L'acqua alta delle polemiche di Vincenzo Tessandori

L'acqua alta delle polemiche L'acqua alta delle polemiche «Salvateci, o siamo definitivamente perduti» UNA CITTA' IN BILICO VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Per San Marco a destra, avverte la freccia, per piazzale Roma e ferrovia a sinistra. Se avete 30 secondi, è l'occasione per gettare un'occhiata al ponte di Rialto. «Unico al mondo», garantisce la guida con gli occhi a mandorla. Poi alza la canna di bambù su cui spicca un crisantemo. «Seguitemi». E il pattuglione obbedisce. Giapponesi, sempre frenetici nel consumare il made in Italy. La stagione del turismo si è dilatata, siamo in inverno e gli ospiti del Sol Levante vorrebbero vivere l'acqua alta, con le passerelle, i negozi semichiusi, la gente con gli stivali. Insomma il peggio. Ma ieri è stata una delusione, niente marea eccezionale, niente di niente. Anche se qualcuno aveva avvertito che i rischi si moltiplicavano perché era stato bocciato quel progetto per le chiuse mobili alle tre bocche di porto, un business da 4 c 7 o 10 mila miliardi, i conti li faranno alia fine. Ma poi chi dovrebbero difendere quelle dighe visto ohe La gente abbandona Q more della città e traslocano o'_"e te Assicurazioni Generali. 3 inaine .a Telecom e ia Rai sosia oo iiacaasars o«e.- Palazzo Labia _o jaaegac ~ L8G miliardi? E c'e oa-rrero oa stupirsi 5-e il progetto si e arenato !i m mezzo alla Laguna, quando non e stati ancora tirato su un mattone per il teatro La Fenice, quasi due anni dopo il rogo'' E tutto e oeoLsa di baruffe Legali fra ie imprese ohe concorrono all'appalto per la ricostruzione. E se da anni non sono riusciti a piantare un chiodo nel decrepito Molino Stucky, monumento industriale unico, sul canale della Giudecca: son previsti 250 miliardi per il cambio d'uso e il restauro. Ma allora ha davvero ragione Giulio Giustiniani, direttore del Gazzettino quando dice: «Venezia è una cosa troppo importante per lasciarla gestire ai veneziani e alle loro beghe levantine»? La pietrona della discordia sono le chiuse, il Mose, come il profeta, ma senza accento, perché significa modulo sperimentale elettromeccanico, anche se dovrebbe dividere le acque. Gli esperti del Via (commissione Valutativa di Impatto Ambientale) hanno risposto picche, toccherà così al Governo decidere, ma del Governo fa parte Edo Ronchi, ministro dell'Ambiente, e lui è capofila di quelli del partito del no. Osserva Giustiniani: «D'accordo che la decisione ora deve prenderla l'esecutivo assumendosene tutte le responsabilità, ma la pretesa del ministro di rappresentare e vincolare l'intero Governo è assurda. Se il ministero dell'Ambiente tocca agli ambientalisti, non dovrebbe toccare ad un industriale quello dell'industria? Il fatto è che non c'è niente di peggio di un ministero che rifletta una parte e una ideologia». Dunque, che cosa fare con Venezia? «O la salviamo o l'avremo per sempre perduta»; parole e musica di Indro Montanelli. Scritte però nel 1970, mica ieri. C'è da riflettere. All'orizzonte molti pensano di vedere ancora lo spettro del Sessantasei, l'anno della grande alluvione, qui come a Firenze. Quella volta l'acqua alta esagerò: sfiorò i due metri. «Un disastro, ecco quello che fu, però non una tragedia, perché non ci furono morti», ricorda l'architetto Stefano Boato, docente di pianificazione territoriale e già assessore all'Urbanistica, portabandiera dei Verdi lagunari. Ma poi aggiunge: «Oggi non dovrebbe succe¬ dere niente di simile perché, bisogna dire la verità, molto è stato fatto. Ma molto rimane da fare». Lui pure è nel partito del no, ma dice di voler parlare in maniera positiva. Ricorda l'eccezionale lavoro di rinforzo degli argini a mare, la ripascitura degli arenili da Chioggia fino a Jesolo ma poi butta lì, quasi per caso, che «stiamo mangiandoci le basi sommerse della città e delle isolette: ogni anno un milione di metri cubi di vitali sedimenti lagunari vengono asportati dal mare e finiscono lontani dalla costa. Insomma, qui in laguna si sta creando un'immensa voragine». Perché, professore? «Perché nessuno ha mai dato il via al riequilibrio del regime idrico». I fondali sono troppo accentuati alle bocche di porto; il canale dei petroli taglia l'intera laguna aumentando per la sua profondità il flusso delle acque; pesa parecchio la mancata, apertura delle valli da pesca i cui argini im¬ pediscono l'espansione della marea; per anni è mancato il rialzo delle aree pubbliche più depresse. Boato parla degli interventi da fare, del sollevamento di parti della città cominciato da una società controllata al 52% dal Comune: «Telecom, Italgas, Società delle Acque ed Enel, tutti insieme, un fatto unico in Europa, che eviterà di fare ogni volta scavi separati per posare un cavo o una tubatura». Va bene, ma il Mose? Doveva essere l'ultimo problema ed è diventato il primo «perché muove una quantità enorme di denaro». Certo quelli del partito del sì l'hanno presa di peste, e non lo mandano a dire. Tricolore e drappo azzurro dell'Europa unita garriscono a Ca' Farsetti, il Municipio. Il sindaco Massimo Cacciari è nel suo gabinetto, fra un trillo di cellulare e una conferenza stampa su Sarajevo. Ora ripete che: «valuteremo le centinaia di pagine, poi decideremo se la bocciatu¬ ra è giustificata o no». Tuona: «Basta con le chiacchiere. I progetti vanno fatti quando sono utili e buoni. O bisogna farli ugualmente?». Nessun commento, dice l'ing. Febee Setaro, presidente del Magistrato alle Acque, soltanto pareri per tabulas, nero su bianco, inviati al governo. Però aggiunge che: «nel '92 era stato approvato il progetto di massima, due anni dopo l'avevano ritenuto meritevole di divenire esecutivo e nel '95 fu deciso di farlo esaminare da cinque saggi per decidere sulla sua efficacia tecnica. Ma ormai la cosa è politica e non più tecnica». Molti ricordano come la Serenissima sapesse fare le cose bene e in fretta. Era, allora, il Magistrato alle Acque il secondo personaggio della Repubblica, dietro soltanto al Doge. E quando lo presentava ai cittadini, diceva: «Pesatelo, pagatelo e, se sbaglia, impiccatelo». Vincenzo Tessandori Il sindaco Cacciari «I progetti vanno fatti soltanto se sono utili e buoni» «In laguna si stanno creando voragini Divorate le basi sommerse della città»

Persone citate: Boato, Cacciari, Edo Ronchi, Febee Setaro, Giulio Giustiniani, Giustiniani, Indro Montanelli, Labia, Massimo Cacciari, Stefano Boato