Musei, l'esempio è all'estero
Musei, l'esempio è all'estero Musei, l'esempio è all'estero Strutture gestite con tecniche aziendali TORINO. Ieri seconda parte di un seminario stagionale sui musei promosso dalla Fondazione Agnelli con le Fondazioni-Crt e Sanpaolo. Lo scopo è di capire come va organizzato questo oggetto ancora misterioso che si chiama museo perché diventi veicolo di cultura diffusa e nello stesso tempo attrazione turistica e magari struttura economicamente affrancata (almeno in parte) dalle sempre ^sufficienti risorse pubbliche. Dice il presidente della Fondazione Crt, Andrea Comba: «Bisogna sfatare il luogo comune che vede contrapposti gli interessi, entrambi legittimi, dei curatori da un lato e dall'altro di coloro che intendono valorizzare le potenzialità d'attrazione del museo anche come risorsa economica». Poiché il sistema da noi continua a girare su veteromeccanismi rugginosi ecco riuniti alcuni esperti a spiegare come loro e da loro (Francia, Inghilterra, Germania) fanno funzionare e funzionano i musei: con la speranza che l'esperienza altrui venga da noi colta, meditata, confrontata e rinnovi quel che c'è da rinnovare soprattutto come mentalità. Perché, ragiona Marcello Pacini presidente della Fondazione Agnelli, «a Torino in particolare, ma il discorso vale anche in generale, occorre fare un doppio salto di qualità, in pochissimo tempo, se voghamo metterci al passo con le istituzioni analoghe europee». In Europa infatti (sostengono i relatori Andreas Wiesand di Bonn; Jean-Michel Tobeleni di Parigi; Anne Fahy della Leicester University; Julian Spalding di Glasgow; Marina Galvani e Cornelia Meran di Vienna) il sistema-museo applica strumenti e raccoglie risultati muovendosi su obiettivi che da noi sono ancora allo stato di enunciazione. 'Intanto diventa punto di riferimento d'immagine della città o capita addirittura che la città, ed è il caso di Bilbao, si identifichi nel museo realizzato da Gehry.. . ■ inui'u .. Musei impostati e gestiti con tecniche aziendali e non strutture chiuse in se stesse a conservazione di raccolte di cui soltanto gli esperti conoscono storia e pregi e davanti le quali transita ignaro un pubblico spesso numeroso. Musèo come palestra di cultura dotato di tecnologie di formazione, informazione e comunicazione nel quale il visitatore diventa soggetto centrale da conoscere e studiare per servirlo al meglio e non è, come da noi, il fastidioso consumatore di piccolissime emozioni. Nei musei riveduti e corretti d'Europa non succede, per fare un esempio, quel che capita in questi giorni a Brera dove la gente sfila davanti alla «Dama con l'ermellino», gira sui tacchi e non butta neppure un occhio sulle meraviglie che la Galleria custodisce. Le tre Fondazioni torinesi hanno fatto e continuano a fare parecchio, hanno sparso parecchio seme. Loro ci credono e per quanto riguarda Torino altri soggetti cominciano a muoversi per il verso giusto: occorre che in breve tempo anche Comune, Provincia e Regione dicano la loro, dicano se ci credono e come intendono impegnarsi per non sprecare né risorse, né talenti. Pier Paolo Benedetto
Persone citate: Andrea Comba, Anne Fahy, Brera, Cornelia Meran, Gehry, Julian Spalding, Marcello Pacini, Marina Galvani, Pier Paolo Benedetto
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