Dalla Siria i falchi dell'Olp rovinano la festa di Gaza di Andrea Di Robilant

Dalla Siria i falchi dell'Olp rovinano la festa di Gaza Dalla Siria i falchi dell'Olp rovinano la festa di Gaza inoiilnbAJ n GERUSALEMME DAL NOSTRO INVIATO Un presidente americano dal futuro improvvisamente molto incerto sbarca in Medio Oriente per salvare un processo di pace tra israeliani e palestinesi ancora più a rischio. Bill e Hillary Clinton sono arrivati stanotte a Gerusalemme per una visita che doveva suggellare gli Accordi di Wye negoziati con gran fatica lo scorso ottobre ma che adesso rischia di mettere ancora più in risalto la fragilità dell'impalcatura. La situazione sul terreno si è un po' calmata rispetto ai giorni scorsi anche se ieri sono stati segnalati altri incidenti a Betlemme e Ramallah. Ma il clima è ancora molto teso. E gli israeliani hanno dispiegato diecimila uomini per rafforzare al massimo i pattugliamenti. Per rispetto dell'ospite, sia Netanyahu che Arafat hanno messo una moratoria alle recriminazioni e alle reciproche accuse. Ma i rapporti rimangono pessimi. E il vertice a tre che doveva segnare il momento culminante della visita pare definitivamente saltato. Oggi Clinton vedrà Netanyahu per cercare di convincerlo a rispettare la tabella di marcia negoziata alla Wye Plantation e poi sottoscritta alla Casa Bianca. Ma l'accoglienza del premier sarà tutt'altro che amichevole e il Presidente dovrà lavorare parecchio per dissipare l'impressione di un presunto favoritismo nei confronti dei palestinesi. Clinton andrà domani a Gaza per una visita indubbiamente storica - è la prima volta che un presidente americano si reca in territorio palestinese. A Gaza e in Cisgiordania è festa, e grandi poster di Clinton con il pollice alzato accanto ad Arafat che fa il segno della vittoria campeggiano un po' ovunque, perfino nel piazzale davanti alla chiesa della Natività a Betlemme. Il clou della visita a Gaza sarà il discorso di Clinton domani al Consiglio nazionale palestinese. E in quell'occasione le modifiche alla Carta palestinese (eliminazione di ogni riferimento alla distruzione di Israele) saranno approvate per acclamazione. Netanyahu aveva insistito perché ci fosse un voto, ma Arafat ha risposto che su questioni interne non prende ordini dagli israeliani. E gli americani hanno dato ragione ad Arafat sostenendo - con un filo di alterigia che ha finito per irritare ancora di più gli israeliani - che la mera presenza di Clinton all'assemblea legittimerà la decisione per acclamazione agli occhi del mondo. Ma a complicare la posizione di Arafat ci hanno pensato i palestinesi più radicali, quelli che non hanno mai accettato gli Accordi di Oslo, da George Habbash a Ahmed Jibril. Ieri si sono riuniti in gran conclave a Damasco per denunciare gli Accordi di Wye e ricordare che per quanto li riguarda la distruzione di Israele rimane il loro obiettivo, a prescindere da ciò che avverrà lunedì a Gaza. Molti in Israele sono convinti che la visita di Clinton a Gaza, l'abbraccio con Arafat nel nuovo aeroporto, rafforzeranno l'ineluttabilità di uno Stato palestinese. «Non è vero», ha risposto stizzita il segretario di Stato Madeleine Albright poco prima di lasciare Washington per Gerusalemme. «La questione dello Stato palestinese, come tutti sanno, sarà risolta attraverso un processo negoziale tra le due parti e non tramite dichiarazio¬ ni unilaterali». Ma la preoccupazione che Arafat proclami lo Stato palestinese a maggio rimane. Per venire incontro agli israeliani Clinton ha accettato di non atterrare a Gaza con Air Force One, come invece avrebbe voluto Arafat. Andrà su Marine One, l'elicottero presidenziale. E anche i giornalisti al seguito andranno a bordo di elicotteri che faranno la spola tra Gerusalemme e Gaza. Arafat, intanto, sta facendo il possibile in queste ore per evitare che rivolte e disordini gli rovinino la festa. Hamas ha divulgato ieri un documento durissimo contro Clinton che certo non aiuta. Ma è soprattutto lo sciopero generale proclamato per domani e orchestrato dai prigionieri politici palestinesi che si. trovano ancora nelle carceri israeliane a preoccupare il vecchio leader. Che ieri a tarda notte era ancora impegnato a trattare con i prigionieri per ottenere un rinvio di due giorni. Andrea di Robilant