Colonialismo, peccato del '900

Colonialismo, peccato del '900 Colonialismo, peccato del '900 In suo nome le stragi razziali nel Terzo Mondo discussione. Pamphlet di Losurdo denuncia i crimini «rimossi» delle democrazie occidentali G LI Stati Uniti, prima di diventare feroci avversari del nazismo, furono un esempio, addirittura un modello da imitare per il III Reich. Nel 1930 Alfred Rosenberg, ideologo del razzismo e fedelissimo di Hitler, si dichiarava fervente ammiratore dell'America. Rosenberg individuava un esempio nel Paese che aveva avuto il merito di formulare la «felice nuova idea di uno stato razziale». Idea che si trattava di mettere in pratica, «con forza giovanile», mediante l'espulsione e la deportazione di «negri e gialli». Questa corrente di affinità e di simpatia tra gli uomini delle camicie brune e gli esponenti della democrazia americana aveva radici lontane, per esempio nelle teorie razziste del presidente Theodore Roosevelt che alla fine dell'800, aveva enunciato principi che sancivano la pratica dello sterminio. Roosevelt affermava essere opera buona e degna che qualora «le razze superiori» avessero subito delle aggressioni dalle inferiori, reagissero con «un guerra di sterminio», come «i crociati»: i «soldati bianchi sarebbero chiamati a mettere a morte uomini donne e bambini». A ricordare che il colonialismo e le stragi compiute in Africa e in Asia da Inghilterra, Francia, Italia, Stati Uniti e Germania fecero scuola e furono una palestra per lo sterminio razziale è lo storico e filosofo Domenico Losurdo, presidente della società filosofica egheliana, nel pamphlet II peccato originale del Novecento (Laterza). Oggi, afferma Losurdo, assistiamo a una rimozione collettiva dei crimini del colonialismo, che, per anni, sono stati denunciati dai più importanti maìtreà-panser del secolo, da Hannah Arendt a Norberto Bobbio. Oggi si discute piuttosto se siano venuti prima i genocidi di Hitler o quelli di Stalin: il Libro nero del comunismo, come altra pubblicistica revisionista, puntano il dito sul secondo. In questo caso si scorda il «peccato originale», il fatto cioè che i crimini più terribili della nostra epoca, le uccisioni di massa sono iniziate alle fine del secolo scorso con i massacri compiuti nell'impresa coloniale ad opera delle potenze occidentali (per esempio la popolazione del Congo dai circa 30 milioni del 1890 fu ridotta agli 8 milioni del 1911 ). Il peccato originale del Novecento non si esaurì per altro con la fine della seconda guerra mondiale, ma si protrasse con un'impressionante sequenza di massacri che vanno, sono sempre esempi, dalle 45 mila vittime di Sètif nel 1945 ai 40 mila morti nel Madagascar nel 1947, ai 200 mila sterminati del 1952 in Kenya. Ma esiste una lunga linea insanguinata che collega gli eccidi del colonialismo all'olocausto nazista, come sostiene Losurdo? La teoria del «peccato originale» non trova tutti gli storici consenzienti: «Non si possono confrontare gli eccidi coloniali con il genocidio nazista - osserva Giovanni Sabbatucci, studioso di fascismo e dopoguerra, erede e prosecutore della metodologia di Renzo De Felice -. Per vari motivi: innanzitutto esiste una sfasatura temporale tra i due eventi e, mentre il primo copre un arco di tempo molto ampio, il secondo si concentra in alcuni anni. E poi non si può chiamare genocidio ogni massacro bellico. I massacri coloniali del passato non intendevano, comunque, eliminare un intero popolo ma piuttosto rimuovere gli "ostacoli" che si opponevano al mantenimento del dominio sulle colonie. Fatto questo che non turbava le coscienze occidentali: persino i socialisti Nenni e Saragat ritenevano che l'Italia dovesse mantenere i suoi possedimenti africani. L'uccisione sistematica di un'intera popolazione, però, non era affatto un sentimento né accettato né diffuso nella sensibilità comune». Per Lucio Villari autore di un importante saggio su il rapporto tra colonialismo e illuminismo bisogna, invece, addirittura retrodatare l'origine del genocidio. «E' arduo far rimbalzare le responsabilità storiche da un'epoca a un'altra. Eppure un rapporto tra colonialismo e nazismo esiste. E' nel Seicento-Settecento che, con l'avvio della tratta degli schiavi, si gettano le basi per tutte le nefandezze successive. Nella deportazione e nella trasformazione in schiavi di milioni di abitanti del continente africano è l'origine del disprezzo della persona umana che giungerà fino alle camere a gas». Mirella Serri Replica Sabbatucci: «Ma non si può chiamare genocidio ogni massacro bellico. L'Occidente non voleva eliminare popoli» Gli Stati Uniti furono un modello da imitare per il III Reich La battaglia dell'Amba Alagi del 1895 che vide gli Italiani sconfitti in Etiopia. A destra Adolf Rosenberg, sotto Theodore Roosevelt e Hitler