Consumi di carne in frenata generale

Consumi di carne in frenata generale La classifica della crisi vede in testa il settore bovino e quello avicolo Consumi di carne in frenata generale L'anno si chiude con una flessione del 3% sul '97 ROMA. Momento non facile per le carni. Anche perché in tutti i Paesi europei «i consumi hanno raggiunto livelli tali che difficilmente si possono aspettare incrementi sensibili», come dice Vittorio Faroppa, direttore dell'Anaborapi (Associazione nazionale bovini di razza piemontese). L'anno che sta per terminare si chiuderà con sensibili cali dei consumi, per tutti e tre i principali settori zootecnici, cioè carni bovine, suine, avicole. Nel primo semestre del '98 (ultimi dati disponibili) sono state acquistate in Italia circa 700 mila tonnellate di carni fresche esclusi quindi i salumi - corrispondenti a un valore complessivo di 8500 miliardi di lire. In termini di volume, il 41 per cento è rappresentato da carne bovina, il 29% da quella avicola, il 17% dalla suina, il 5% da quella ovi-caprina e il 3% da quella di coniglio. La variazione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno indica una flessione nella spesa per la carne in generale del 3%, che però sale al 5-6% per quella bovina e di pollo. La zona in cui si spende di più per la carne bovina è il Centro Italia, con quasi 400 mila lire prò capite, mentre per le carni in generale è il Nord-Ovest con oltre 800 mila lire. E tra le diverse ragioni? Quelle che amano di più la carne bovina sono Toscana, Lazio, Liguria, mentre ultima è l'Emilia Romagna dove impera il suino. La carne bovina non riesce a superare quella avicola nei consumi extradomestici, dove quest'ultima rappresenta il 27% del mercato contro il 23% della prima. Anche per la carne avicola nel 1998 c'è stata contrazione dei consumi, come dice Felice Pecollo, membro della Società Italiana Aviaria e del Poultry Veterinary Service Group: «Cambiano i gusti e peggiora l'educazione alimentare». Se la tendenza per quest'anno è in calo, la produzione italiana di carne di pollo nel 1997 è stata di 673.200 tonnellate, con un consumo di 653.200 (la dif¬ ferenza è stata esportata). «Tra i Paesi europei, comunque - continua Pecollo - siamo il fanalino di coda per i consumi, nonostante i prezzi bassi alla vendita e la totale garanzia dal punto di vista igienico-sanitario». Un'altra specie avicola interessante è il tacchino, di cui nel 1997 ogni italiano ha consumato in media chilogrammi 5,14 di carni, con un forte incremento negli ultimi anni (kg 0,65 nel 1968), anche per la molteplicità delle lavorazioni (insaccati, petto, tacchinelle leggere). Il terzo grande settore zootecnico - quello suinicolo -, infine, è in grave crisi, non solo in Italia ma in tutta l'Unione europea, soprattutto a causa delle chfficoltà di mercati asiatici e della Russia. «La situazione dice Edoardo Marcucci, presidente dell'Anas (Associazione nazionale allevatori suini) - è a dir poco difficilissima e destinata a protrarsi almeno fino a giugno 1999». Gianni Stornello 4

Persone citate: Edoardo Marcucci, Felice Pecollo, Gianni Stornello, Pecollo, Vittorio Faroppa

Luoghi citati: Emilia Romagna, Italia, Lazio, Liguria, Roma, Russia, Toscana