Liceo bricolage

Liceo bricolage Gli istituti privati reclamano finanziamenti pubblici, ma non sanno proporre modelli innovativi di formazione Liceo bricolage s\ IUELLO sulla scuola pub| 1 blica e la scuola privata è I I un dibattito che sa di na- II ftalina. O meglio, odora Y I di radicalismo e clericali- V smo, di gesso e di lavagna nel momento stesso in cui gli sviluppi dell'informatica e l'apertura europea stanno profondamente ridisegnando il concetto di libertà scolastica e il modo stesso di insegnare. Insensibili a questi ampi panorami, i sostenitori della scuola pubblica e della scuola privata si affrontano furiosamente sul terreno ideologico e su quello dei finanziamenti ma saltano quasi del tutto il piano dei contenuti. Proprio nei contenuti sta invece il nocciolo del problema. Se libertà è diversità - come si è scritto lunedì su queste pagine a proposito del cinquantenario della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo - una scuola privata attenta alla libertà dovrebbe rivendicare prima di tutto il diritto di insegnare cose diverse dalla scuola pubblica, oppure di insegnare le stesse cose in maniera diversa. La scuola privata, in realtà, non solo chiede a gran voce finanziamenti pubblici, ma pende anche dalle labbra della burocrazia e dalle circolari ministeriali le quali stabiliscono in quale anno bisogna studiare Giulio Cesare e in quale Napoleone, quanto spazio occorre riservare alle radici quadrate e quanto alle equazioni di secondo grado, e quanto tempo della preparazione di un aspirante geometra deve essere dedicato allo studio della Divina Commedia. In quanto a innovazioni e sperimentazioni, la scuola pubblica, con tutti i suoi difetti, appare più dinamica di quella privata. Se il diploma di maturità continuerà a rappresentare l'unico passaporto per l'Università, ogni tentativo di innovazione sarà soffocato: man mano che si avvicina la data dell'esame, l'attività di studio sarà sempre più concentrata sul programma ufficiale che, pur con qualche flessibilità, rimane un'autentica gabbia di ferro. La premessa per un insegnamento veramente libero è rappresentata in realtà dall'abolizione del valore legale dei titoli di studio quale carta indispensabile di accesso ai gradini superiori dell'istruzione, una rivendicazione di antica data, singolarmente assente nell'attuale dibattito. Per garantire la libertà di insegnamento, lo Stato dovrebbe certificare non già la conoscen¬ za «globale» di un insieme di materie ipoteticamente necessarie per essere «maturi», bensì l'esistenza di conoscenze adeguate in singole materie che gli studenti dovrebbero aggregare come preferiscono, sul modello, funzionante da molti decenni e con ottimi risultati, del «livello A» britannico. Lo studente si costruirebbe così liberamente la «sua» Maturità, decidendo in Mario Deaglio invita i privati a proporre contenuti diversi nelle loro scuole piuttosto che reclamare soltanto finanziamenti. Abbiamo chiesto, per gioco, a sei intellettuali di inventare il loro «liceo». In alto le risposte. [A cura di CARLO GRANDE] quante e quali materie cercare di conseguire il «livello A». A questo punto, la differenziazione stereotipata tra pubblico e privato perderebbe almeno una parte del suo significato, mentre ne acquisterebbe la capacità di consiglio e di indirizzo delle singole scuole e la responsabilità individuale del singolo studente. Per fare funzionare corretta¬ mente un sistema libero di questo tipo, all'attuale controllo pubblico dei programmi occorrerebbe sostituire i\n vero controllo pubblico dei nuovi esami per materie mentre oggi, sui banchi dell'esame di Maturità, lo studente si trova quasi abbandonato all'arbitrio di una commissione che di fatto lo valuta con i criteri che preferisce, favorendolo o penalizzandolo sensibilmente nella sua vita successiva (si pensi al vantaggio, nei concorsi pubblici, dei candidati «meridionali» per supposti punteggi più elevati!. Lo Stato dovrebbe garantire prove scritte e anonime a correzione centralizzata, il che renderebbe possibile comparare, con apposite classifiche basate sul successo degli studenti agli esami, i risultati dei singoli istituti scolastici, pubblici o privati che siano, e dosare, in base a questi risultati, il sostegno finanziario pubblico alle scuole di ogni tipo. Queste procedure, comuni nei Paesi anglosassoni, non esauriscono certo le prospettive della libertà scolastica. Le varie proposte di riforma considerano immutabili l'anno scolastico con il suo calendario, la «classe» come unità didattica fondamentale con insegnanti fissi, l'orario settimanale delle lezioni. 