Corsini, l'erede di Martinazzoli
Corsini, l'erede di Martinazzoli Corsini, l'erede di Martinazzoli L'astensione leghista «brucia» il Polo BRESCIA __ DAL NOSTRO INVIATO Tra i cinque e i sei punti di vantaggio per Paolo Corsini, il candidato del centrosinistra. Battuto il candidato del Polo, Giovanni Dalla Bona, oltre metà dello scrutinio, 334 sezioni su 349. Il candidato del Polo, non raccoglie i voti della Lega, fuori al primo turno, alla vigilia del voto divisa tra disertare le urne e un tiepido appoggio a Dalla Bona. «E' troppo presto per fare commenti, aspettiamo dati più seri», non si sbilancia Corsini, sindaco a Brescia prima di Mino Martinazzoli, destinato adesso a tornare a palazzo Loggia. «Aspettiamo», fa gli scongiuri, mentre quel 52,9 (contro il 47,1) accreditato, anche se solo con scrutini non definitivi, non si sposta in modo consistente. «Il fatto è che dietro a Della Bona non è vero che non c'era Berlusconi, come diceva lui. C'era solo, Berlusconi», la legge sulla politica nazionale Mino Martinazzoli, sindaco uscente e da giorni outsider per il Quirinale. Adesso che i leghisti hanno disertato le urne, che al ballottaggio si sono presentati solo il 60,26% degli elettori, contro i 77,1 del primo turno, diranno che è tutta colpa di Silvio Berlusconi. Che solo otto giorni fa, dopo aver comperato un presepe per i figli più piccoli da un antiquario del centro, aveva aperto il fuoco contro Bossi e la Lega. Attaccando gli uni e gli altri, con parole durissime: «I dirigenti locali della Lega sono di bassissi- mo profilo». Mica male per una partita tutta da giocare sul filo di quei 10 mila voti che divideva i due candidati, a fronte dei 23 mila e passa voti incassati al primo turno dal leghista Cesare Galli. Che forte del suo 19 e passa per cento, ha invitato i suoi a lasciar perdere: «State a casa, votate scheda bianca, votate chi volete che tanto sono tutti uguali». Con gran, gioia di Paolo Corsini, che nel suo programma di centro- sinistra tanto per non sbagliare cita il federalismo amministrativo. Con tutta la rabbia di questo mondo di Giovanni Dalla Bona, che a urne chiuse aveva giurato di far suo anche il programma della Lega. Quello in sette punti, che inizia con la richiesta di chiusura dei campi nomadi, passa per la riduzione dell'Ici e finisce con la privatizzazione delle municipalizzate. «Troppo tardi», sbatte la porta Cesare Galli, che molla pochissimi voti. «Ma no, proviamo con il centrodestra», non convince Vito Gnutti, che di Dalla Bona è amico, oltre che collega. «Non siamo masochisti, non si può votare per una coalizione il cui presidente mi vuole morto», spazza ogni speranza Roberto Maroni, il numero uno tra i generali della Lega. Quei 23 mila voti del Carroccio diventano allora figli di nessuno. Pane per i sociologi, chiamati già da oggi a guardare il flusso delle astensioni, con un grafico che va alle stelle, proseguendo il trend inaugurato da Mino Martinazzoli, diventato sindaco nel '94 con il 56% dei voti ma solo l'86% dei votanti. Trend confermato anche ieri, con il 6,4% dei votanti alle 11, 32,8% alle 17. E non va meglio alle 22, quando chiudono i seggi. Tutti leghisti in libera uscita. Ma anche rifondatori comunisti, spaccati in due anche sul voto di Brescia. Del loro 3 per cento al primo turno, solo una parte va al candidato del centrosinistra. «Il mio è andato a Paolo Corsini», conferma il segretario Lamberto Lombardi. Mentre il suo partito, anche nel giorno delle elezioni non si sposta di un millimetro dal documento che invitava tutti ad andare al mare: «Non ci sono le condizioni, per appoggiare il candidato del centrosinistra». Per non dire dell'Udr, 1,1% al primo turno, tiepidamente diviso tra elli come Gianni Gei simpatizza con Corsini, forte degli accordi di scuderia che hanno dato vita al governo D'Alema, e chi come l'assessore regionale Peroni, fa l'occhiolino al centrodestra. Meno male che ad allietare la giornata dei due candidati ci ha pensato Novantesimo minuto. Paolo Corsini, interista da sempre, si può dire soddisfatto pure della rete di Ronaldo in trasferta ad Udine, anche se all'ultimo minuto. Giovanni Della Bona, una domenica sì e una no al Bigamonti, si consola invece con il 2 a 1 con cui il Brescia la scampa sulla Ternana fuori casa. Fabio Potetti L'ex leader de «Era prevedibile» Il Carroccio: tanto sono tutti uguali BRESCIA (parziale) PAOLO CORSINI 52,% Ds, Soc. democr. Brescia per Corsini Ppi, Verdi, Ri, Pri GIOVANNI DELLA BONA % 47,1 Forza Italia-Ccd An, Città libera Pension., Part. soc. A sinistra il neo sindaco di Brescia Paolo Corsini A destra il candidato del Polo (sconfitto) Giovanni Della Bona
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