Nella mecca degli acquisti trionfa il Natale pagano

Nella mecca degli acquisti trionfa il Natale pagano Ma un'ordinanza del sindaco ha compromesso il giorno del Grande Incasso alle «Gru» Nella mecca degli acquisti trionfa il Natale pagano DICE: vai, vai a Grugliasco a vedere Le Gru. E una cosa da non credere: là si celebra il Natale pagano e mercantile delle merci e della mercificazione. Cinquantamila e oltre, chiusi in un supermercato che non ha nulla di umano. Vado. Ma già con l'animo un po' imbizzarrito perché prima di Grugliasco dove esiste il più grande «mail» d'Italia, ero andato a Quincinetto nella speranza di incontrare il ministro verde Ronchi a un convegno ecologico, per chiedergli se avesse commenti freschi sugli ecoterroristi, vuoi nella versione panettone al veleno, vuoi in quella tritolo lungo le ferrovie dell'alta velocità. Ma Ronchi stava male e non si è visto. In compenso assisto a un brano di simposio in cui mi par di capire che al di là dei clichè ecologici si registra un conflitto fra chi vuole male ai fabbricanti di inceneritori e chi vuole la rovina dei loro nemici, vale a dire dei fabbricanti di guaine con cui foderare le discariche affinché non spurghino veleni nella terra e nell'acqua. Mi sembra che quelli di Legambiente che secondo l'ecologa Rosa Filippini, sono di lotta e di governo, e i Verdi veri e propri i quali comandano molto con piglio e cipiglio, non di rado autoritario. Imparo, che le guerre di potere inceneriscono meglio degli inceneritori del rifiuti. ,; Ecco perché ieri pomeriggio, credendo* di visitare un grande supermercato pieno di folla deditia agli acquisti di Natale, ho invece visto qualcosa di più originale: l'applicazione di diversi spunti ideologici a un ipermercato, ovvero al discendente moderno della «galleria» umbertina come la conosciamo anche a Milano, Napoli e Roma, cioè negozi al coperto fra passeggio e struscio, caffè e bistrò per pettegolezzi, amori e spesa. Vale a dire il concetto anglosassone del «mail» in cui stai al coperto e hai a disposizione ogni ben di Dio a prezzi stracciati. I cultori della lunga guerra delle Gru di Grugliasco conoscono la storia: il mercatone fu costruito come un corpo estraneo da una visione berlusconiana della vita e dell'ambiente, facendo nascere un gigante visitato ogni giorno da cinquantamila persone, e che ieri in gran parte non sono calate a valle perché hanno avuto paura. Ma appena il grandioso mostro, o meraviglia, fu aperto, ecco che subito andò in galera il sindaco comunista accusato di licenziosità sulle licenze edilizie. Ne seguirono carte bollate, delibere, crociate, i berlusconiani vendettero alla «Gs», una guerra di Troia cascata di rancori e contenziosi politici, che ancora versa il suo veleno, tant'è che sono in molti a giurare che l'attuale sindaco verde Turigliatto stia proseguendo una sua guerra personale alle Gru, facendo crollare in un sol giorno, il sabato nero di ieri, gli affari di circa il quaranta per cento. Insomma, quando ieri sono arrivato in questo sito quasi mitico (nel bene e nel male) non c'era per niente questa gran folla che s'era vista nei giorni scorsi. E più passava il tempo, più la folla calava. E più calava, e più i commercianti uscivano dai loro negozi come paguri inviperiti perché gU affari andavano a rotoli. E andavano a rotoli perché era stata preannunciata la chiusura delle strade che portano al gigantesco supermercato, adducendo motivi di viabiltà, sicurezza e salute pubblica. Queste Gru di Grugliasco sono una città coperta e i commercianti si vantano eh avere un pronto soccorso, un'ambulanza e medici, e che il sindaco cerca pretesti. Io non so dire. Comunque, entri e trovi questa stazione spaziale da acquisti massicci piuttosto bella e funzionale, con piazze e tapis ròulant in salita per trascinare carrelli, ristoranti, caffè, gioiellerie, negozi di frutta, alimentari e ogni ben di Dio. Ieri era, avrebbe dovuto essere il sabato più catastroficamente affollato dell'anno visto che questo moloch della distribuzione vende merci per mille miliardi l'anno e occupa duemila persone, più quelle che occupa saltuariamente: ieri doveva essere il giorno del Grande Incasso. Invece, nisba. Un flop. Esce un signore, Luigi Rosso ex presidente dei commercianti, con aria di funerale,, Trovo Bruno banchieri che vende agli stands delle verdure e dei fiori, nero e imbufalito. Tracimano dalle botteghe signore eleganti è infuriate come Raffaella Marino, il presidente Ilario Tucci e il direttore Andrea