Argerich, le mani danzano

Argerich, le mani danzano La pianista in concerto al Lingotto accompagnata da Eliahu Inbal Argerich, le mani danzano SEMBRAVA ormai un sogno impossibile riascoltare Martha Argerich a Torino, dopo i vari appuntamenti annullati di questi ultimi anni con la Rai e con l'Unione Musicale. Ma l'altra sera, finalmente, è ritornata, e sul palcoscenico del Lingotto ha suonato con impareggiabile bellezza e bravura il «Terzo Concerto» per pianoforte di Prokof'ev, accompagnata da Eliahu Inbal, dopo l'intervallo, ha diretto una vibrante Seconda Sinfonia di Brahms. Gli anni passano ma l'aspetto della Argerich è sempre quello di quando era comparsa in Europa, giovane e irruente suda¬ mericana, mietendo primi premi nei massimi concorsi internazionali: i lunghi capelli sciolti che ondeggiano durante l'esecuzione, l'energia che la percorre quando suona, incanalandosi in un atteggiamento controllato ma sempre teso. Il movimento delle mani è un vero spettacolo: basta vedere come il polso si blocca quanda -spara a raffica una tempesta di ottave, oppure si scioglie, acquistando una fluttuazione senza peso nel gioco del legato, o, ancora, oscilla nervosamente negli effetti di staccato. E l'evidenza del gesto è anche evidenza del pensiero musicale. Il «Terzo Concerto» di Prokof'ev, scritto in Francia sotto l'evidente influenza della musica francese, specie dell'affilata incisività ritmica di un Ravel, è una fantasmagoria senza fine di effetti pianistici, il gioco di un compositore abilissimo, ma anche molto astuto nel venire incontro al gusto del pubblico. Comincia con una sorpresa: una frase del clarinetto che sembra assorta in un sogno, ma subito viene spiazzata dalla frenesia motoria, scherzosa, leggera oppure irruente, militaresca. La Argerich esalta tutto con naturalezza sovrana: il suo virtuosismo non è mai gelido o tecnicistico ma fantasioso, allegro, sprizza vitalità quando passa dal volo leggerissimo al più frenetico bombardamento di ottave, imita il carillon, fa luccicare il timbro, oppure lo ottunde in sornioni smorzature. Il «Terzo Concerto» di Prokof'ev è apparso così come un colorato vestito d'Arlecchino, tra uscite beffarde e tenerezze improvvise che Inbal ha assecondato molto bene, lasciando alla pianista il compitò di condurre il gioco. Alla fine applausi calorosissimi e, fuori programma, una danza di Ginastera. Paolo Gallarsii

Persone citate: Argerich, Brahms, Eliahu Inbal, Inbal, Martha Argerich, Paolo Gallarsii, Ravel

Luoghi citati: Europa, Francia, Torino