'ulteriore conferma che il premier diessino e il leader di Forza Italia «fanno vendere», basta ricordare un'altra espressione ludica del momento, il «FantaStriscia» che fa impazzire i bocconiani. Un gioco virtuale sulla scia del fortunatissimo «Fantacalcio» della Gazzetta dello Sport, con Montecitorio al posto della Serie A. Si hanno a disposizione 270 FantaEuro per acquistare quattro politici, il più quotato è per l'appunto D'Alema (150 FantaEuro) seguito da Cossiga, Berlusconi e Fini. In una terra di giocatori come l'Italia, vale più un dado che un sondaggio. Raffaella Silipo Baby-Berlusconi nello spot del «Monopoli»

Luoghi citati: Berlino, Berlino Est, Francia, Germania, Italia, Perù, Usa