Tutti comici con Dandini di Simonetta Robiony

Tutti comici con Dandini Per la prima volta a Mediaset: condurrà le otto puntate del nuovo varietà di Italia 1 Tutti comici con Dandini «Tra tormentoni e idee colte» ROMA. Una sera tocca a Aldo, Giovanni e Giacomo, un'altra a Anna Marchesini, una terza a Corrado Guzzanti. E poi Diego Abatantuono, Gene Gnocchi, Teo Teocoli, Leila Costa, Antonio Albanese. In fila, una settimana dopo l'altra, da martedì 15 dicembre, su Italia 1, coordinati da Gino e Michele dietro le quinte e da Serena Dandini davanti, sul palcoscenico del teatro «Le celebrazioni» di Bologna, un nome che è già un simbolo, i migliori comici italiani degli ultimi dieci anni potranno godere di una festa tutta per loro. A far da contorno-sostegno il falso direttore del teatro Paolo Hendel, la falsa valletta brasiliana Marina Massironi, il falso inviato speciale Enrico Bertolino, la falsissima maschera Alessandra Faiella e un altrettanto falso tecnico delle luci che è Marco della Noce. La musica è della band di Lele Marchiteli^ a cantare Carmen Consoli. Serena Dandini, trasmigrata dopo aimi di tv pubblica, per la prima volta su Mediaset, si dichiara soddisfattissima dell'esperimento. Nessun imbarazzo a passare dalla Rai di Freccerò alla Italia 1 di Gori? «E perché? Io mi muovo sui progetti non sui pacchetti azionari e questo era un bel progetto». Di chi è l'idea? «Tutto è nato da una telefonata di Gino e Michele. La stima tra noi c'era già, l'amicizia è nata adesso. Loro avevano in mente due o tre serate da dedicare ai grandi della comicità, io ero libera e disponibile, così la faccenda ha preso corpo. Da tre le puntate sono poi diventate otto e avremmo potuto andare avanti a lungo visto che io sono romana, loro milanesi e abbiamo deciso di mischiare tutto il meglio che s'è fatto a Milano e a Roma in questo campo». Però per farlo avete scelto Bologna. «Questo è un programma di contaminazioni. C'è il tormentone su Roma e Milano affidato a me e al mio inviato nel foyer Bertolino: lui si definisce un celtico puro che si vergogna ma s'adegua al sistema romanocentrico, io vengo chiamata Lady Giubileo e accusata di non lavorare come tutti i romani. Ma ci sono anche altre contaminazioni, più nobili, come quella tra il teatro e la televisione che portiamo avanti nel programma presentando pezzi di spettacolo da palcoscenico e scenette del repertorio televisivo dei nostri ospiti. Bologna era una necessità: una città a mezza strada che permettesse a tutti di muoversi su un terreno neutro ma caldo». Di che si ride? «Dei festeggiati che sono bravissimi e offrono il meglio di sé, della banda sgangherata che abbiamo assemblato e che fa da collante, ma anche di tutti quelli che verranno a tener compagnia agli ospiti in veste di amici, fan, sostenitori, soci». Berlusconi le ha telefonato? «Purtroppo conosco solo il Berlusconi che fa Sabina Guzzanti». E Confalonieri? «Neanche lui, ma non me ne cruccio. Mi sono trovata benissi- mo con Gori». I tanti stacchi pubblicitari previsti non l'hanno infastidita? «No. Sono utilissimi, anzi, per i cambi di costumi e parrucche che vengono eseguiti con rapidità strabiliante, in un camerino montato apposta dietro le quinte. Senza spot non avremmo fat¬ to la trasmissione». C'è qualcuno che si è rifiutato di partecipare al vostro programma? «Mah, da noi a "Comici" pare vengano tutti volentieri. Il solo rifiuto l'abbiamo avuto da Topo Gigio, richiesto come mito infantile da Aldo Giovanni e Giacomo». Pensate già a una seconda serie? «Il materiale ci sarebbe. Ma a me non interessa ripetermi. Piuttosto sto pensando, con la nuova Raitre di Pinto, a una serie sugli esami di maturità da fare tra maggio e giugno». Simonetta Robiony Da Corrado Guzzanti ad Antonio Albanese da Gnocchi alla Costa «Gli spot? Sono utili per cambiare costume: non m'infastidiscono» ni te»