Risotto galeotto e «strani» amici
Risotto galeotto e «strani» amici ÌL PALAZZO Risotto galeotto e «strani» amici UNQUE: galeotto il risotto. Galeotto anche il filmato trasmesso a Porta a Porta. Ma galeotta, in definitiva, la crescente crudeltà del teatro politico che non solo costringe i leader a vivere sotto lo sguardo di qualche telecamera, comunque in stato di perenne delazione ottica, ma li trasforma anche in attori e lietamente, di solito, gli fa fare cose di cui un giorno magari potranno addirittura pentirsi. Così Panorama ha scoperto che alla cena in cui Massimo D'Alema cucinò l'ormai famoso video-risotto c'era anche uno «strano» - l'ineffabile aggettivo ricorrendo nelle cronache dei quotidiani che hanno ripreso la notizia commensale che ha avuto problemi con la giustizia: a Brindisi, oltretutto. Presenza resa incontestabile dalle immagini, e a prescindere dalle eventuali colpe di quel signore, che anche a colpi di querele ha rivendicato la propria innocenza. Ma non è questo, per ora, il punto: se il commensale sia o non sia raccomandabile; e neanche se D'Alema, allora solo segretario Pds, abbia fatto bene o male a mangiarci insieme. . Sono, in realtà, cose che capitano. Trovarsi con persone «strane» o «sbagliate» alcune lo diventano in seguito - in posti «strani» o «sbagliati» è per un politico e per un personaggio in qualche modo sottoposto al vaglio dell'opinione pubblica, un rischio professionale. Certo, nell'era della visibilità continua e pervasiva, il rischio cresce in termini di frequenza e d'intensità. Tant'è che indipendentemente dagli esiti processuali o scandalistici, e da qualsiasi graduatoria di colpa, le cronache abbondano di foto, se non compromettenti, almeno scomode o imbarazzanti. Vedi, nel piccolo grande archivio dell'ingombro e delle strumentalizzazioni, le foto ricercatissime di Andreotti con i Salvo; quelle buie e sgranate di Ramon Mantovani con Ocalan in Siria; quelle spensierate di Craxi con Larini; quelle acquatiche di Prodi in barca con l'allora di1 rettrice del Tg3; quelle di I Marianna Scalfaro che fa shopping con l'architetto Salabè; oltre agli indimenticabili servizi diffusi dalla Stefania Ariosto, uno dei quali documentava il soggiorno in America di diversi giudici, colà invitati da Previti. Con le foto, infatti, non si sa mai. A De Mita, per dire, che talvolta si lamentava per la cattiva qualità dei suoi ritratti - «Mi mettete sempre con la testa a pera...» - capitò un giorno del 1982 di sentirsi preannunciare per telefono, da un giornalista amico, la pubblicazione di una bella foto, finalmente. E la foto uscì, senz'altro meglio di tante altre: un De Mita molto intenso che passeggiava. Solo che a braccetto di un tipo che si scoprì essere Flavio Carboni, giusto allora coinvolto nel caso del banchiere impiccato Calvi. E tuttavia, ad anni ed anni di distanza, l'«incidente» del risotto di D'Alema non indica solo il salto tecnologico: dalla foto al video-clip, dalla Rolleyflex alla Betacam con sonoro. La questione vera - e per certi versi perfino istruttiva - è che quel filmato fu mandato in onda con la ragionevole sicurezza che giocasse a favore del leader, della sua spontaneità, del suo essere anche lui un politico diretto, vivo, caldo, cordiale, immediato, cuoco in versione live. Già nel 1996, del resto, in una misconosciuta intervista a Telenorba, D'Alema diede la ricetta del risotto (al radicchio). Per dire dell'inesorabile escalation della visibilità, l'anno dopo l'ha dovuto cucinare in tv (ai funghi). Dal risotto parlato, quindi, al risotto partecipato - con «strano» commensale, però, immagine fuori controllo ed effetto che sfugge di mano. Filippo Ceccarell Bili
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