Promosso lo «sposometro»

Promosso lo «sposometro» Promosso lo «sposometro» ROMA. La Guardia di Finanza ha tutto il diritto di indagare sulle spese sostenute dalle coppie per convolare a giuste nozze, perché un intervento di questo tipo è consentito dalla legge e non può essere ritenuto lesivo della "privacy". E' in questi termini che si è espresso, rispondendo ad alcune interrogazioni parlamentari, il sottosegretario alle Finanze Ferdinando de Franciscis, chiarendo quale sia la posizione del ministero in relazione al cosiddetto «sposometro», vale a dire i questionari inviati dalla Gài a coppie appena sposate, allo scopo di verificare le spese effettivamente sostenute in occasione del matrimonio. Le interrogazioni presentate sottolineavano invece che una iniziativa di questo tipo può essere considerata appunto lesiva della "privacy" e inoltre rilevavano che sarebbe stato meglio che la Guardia di Finanza, anziché indagare sugli sposi novelli, si dedicasse ad altri tipi di controllo più significativi in termini di lotta all' evasione fiscale. Ma nella risposta data dal sottosegretario, viene precisato che la Gdf ha comunicato che questo tipo di controllo è direttamente da ricondurre alle disposizioni contenute nel dpr n.633/'72 (che ha introdotto fra l'altro lo scontrino fiscale) che riguardano, agli articoli 51 e 63, i poteri degli uffici Iva e la collaborazione della stessa Guardia di Finanza nella lotta all'evasione.

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