'lutto ciò ha un sapore quasi archeologico in un mondo in cui i testi sono sul punto di essere affiancati dagli «ipertesti», gli studenti possono disporre, persino da casa propria, di terminali elettronici collegati in rete con cui accedere a software assai utili per apprendere almeno i rudimenti di molte materie. Diventa possibile organizzare diversamente il tempo degli studenti, separare più chiaramente l'apprendimento dalla socializzazione, proporre i nuovi esami per singole materie diverse volte l'anno, ricercare nuove flessibilità riuscendo al tempo stesso ad abbattere i costi. Se la scuola privata vuole veramente avere un futuro, deve battere queste strade. Del resto, storicamente ha sempre fatto così: dalle Sunday schools dei protestanti inglesi alle scuole salesiane in Italia, fino alle scuole commerciali di inizio secolo, il tratto vincente della scuola privata è stato la capacità di essere nuova e diversa. Non certo quello di mendicare penosamente le briciole della scuola di Stato. Mario Deaglio jt»^ |i Liceo di destra V Ezra Pound. Risponde lo stoFranco Cardin Materie: Massima libertà sui programmi. Teoloqia (l'idea del divino nella cultura europea occidentale), storia (non «occidentecentrica»), scienze umane, latino, linguistica, glottologia e semiologia (per non dimenticare la nostra identità europea), lingue straniere, cultura musicale, informatica. Libri di testo: Non solo gli italiani, ma Cervantes, Goethe, Tolstoj, Shakespeare. La lingua ideale di Umberto Eco, Geni, popoli e lingue di Cavalli Sforza, La Nascita dell'Europa di Roberto Sabatino Lopez, // Mediterraneo di Braudel, Homoludens di Huizinga. Durata: La disoccupazione prosegue ormai oltre i 30 anni, porrei l'obbligo fino ai 18. Ezra Pound. Risponde lo storico Franco Cardini. Materie: Il mio liceo dovrebbe occuparsi soprattutto di politica. Le materie sono quelle classiche, che si studiano anche oggi in tutte le scuole medie superiori: italiano, inglese, storia, filosofia, economia, storia delle scienze. Libri di testo: Sui banchi dei miei studenti non dovrebbero mancare l'Odissea di Omero, // contratto sociale di Rousseau, La democrazia in America di Tocqueville, Il principe di Machiavelli, il Faust di Goethe, // principe di Homburg di von Kleist, / viaggi di Gulliver di Swift e Lazzarillo di Tormes (anonimo) Durata: Tre anni. Liceo di sinistra Antonio Gramsci. Risponde il giornalista Valentino Parlato. H Materie: Sposterei il peso della lingua latina da Cicerone ad autori che trattano argomenti scientifici. Insisterei su storia della scienza, sulla filosofia con più enfasi sull'epistemologia e sul ruolo della scienza nella società. Curerei lingue straniere, storia (pochdati mnemonici) e scienze naturali, da studiare in modo pragmatico. A scuola mi ero fatto un erbarioall'insegnante non interessò. Ho imparato i nomi delle ere geologiche senza mai vedere un pezzo di roccia. Risultato: fui rimandato di scienze naturali. Libri: Proporrei testi dello storico Rosario Villari, dDante e Leopardi (come poeta illuminista), di Newton e Galileo. Durata: Cinque anni, purché fatti bene. Liceo scientifico Einstein. H Risponde lo scienziato Tullio Regge. 1 ' 1 ' Materie: Insegnerei scrittura (di un telegramma, una lettera d'amore, un curriculum), negoziazione (facciamo fatica a capirci e accordarci in famiglia, sul lavoro), psicologia, geografia umana, ecologia (il concetto di consumo equilibrato, le nostre responsabilità individuali), etica, religioni e storia (senza nozionismo: i popoli, le grandi migrazioni), alimentazione, puericultura e computer, lingue straniere e matematica, su basi filosofiche. Musica, per suonare uno strumento. Libri di testo: I testi delle varie discipline. Per la matematica, // mago dei numeri di Enzesberger, ad esempio, che rivela il fascino della scienza esatta. Durata: Cinque anni. Liceo di massa Walter Benjamin. Risponde la pubblicitaria Annamaria Testa. n SÉlf Liceo liberista Adamo Smith. Risponde lo storico Sergio Ricossa. Leone Ginzburg. Risponde lo storico Massimo Salvadori L'azionismo non vuole verità privilegiate ma il dialogo tra le culture, l'efficiena, la rigorosa formazione degli insegnanti. Materie: Lingue straniere (strumento per accedere lla diversità del mondo), storia della scienza e della ecnologia (spostando l'attenzione dal pensiero filoofico tradizionale), economia, sociologia, storia. Libri: Ai testi classici aggiungerei La rivoluzione libeale di Gobetti, Il Socialismo liberale di Carlo Rossel, il Pwlilo ideologico del Novecento di Bobbio, gli critti su Buonarroti di Galante Garrone Durata: Cinque anni vanno bene. Ma dopo occorre continuare ad aggiornarsi, per non uscire dal mercao del lavoro. Liceo azionista Leone Ginzburg. Risponde lo storico Massimo Salvadori n SÉlf Adamo Smith voleva professori in concorrenza tra loro, senza impiego fisso, pagati secondo il loro valore. Unità di cultura e niente divisioni specialistiche. Materie: Le più varie. Ma con un corso non obbligatorio di filosofia morale, ciliegina sulla torta liberale: nulla deve essere obbligatorio. Testi: Solo quelli originali. Con i riassunti sarebbe come servisi di bastoni e ignorare gli alberi fronzuti. Ad esempio i capolavori di Veme, Collodi, Dante, Manzoni. La Teoria dei sentimenti morali di Smith, le opere di Hume, quelle dell'illuminismo scozzese. Durata: Facoltativa, senza titoli ufficiali e frequenze obbligatorie. Si può riprendere a studiare a qualunque età. ssg

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