Il patto sociale slitta all'anno prossimo

Il patto sociale slitta all'anno prossimo «Spero che nel primo semestre del '99 potremo portare un'intesa conclusa e in vigore» Il patto sociale slitta all'anno prossimo Ma D'Menta propone all'Europa il «modello Italia» VIENNA DAL NOSTRO INVIATO E l'Italia? «L'Italia ha portato al vertice le linee guida del nostro patto sociale - spiega il presidente del Consiglio Massimo D'Alema - spero che nel prossimo semestre potremo portare un'intesa conclusa e in vigore». Così, anche se con la mezza ammissione che la firma del patto entro Natale è meno probabile di quanto appariva ancora qualche giorno fa («Un dibattito su questo è un po' come le discussioni che si fanno al caffè sulla partita di domenica»), D'Alema approfitta della ribalta di Vienna per ritagliare un ruolo al nostro Paese tra quelli che stanno disegnando la via europea all'occupazione e allo stesso tempo per illustrare ai partner e alla stampa un minimanifesto del «Patto sociale italiano per lo sviluppo e l'occupazione». Un modello, spiega, che servirà all'Italia, ma che potrebbe essere molto utile anche ai Quindici. Non a caso, del resto, tra le conclusioni adottate ieri dai leader europei c'è anche un richiamo alla «importante responsabilità delle parti sociali nel processo di occupazione». Sono due paginette in tutto, quelle presentate dal premier, che tessono l'elogio della concertazione sociale «capitolo fondamentale nell'evoluzione della politica economica e delle relazioni industriali in Italia negli ultimi anni», ma soprattutto spiegano che adesso - in condizioni assai migliori o perlomeno più stabili di quelle del '93 - è ora di adottare lo stesso metodo per raggiungere nuovi obiettivi: «Lo sviluppo, l'occupazione, la solidarietà territoriale». Ma per farlo servirà il consenso di sindacati e imprenditori. La nuova concertazione italiana «dovrà tradursi in una procedura capace di fondarsi su un vasto consenso sociale» per cui è necessaria «coerenza dei comportamenti di tutte le parti». Tre le linee guida che il go- verno vuole seguire nel suo Patto per l'occupazione: promuovere l'dnvestimento nelle persone» puntando su «istruzione, formazione e ricerca», ma anche abolendo alcuni am- mortizzatori sociali che non spingono i disoccupati a cercare lavoro, e cercare così di riconquistare il terreno perso dall'Italia e l'Europa nell'economia mondiale; liberare il la¬ voro e le imprese «dai vincoli derivanti dal carico contributiva complessivo e da un carico amministrativo e legislativo eccessivi» in modo da «rimuovere gli ostacoli e rimodellare ■gli incentivi che contribuiscono a frenare l'economia e la società italiane»; infine creare «nuove tutele» per i lavoratori e per le imprese, che vanno dalla possibilità per chi perde un posto di essere «reimpiegabile» all'«obiettivo di una piena apertura dei mercati» anche se mitigata da regolamentazioni «quando necessario». Un modello, insomma, che potrebbe piacere per molti aspetti anche a Tony Blair e che infatti secondo D'Alema non vale solo in Italia. Per gli Undici Paesi dell'euro, la partenza della moneta unica «permette di riproporre oggi il tema di un'iniziativa europea per l'occupazione, che attribuisca al lavoro una centralità pari a quella assunta negli ultimi anni dal risanamento finanziario». Ma questo non vuol dire assolutamente che quel risanamento sia da archiviare. Dopo la pace sottoscritta tra governi socialisti e banche centrali, in vista dell'arrivo dell'euro, anche D'Alema si adegua e ripete adesso che «non c'è contraddizione con le politiche di rigore e di stabilità, che sono anzi le premesse di un ciclo di sviluppo». C'è spazio per un modello italiano in Europa. Certo, spiega poi il presidente del Consiglio parlando alla stampa, «la concertazione non è un modello condiviso da tutti», ma è comunque «un metodo che si fa strada in Europa» e qui l'Italia può giocare la sua parte, aumentando quella «credibilità» a livello internazionale che secondo D'Alema si è conquistata sempre di più negli ultimi anni. «E' da qualche tempo che l'Italia fa le cose che dice di voler fare», conclude il premier. Verso Natale, o più probabilmente all'inizio del prossimo anno, le sorti del patto per il lavoro diranno se ha ragione. [f. man.] «Per l'occupazione bisogna puntare su istruzione formazione e ricerca» «Ma si devono abolire gli ammortizzatori sociali che sono controproducenti» * * Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema con il ministro degli Esteri Lamberto Dini durante la conferenza stampa a conclusione del vertice di Vienna

Persone citate: D'alema, D'menta, Lamberto Dini, Tony Blair