«Noi, in prima linea con i vinti»

«Noi, in prima linea con i vinti» «Noi, in prima linea con i vinti» Dal profallo stilista: così siamo cambiati IL POPOLO DEI VOLONTARI FOLIGNO DAL NOSTRO INVIATO Negli Anni Settanta suo padre voleva cambiare il mondo, negli Ottanta suo fratello maggiore si accontentava di divertirsi in discoteca. Lui, Roberto, vuol battere un record. «Da gennaio a oggi, la mia squadra ha all'attivo 22 salvataggi, con una percentuale di scambio dell'80%». Roberto non fa sport. Ventidue sono i ragazzi in overdose soccorsi (una sola volta è finita male). «E su 10 siringhe nuove consegnate, ce ne hanno restituite otto usate. La stagione scorsa, la percentuale di scambio era del 60. Questo significa il 20% di possibili contagi in meno». Due minibus per girare il Tufello e Montesacro (5 mila tossicodipendenti censiti dalle Asl): dal ponte Tazio, quello di Orazi e Curiazi, il luogo dell'eroina, a piazza Minucciano, ritrovo dei «pasticcari» dell'ecstasy. Il gruppo di Roberto, il Parsec, è stato il primo a Roma a occuparsi di droga e Aids. Vi si trovano i volti e le storie che oggi si incrociano al convegno nazionale di Foligno: liceali balbuzienti dall'aria imbranata, che hanno imprevedibilmente ristrutturato con le loro mani una scuola a Kucova (Albania), cattolici del dissenso, rigorosamente barbuti, che assistono gli 8500 umbri rifugiati nei container al fianco di trafelate studentesse di CI dalle gote accese, sacerdoti che parlano il volontariese cattolico (parole chiave «camminare insieme» e «condivisione») e insegnanti che ne danno la traduzione. laica («educazione all'intercultura», «targetizzazione»). Cinquantenni diventati volontari per «continuare a far politica» e quindicen- ni cui la politica fa orrore. Ci sono ex prostitute come Sandra, che vive in una casa-famiglia a Bologna, fa da mamma a due anziani, due orfani e un piccolo handicappato, e spiega che chi abbandona la strada non vuol saperne di tornarci ad aiutare le ex colleghe, ma chiede sempre di occuparsi di bambini, che rimpiazzino quelli perduti o mai arrivati. Ci sono genitori d'assalto come Giancarlo, della Nova (Nuovi orizzonti per vivere l'adozione), che con due bimbi già adottati è partito per il Ruanda ed è tornato con altri due figli, piccoli hutu tratti in salvo da una missione cattolica assediata dai tutsi. C'è Marta che ha chiuso il suo studio di analista finanziaria a Rimini per fare la centralinista di Telefono amico, per 8 ore al giorno sopporta i maniaci che chiamano per ascoltare una voce di donna e risparmiare sulle chat-line e raccoglie i racconti di ragazze violentate, picchiate o semplicemente annoiate, e ammira molto Michel Roland, il grande avvocato di Bruxelles che ha lasciato tutto per dividere il letto con i barboni alla Casa di Betlemme a Rimini (e morirci, nel '96). Ogni gruppo di volontari ha i suoi «sponsor». Quello di Roberto ne ha due. Uno stilista di discreta fama e di due atelier, gay e sieropositivo, che dieci anni fa ha chiesto aiuto per il suo compagno che moriva di Aids e ora dona vestiti per aste di beneficenza e stipendia psicologi e infettivologi. E un imprenditore, Alessandro, diventato volontario dopo essere stato tossicodipendente ed estremista di sinistra. «Al liceo, lo spelimentale patrocinato da Eleonora Moro, ero di Lotta continua. Servizio d'ordine, quello guidato da Erri de Luca. Poi l'autonomia. Autoriduzioni, sprangate con i fascisti. Nel '78 finì la politica e cominciò l'eroina. Nel gruppo la provammo tutti, era un modo per continuare a stare insieme. E' durata otto anni. Prima sniffavo. Poi i buchi, anche tre al giorno. Furti e rapine per procurarmi la dose. A 25 anni mi sono detto: non hai l'Aids, non sei finito in galera, sei ancora in tempo. Ho chiamato il Telefono amico. Diciotto mesi in comunità, sul lago di Bracciano. Al mattino nei campi, nel pomeriggio a ristrutturare la cascina. Mi ha fatto bene. Esco e con tre amici metto su una società di pavimentazioni industriali. Dieci anni fa l'edilizia tirava. Mi cerca il direttore del gruppo Parsec, Antonio d'Alessandro, mio compagno di banco alle elementari. Ma io non voglio saperne del volontariato, non sopporto i tossici, se qualcuno mi chiede cento lire scantono, dico no anche agli amici che mi accusano di averli iniziati all'eroina. Poi capisco, cambio. Entro nel gruppo, assumo ex drogati nella mia azienda, dò lavoro a cooperative di piastrellisti e muratori. Fondiamo una società edilizia: basta con i finanziamenti della Regione e i progettini, si comincia con il mercato. Divento uno dei "tutor", ogni giovedì pomeriggio vado alle riunioni con lo psicologo e i ragazzi. Non è facile tirarli fuori. A volte ti senti un don Chisciotte. I più difficili sono quelli che ai tempi della politica chiamavamo "lumpen" o "sottoproletari" e adesso "coatti": molti spacciavano, non vogliono saperne di fare i muratori, chiedono macchina e telefonino subito. E' difficile anche dare una prospettiva ai miei coetanei: a 40 anni non si bucano più, ma la vita non li ha aspettati, chi aveva famiglia e lavoro li ha perduti». A loro bada Gabriele, avvocato, che d'intesa con Cgil-Cisl-Uil assiste gratuitamente tossici e sieropositivi licenziati. Chi non viene riassiuito può frequentare un corso di formazione. Raccontare la sua storia a radio Icaro (che non prende il nome dal figlio di Dedalo ma dall'«I care», mi sta a cuore, di Luther King). O aiutare Assunta, 77 anni, incaricata dei mercatini dell'usato; anzi, dice lei, «responsabile dell'autofinanziamento». Aldo Cazzullo 1 cinquantenni hanno trovato così il modo di «fare politica» Ma il linguaggio separa ancora sacerdoti e laici 45,0 30,0 33,7 DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DELLE PRINCIPALI CATEGORIE DI ASSISTITI IN MODO CONTINUATIVO 13,5 12.4 7,1 éfo - 8 =%ì J?£ 3,5 2,8 16,1 Un'ex prostituta fa da madre a 2 orfani «Sono i figli che non ho avuto» Un'analista finanziaria ha chiuso lo studio per lavorare 8 ore al Telefono Amico

Persone citate: Aldo Cazzullo, Antonio D'alessandro, Eleonora Moro, Icaro, Luther King, Michel Roland, Orazi