«Sento il pericolo del business» di G. Pa.
«Sento il pericolo del business» «Sento il pericolo del business» Damoli: ipuri non hanno retribuzione INTER VISTA IL DIRETTORE DELLA CARITAS ONSIGNOR Elvio Damoli, 65 anni e 20 passati a fianco dei detenuti come cappellano del carcere napoletano di Poggioreale, sa che cosa vuol dire fare volontariato. Ora guida come direttore nazionale la più importante organizzazione d'aiuto della Chiesa, la Caritas. Da Foligno, dove è venuto come «invitato per ascoltare», dice la sua su un mondo in profondo cambiamento. Sente un pericolo, più volte ribadito nell'Auditorium di San Domenico: che la spinta ideale sia trasformata in business. Ha paura che il terzo settore, le imprese sociali, possano snaturare il volontariato? «In Italia il volontariato, sia laico sia ecclesiale, è nato negli Anni 60 ed è come una pianta, che ha fruttificato e creato nuovi semi. Non ci deve certo spaventare la nascita delle cooperative sociali che collaborano con lo Stato per il "welfare", però bisogna ricordare che il volontariato puro è quello che viene svolto senza retribuzione». Quali sono i valori autentici di chi si dedica agli altri? «In primo luogo la libertà: il volontariato deve essere provocatore. Poi la gratuità a tutti i livelli, quindi la capacità di coinvolgimento nelle situazioni difficili e infine il senso di partecipazione civile di questa attività. Ma ripeto, questi valori non possono essere pagati». E che cosa pensa del vasto settore del Non profit? «Anche questo ha alla sua base la ricerca del bene comune, ma non può lasciarsi condizionare, perdendo così la sua grande forza profetica e politica. L'alleanza con lo Stato è necessaria, ma non deve essere compromissoria». Come valuta le posizioni del governo? «Il rapporto con l'esecutivo è di dialogo, confronto, collaborazione: per la prima volta il governo sta prendendo coscienza di questo mondo che si sta evolvendo». I nemici del volontariato? «Chi vuole raggiungere privilegi, chi cerca con smania ansiosa le convenzioni con gli enti locali o le provvidenze economiche». Che cosa intende fare la Chiesa per sostenere la voglia di dare che sta crescendo nei giovani? «La Caritas vuole istituire un servizio civile obbligatorio per i giovani, in modo che possano dedicare un anno della loro vita agli altri. Non solo la possibilità di diventare obiettori ma un'esperienza comunitaria: donare 12 mesi al bene comune è meglio che dedicarli in astratto alla Patria». [g. pa.]
Persone citate: Damoli, Elvio Damoli
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