Consanni, paludi come lenzuoli. Guardi qua, dicono: possiamo anche spararci. Ridotta brutalmente, Rosso la spiega così: «Noi commercianti lavoriamo sei mesi l'anno per pagare tasse e fitti. Altri sei per pagare stipendi e contributi. Resta un solo mese per guadagnare, ed è dicembre, che è fatto di due fine settimana, di cui questo è quello grosso. Beh, se ci ammazzate dicembre, ci avete ucciso. Si guardi intorno: il mercato è vuoto, è la fine». Mi giro intorno e non mi sembra così tragica, ma comunque una.certa aria da muro di Berlino franato, avendo uh po' di fantasia, si respira. E' il muro della tredicesima, che sta crollando. Cade il mito della modernità «all'americana», c'è un sentore che confina con il sentire politico, magari per quella roba dell'inconscio collettivo, ma c'è. Ci saranno comunque in giro, a fine giornata, quelle venti, trentamila persone che sono una città. Ma intorno al supermercato, in quest'area brulla e sconfortante, la desolazione è totale, roba da darsi una chiodata in testa. Sicché la gente, i giovani specialmente, si ferma: si siede, mangia, flirta, struscia, telefona. E le macchine fuori restano per ore al parcheggio, che si intasa. E la polizia municipale si presenta con gli attrezzi e spara multe e applica ganasce gialle. Quanto al resto, giro e trovo veramente tutto. Sembra di essere ja America. Anzi, mi correggono, in Francia perché questo è il modello d'Oltr'Alpe. E la còsa curiosa è proprio questa: che francese o americano che sia, questo posto è il concentrato di quanto più abbietto possa essere edificato per far venire il voltastomaco al comune sentire di sinistra, anche quando non è necessariamente neo-post-comunista. Ma anche ambientalista e integralista cattolico. Questo «mail» non è soltanto un luogo per comprare: è un manifesto di capitalismo commerciale, è pura distribuzione di massa, è la messa al bando della bottega artigiana, della ricetta della nonna e dell'erborista. Tant'è vero che a me, impudente adoratore dei princìpi del consumatore, della tutela del cliente e della protezione della massaia di massa che vjene e risparmia sullo stipendio del marito operaio, a me questo posto piace moltissimo, ed è un pessimo esempio. Io infatti, inteso come cronista, mi ossigeno fra i suoi chilometrici scaffali, godo della luce artificiale, del riscaldamento diffuso o dell'aria condizionata, mi esalta la democrazia della plastica e la proletarietà del self seryice mi fa cantare l'Internazioriàle. Si tratta di depravazioni che dichiaro per tutelare il consumatore dell'articolo. E poi qui a Grugliasco una cosa del genere, una tale sfida non può passare così liscia: questa è una delle Stalingrado piemontesi, grande tradizione partigiana e comunista, mai un sindaco democristiano manco a scannarti: tutti del Pei, fino alla ignominiosa caduta dell'ultimo sindaco rosso, cui è seguita una ascesa verde di Mariano Turi- gliatto che non ama questo postaccio di merci, mercanti e clienti, e che ha attaccato l'astronave mercantile facendo perno su una realtà e guardando di sicuro al suo futuro politico, essendo la guerra di Grugliasco assai ben vista nella sinistra che abbia un cuore messo dove va messo. Il sindaco ha dunque emesso l'editto in cui si annuncia la probabile chiusura alle macchine da corso Tirreno a corso Allamano, al primo profilarsi di disordine e tanto è bastato per mettere in fuga decine di migliaia di persone, in due giorni forse centomila. Alla faccia del Natale consumista e anche dei mercati I di tutto il mondo che in questi giorni rigurgitano, eruttano, vomitano disordine e felicità, ingorghi e intasamenti, code e pacchi, file alle casse e multe. Cose di questo genere capitano altrove. Qui no. Ieri il campo di battaglia davanti al mercato era una clinica svizzera, un cimitero militare. Turigliatto potrà senza immodestia annunciare che l'ordine regna a Grugliasco e che Le Gru che avevano allungato incautamente le loro lunghe zampe, sono state costrette a ritirarle. Paolo Guzzanti La rabbia dei negozianti: «Se ci ammazzate dicembre per noi è davvero la fine» Soltanto ventimila presenze: «Qui crolla il muro delle tredicesime» Un'astronave mercantile modello americano alla periferia di Torino da cinquantamila visitatori al giorno Ieri gli affari sono crollati del 40 per cento per la battaglia di un sindaco verde contro il caos natalizio Accanto: l'interno de «Le Gru». La città mercato più grande d'Italia si trova a Grugliasco, alla periferia di Torino. Sotto: il parcheggio