«Giustizia, non vendetta»
«Giustizia, non vendetta» «Giustizia, non vendetta» La vedova del ministro assassinato 5BJBBSSJW5» ISABEL GWASHINGTON UARDI che io non sono una donna vendicativa. La cosa importante è che Augusto Pinochet venga processato. Se poi finirà il resto dei suoi giorni in un albergo a cinque stelle per me va benissimo». In effetti non c'è nemmeno l'ombra del rancore negli occhi vivaci di Isabel Letelier, la vedova di Orlando Letelier. Le traversìe dell'ex dittatore cileno le hanno dato una carica, persino un buon umore, che non cerca neanche di nascondere. Sono passati più di 22 anni da quel 25 settembre del 1976 quando l'auto su cui suo marito, ex ministro degli Esteri di Salvador Allende, viaggiava assieme all'amico americano Ronni Moffitt, saltò per aria a Sheridan Square, nel cuore di Washington, a pochi isolati dall'ufficio dove la incontriamo. Quasi un quarto di sepolo. Eppure non aveva mai smesso di credere che un giorno Pinochet sarebbe stato arrestato. «Sape- vaino che il giudice in Spagna era ormai a buon punto nella sua istruttoria. Che si facesse prendere in quel modo, tradito dalla sua stessa arroganza, dall'illusione che la sua amicizia con Margaret Thatcher lo mettesse al riparo - ecco, questa sì che è stata una bella sorpresa». Perché lei ritiene che sia così importante processare Pinochet? «Perché è necessario pulire l'aria, sanare la ferita infetta che altrimenti farà marcire il Paese. Noi cileni abbiamo cercato di rimuovere, di nascondere a noi stessi quello che è successo. Ma è una finzione che non può essere sostenuta a lungo. Perché pensa che oggi così tanti cileni soffrono di disturbi mentali?». Molti osservatori in Cile e fuori temono che un processo a Pinochet destabilizzi la democrazia e scateni un nuovo ciclo di violenza. «Quelle sono chiacchiere, la democrazia non è in pericolo. La destra è naturalmente sotto choc dopo quello che è successo e reagisce in modo isterico. Lo adora, lo venera. Esige che Pinochet venga rimandato a casa. Ma poi non fa nulla per aiutare il governo cileno a farlo tornare, creando le premesse per un processo in Cile. Si benda gli occhi, e strepita». Lei sarebbe favorevole ad un processo in Cile? «Certamente. Un processo serio in casa nostra sarebbe la cosa più giusta, più sana per il Paese. Ma il governo non è in grado di assicurare un tale processo alla Gran Bretagna perché la destra non collabora. Non è nemmeno in grado di ottenere un procu¬ ratore, perché la Corte suprema, ancora in mano a giudici nominati da Pinochet, glielo impedisce». Lei non è sensibile all'argomento umanitario che avanzano in molti: Pinochet è un uomo vecchio e malconcio, lasciamolo stare? «Finora non mi sembra che sia stato affatto maltrattato. Era ricoverato in un ospedale di sua scelta. E' stato poi spostato in una clinica confortévole. E adesso vive sotto custodia in una grande villa con tutti i comfort. La sua età non è un buon motivo per non fare giustizia». Lei preme da anni sugli americani perché aprano i loro archivi segreti sul Cile. Ci sono sviluppi su quel fronte? «Ieri sono tornata ancora una volta al Dipartimento di Giustizia qui a Washington. E debbo dire che questa volta mi sono apparsi molto più disponibili. In passato sgranavano gli occhi e mi dicevano che le mie richieste erano assolutamente impossibili. Questa volta, perlomeno, mi hanno ascoltata». Ma nessuna promessa? «Nessuna promessa. Del resto, con tutti i guai che sta passando il presidente Clinton, questo non è il momento migliore per chiedere che aprano gli armadi e gettino luce sugli scheletri». Eppure nei giorni scorsi il Segretario di Stato Madeleine Albright ha ammesso che gli Stati Uniti commisero «gravi errori» in America latina appoggiando i militari. «Sì, e le sue parole mi hanno fatto molto piacere. Tanto più che quegli scheletri che incutono tanto timore sono stati messi lì in epoche passate, da altri governi, e questa Amministrazione non ha motivo di aver paura. Ma le resistenze all'interno dello Stato - nella Cia e nel Pentagono soprattutto - sono ancora molto forti». [a. d. r.] .1 Isabel Letelier
Luoghi citati: America, Cile, Gran Bretagna, Spagna, Stati Uniti, Washington
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